2022-02-01
L’ex procuratore Greco fuori dai guai. Ma il Csm «indaga» sui processi Eni
Il pm Fabio De Pasquale (Ansa)
Archiviata l’accusa di omissione d’atti d’ufficio per i verbali di Piero Amara sulla presunta loggia Ungheria La I commissione in trasferta in Lombardia, da Di Matteo domande ai pm sui fascicoli sulla multinazionale.L’ex procuratore capo di Milano Francesco Greco, andato in pensione lo scorso novembre, è stato archiviato dalla accusa di omissione di atti di ufficio. Il provvedimento è stato depositato nel tardo pomeriggio di ieri dal gip di Brescia, Andrea Gaboardi. Greco era stato iscritto sul registro degli indagati per le presunte lentezze investigative collegate alle dichiarazioni dell’avvocato-faccendiere Piero Amara sulla presunta loggia Ungheria. Ma Procura e giudice non hanno riscontrato reati nel suo operato.Nonostante l’archiviazione di Greco la Procura di Milano continua ad essere una polveriera, dopo che il pm Paolo Storari nei mesi scorsi aveva accusato il suo capo, e altri superiori, di «inerzia investigativa» sulle indagini scaturite dalle dichiarazioni di Amara che in sei verbali, stilati tra dicembre 2019 e gennaio 2020, aveva svelato i segreti della presunta organizzazione.Da allora i pm si sono schierati chi da una parte chi dall’altra ed è iniziata una specie di guerra per bande. Per il clima avvelenato che si è creato ieri diversi magistrati meneghini hanno dovuto sfilare davanti alla prima Commissione del Csm, quella che si occupa di incompatibilità ambientale, che ha ascoltato proprio alcuni dei principali protagonisti dei procedimenti Eni e dell’affaire Amara: l’aggiunto Fabio De Pasquale e il sostituto Storari. Entrambi rischiano di essere trasferiti dall’ufficio.I sei membri (presidente Alberto Benedetti, Paola Braggion, Michele Cerabona, Antonino Di Matteo, Elisabetta Chinaglia e Carmelo Celentano), arrivati in Procura alle nove del mattino, hanno discusso in prima battuta con De Pasquale, poi il colloquio con Storari, durati entrambi tre ore. Bocche cucite e clima pesante, tanto che ai giornalisti è stato impedito l’accesso al quarto piano, eppure fonti qualificate della Verità hanno riferito di «colloqui fiume». I consiglieri del Csm hanno ascoltato anche il procuratore facente funzione Riccardo Targetti (il suo incontro è durato poco meno di un’ora), l’aggiunto della Dda Alessandra Dolci (un’ora circa) e il pm Alberto Nobili. All’appello mancano ancora quattro pm anziani di altri dipartimenti che «verranno sentiti da remoto il prossimo 7 febbraio». In quella data le domande dovrebbero riguardare la «serenità ambientale» della Procura.A quanto risulta alla Verità nelle audizioni di De Pasquale e Storari le domande dei commissari e in particolare di Nino Di Matteo hanno avuto come tema la gestione del procedimento Eni Nigeria Opl 245 e del fascicolo gemello sul cosiddetto depistaggio.I consiglieri hanno cercato di capire se, come sostengono alcuni media, l’inchiesta in mano a Storari e all’aggiunto Laura Pedio, ovvero quella sul complotto sia stata utilizzata per «sabotare» il procedimento Opl 245 e per mettere in difficoltà De Pasquale. Un’ipotesi molto mediatica che non trova nessun riscontro negli atti processuali, ma che evidentemente ha attecchito nella testa di qualche consigliere.Tra gli argomenti trattati anche la consegna dei verbali degli interrogatori di Amara da parte di Storari all’ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo. Ricordiamo che il pm milanese ha sempre detto di aver consegnato quei documenti all’ex campione di Mani pulite per «autotutelarsi» dall’inerzia investigativa dei superiori.Per quelle accuse l’ex procuratore Greco è stato sentito in tre occasioni dai membri del Csm. E avrebbe raccontato di essere stato costretto a spostare Storari dal terzo dipartimento, quello guidato da De Pasquale, al secondo.L’estate scorsa il pg della Cassazione Giovanni Salvi aveva chiesto il trasferimento cautelare nei confronti di Storari, istanza bocciata dalla sezione disciplinare del Csm. In quei giorni viene pubblicata pure la lettera aperta a sostegno di Storari, sottoscritta dalla maggioranza dei colleghi del suo stesso ufficio.Dunque l’obiettivo della prima Commissione, con le audizioni di questi giorni, è capire se i contrasti all’interno della Procura si siano appianati o se sia necessario intervenire.Oltre all’aspetto disciplinare e ambientale bisogna ricordare che la guerra tra magistrati milanesi ha innescato anche le iniziative della Procura di Brescia, competente penalmente sui colleghi del capoluogo lombardo. ll prossimo 3 febbraio Storari e Davigo saranno in aula di fronte al gup che dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio che pende nei loro confronti, per l’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio, generata dalla consegna dei verbali di Amara. A seguito delle dichiarazioni di Storari è stata aperta un’inchiesta su De Pasquale e sul pm Sergio Spadaro (ora alla Procura europea), titolari del processo Eni-Nigeria (finito con 15 assoluzioni), accusati di rifiuto d’atti d’ufficio perché non avrebbero messo a disposizione delle difese prove favorevoli agli indagati. Infine l’aggiunto Laura Pedio, titolare del fascicolo sul depistaggio insieme a Storari, è sotto inchiesta per omissione di atti d’ufficio nella vicenda dei verbali di Amara e delle presunte mancate celeri iscrizioni. Anche contro di lei pesano le accuse del collega Storari.
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