2024-10-29
Elezioni contestate in Georgia: i filorussi vincono, Usa e Nato chiedono un’indagine
Bidzina Ivanishvili, leader del partito Sogno georgiano (Ansa)
Il presidente Salomé Zourabichvili e gli osservatori contestano i risultati. Viktor Orbán invece si congratula. Josep Borrell: «Non rappresenta l’Ue».In Georgia la vittoria del partito Sogno georgiano, già al governo, ha suscitato forti contestazioni sia a livello interno che internazionale per il sospetto che il risultato sia frutto di brogli elettorali orchestrati da Mosca. La colpa del Sogno georgiano sarebbe quella di essere un partito filo russo e la vittoria, a discapito dei partiti dell’opposizione filo europeisti, avrebbe il rischio intrinseco di allontanare il Paese dall’orbita Ue. Queste elezioni erano infatti cariche di significato per l’Unione europea, con Ursula von der Leyen che le aveva descritte come «un momento decisivo per il futuro delle relazioni tra l’Unione e la Georgia». Ma i risultati elettorali hanno disatteso le speranze di Bruxelles: il partito Sogno georgiano ha vinto con oltre il 54 per cento dei voti, mentre i quattro partiti dell’opposizione si sarebbero fermati complessivamente al 37,5 per cento. L’esito non è stato solamente contestato dai partiti di opposizione, come il Movimento di unità nazionale e Akhali, secondo cui si tratta rispettivamente di «risultati falsificati» e «colpo di Stato costituzionale», ma ha avuto un effetto domino sollevando contestazioni e dubbi ad ampio raggio. A partire dal presidente georgiano Salomé Zourabichvili, che oltre a non aver riconosciuto il risultato delle elezioni, incoraggiando la popolazione a scendere in piazza a Tbilisi, ha accusato la Russia di aver falsificato le elezioni, aggiungendo che la Georgia sarebbe la preda di «un’operazione speciale russa, una moderna forma di guerra ibrida contro il nostro popolo».Tuttavia, quando le è stato chiesto da Reuters se i suoi commenti fossero un’accusa verso Mosca di aver contribuito a falsificare il risultato elettorale, ha fatto una leggera marcia indietro, spiegando: «No, si tratta di un’accusa sulla metodologia usata, il sostegno probabilmente dei servizi di sicurezza russi sono evidenti in queste elezioni». Poi ha aggiunto che la campagna di propaganda pre elettorale del Sogno georgiano è stata un «diretto duplicato» di quelle che si conducono a Mosca.Dal canto suo, la Russia ha rispedito le accuse al mittente, con il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che, accusando l’Occidente di voler destabilizzare la situazione, ha dichiarato: «Rigettiamo fortemente queste accuse che sono diventate il modus operandi per molti Paesi. Per un nonnulla, accusano subito la Russia di ingerenza». Le accuse sono piombate anche sul primo ministro georgiano, Irakli Kobakhidze, che, parlando di «vittoria impressionante», ha anche rassicurato sulle sorti del Paese sia in tema Ue che nelle relazioni con la Russia. In un’intervista rilasciata alla Bbc, il premier ha confermato che il governo resterà pienamente impegnato nell’integrazione europea essendo «la priorità della politica estera». Kobakhidze avrebbe anche allontanato ogni ipotesi di avvicinamento a Mosca, dichiarando che «la Georgia è l’unico Paese in questa regione che non ha relazioni diplomatiche con la Russia», concludendo: «Non c’è spazio per questi rapporti da quando Mosca ha riconosciuto l’indipendenza di Abkhazia e la cosiddetta Ossezia del Sud». Secondo il premier, uno dei fattori chiave che hanno portato all’elezione del Sogno georgiano, è il timore di una guerra contro la Russia. Ha sottolineato infatti che «se lasciassimo che l’opposizione arrivi al governo, porterebbe il Paese in guerra in una settimana». E mentre il primo ministro ungherese Viktor Orbán si è congratulato con l’omologo georgiano per la vittoria prima di raggiungere Tbilisi, subito l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, si è affrettato a dichiarare che la visita in Georgia del premier ungherese «non rappresenta l’Ue». Bruxelles, insieme alla Nato e agli Stati Uniti, si è mossa immediatamente nel richiedere un’indagine sulle presunte irregolarità elettorali, con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che ha incluso la Georgia nell’ordine del giorno del summit a Budapest. Gli osservatori dell’Osce, della Nato e del Parlamento europeo avrebbero riscontrato delle «pressioni sugli elettori», con la segretezza del voto «potenzialmente compromessa nel 24 per cento delle osservazioni». Le missioni di osservatori hanno però anche riconosciuto che le campagne elettorali sono stante condotte «liberamente» e le operazioni di voto «ben organizzate».Indipendentemente da quello che sarà il risultato delle indagini, è bizzarro che, quando a vincere è il partito accettato dalla comunità internazionale o filo Ue, come nel caso della Moldavia, si celebri il trionfo della democrazia; mentre quando a vincere è un partito non dichiaratamente filo occidentale, allora aleggia subito l’ombra dei brogli ancor prima che siano concluse le dovute verifiche.
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