2022-07-22
Effetti avversi in Germania, boom di richieste di rimborso. E il ministro fa retromarcia
Polemiche dopo i clamorosi dati sui danni post siero forniti dal tedesco. Che ritratta. In Francia cittadini invitati a segnalare le alterazioni del ciclo. Mentre qui l’Aifa latita.Quando si parla di effetti avversi causati dal vaccino contro il Covid, ormai è come assistere a un enorme gioco dell’oca internazionale. Se sbagli una casella, retrocedi di tre passi. O meglio, se sbagli a esprimerti e ti sbilanci un po’ troppo in là, chissà perché, poi a distanza di poche ore tutto viene cancellato, rettificato, modificato. Come se non fosse mai esistito e, soprattutto, come se quell’affermazione fatta in precedenza, così prorompente, sia stata del tutto casuale, una banale svista, forse dovuta all’eccessivo caldo estivo. E così quel velo di omertà che sembrava essere stato strappato in Germania, proprio dalle mani del ministro della Salute, è stato ricucito, piuttosto in fretta e anche un po’ goffamente, perché il web, come ben sappiamo, non dimentica e le tracce rimangono ben in vista.Ieri infatti avevamo scritto proprio di questo tweet del ministero della Salute tedesco in cui c’era un dato molto forte: «Una persona ogni 5.000 dosi è vittima di un grave effetto collaterale dopo essersi vaccinata contro il Covid». Una dichiarazione esplosiva, soprattutto perché fatta dall’ufficio del ministro Karl Lauterbach, stimato medico, epidemiologo e da sempre grande sostenitore di un obbligo vaccinale a tappeto per tutta la popolazione come «unica via affidabile per uscire dalla pandemia», o almeno così diceva a marzo scorso. Il dato messo nero su bianco dal ministero di Berlino sembrava una importante presa di coscienza sugli effetti avversi, prima ignorati dallo stesso Lauterbach. Tra le sue celebri frasi, infatti, ce n’è una che suscitò molte polemiche: «La vaccinazione contro il Coronavirus è priva di effetti collaterali». Il popolo del web non si è fatto scappare l’occasione di mostrare questa contraddizione, sottolineando immediatamente come questa dichiarazione abbia creato un paradosso talmente evidente da innescare un repentino cambio di marcia. Il tweet, quindi, è stato subito rimosso. Al suo posto, poi, se ne sono susseguiti molti altri, proprio perché la toppa deve essere più grande del buco, anche se così lo rende solo più evidente. Prima di tutto, quindi, il ministero della Salute tedesco ha cancellato la frase e si è giustificato scrivendo che «conteneva una formulazione errata». Poi, ha iniziato il cambio di rotta, da «una persona su 5.000 dosi» si è passati a «0,2 segnalazioni di sospette reazioni gravi ogni 1.000 dosi», insomma i numeri sono stati un po’ modificati, ma la proporzione è sempre la stessa e le «persone» sono diventate «segnalazioni», non sia mai che si capisca che ci sono delle vite dietro quei numeri. Ma non è finita qui, evidentemente il ministro della Salute non si sentiva ancora al sicuro ed ecco arrivare un altro tweet per specificare la differenza tra segnalazioni di sospette reazioni avverse e reazioni avverse effettive perché rispetto alle prime «non è stato confermato il nesso di causalità, ma c’è solo un nesso temporale».Lauterbach però, non ancora del tutto soddisfatto, ha deciso di metterci il carico finale con l’ultimo tweet: «Ciò che resta importante: il rischio di un grave effetto collaterale dopo una vaccinazione Covid-19 è molto basso». Così tutto è stato finalmente risolto, peccato però che ormai il movimento di protesta era stato innescato e in Germania pare che siano già partite le prime richieste di risarcimento da parte dei danneggiati, spinti a vaccinarsi rassicurati dalle parole del ministro-epidemiologo che sosteneva che il vaccino non provocasse alcun danno.Proprio come sta succedendo nel Regno Unito, dove da circa un mese stanno iniziando ad arrivare i primi soldi alle vittime del vaccino. Un vero primo passo che in Italia è ancora ben lontano dall’essere compiuto. In Europa, comunque, qualcosa inizia a muoversi. In Francia, ad esempio, in questi giorni la Rete di Farmacovigilanza ha deciso di porre l’attenzione sui disturbi del ciclo mestruale causati dalla puntura contro il Covid. E così ha pubblicato una guida per identificare il disturbo e persino un tutorial differenziato per tipologia di segnalatore (se cittadino od operatore sanitario) in modo da rendere la procedura più agevole e facilmente accessibile. Insomma tra Francia, Regno Unito e Germania, ci sono dei segnali che spingono verso il riconoscimento di quelle patologie che hanno stravolto le vite di chi si è fidato della scienza, quella stessa scienza che poi però li abbandonati, negando gli effetti avversi.E in Italia? Qui sembra che il gioco dell’oca funzioni solo con le caselle per tornare indietro. Purtroppo, invece di fare passi avanti, regrediamo. L’Aifa, che dovrebbe occuparsi della farmacovigilanza, ormai latita da mesi. Pubblica solo una manciata di dati mensili in cui è evidente che qualcosa non torna, a partire dalle segnalazioni dichiarate. Dal primo al 26 giugno l’istituto registra soltanto 19 denunce (6 riguardano il vaccino Pfizer, il più diffuso, 13 Moderna). Eppure in quello stesso periodo sono state inoculate oltre 400.000 dosi. Come è possibile? Come mai nel resto d’Europa la voce dei danneggiati inizia ad essere sempre più forte, e qui, invece, sembra che neanche ci siano, i danneggiati, nonostante la campagna vaccinale sia ancora in corso? Questa tendenza contraria dovrebbe far riflettere ed essere considerata un vero e proprio segnale d’allarme del fatto che forse sia l’Italia, Aifa compresa, a non andare nella giusta direzione.
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