2022-12-09
Effetti avversi, DeSantis sfida Big Pharma
Il governatore della Florida promette che i colossi farmaceutici saranno ritenuti responsabili per i danni causati dai vaccini. Il repubblicano, probabile candidato alle primarie, si prepara anche ad attaccare Donald Trump per la resa sui lockdown voluti da Anthony Fauci.La Florida considererà i produttori dei vaccini «responsabili per queste iniezioni a mRna, perché hanno detto che non ci sarebbero stati effetti collaterali e invece sappiamo che se ne sono verificati molti». Quella di Ron DeSantis, governatore del Sunshine State, è una promessa - o una minaccia, a seconda dei punti di vista - che piccona uno dei pilastri dei contratti, del tutto o in parte segreti, siglati tra i Paesi e le case farmaceutiche: la manleva per le reazioni avverse. Le aziende, anche comprensibilmente, non volevano conseguenze giuridiche per le eventuali controindicazioni dei loro prodotti; risarcire i danneggiati, al limite, sarebbe stato compito delle autorità pubbliche.Ora, l’unico vero vincitore delle elezioni di medio termine, nonché probabile sfidante di Donald Trump per la nomination alle presidenziali 2024, giura che la musica cambierà. Nelle sedi penali e civili, si presume. DeSantis ha sganciato questa bomba nel weekend, durante un evento del Partito repubblicano che si è tenuto nella sua residenza, a Tallahassee, capitale della Florida. «Abbiamo condotto uno studio», ha ricordato l’ex militare, «e abbiamo registrato un incremento dell’86% nei disturbi cardiaci tra le persone di età compresa tra 18 e 39 anni, a causa delle punture a mRna». Si riferiva all’indagine coordinata poco tempo fa dal suo ministro della Sanità, Joseph Ladapo, in seguito alla quale lo Stato aveva deciso di sconsigliare la vaccinazione agli under 40: porgere il braccio per i prossimi booster sarà solo questione di scelte personali. «Faremo qualcosa», ha quindi garantito l’esponente conservatore, «per individuare qualche responsabilità», in merito al fenomeno delle reazioni avverse. È atteso «un qualche annuncio entro le prossime tre-quattro settimane».La mossa di DeSantis ha un chiaro significato politico. Secondo il sito d’informazione Axios, se sfiderà alle primarie Trump, il governatore della Florida, che sarebbe anche pronto ad aprire una propria piattaforma mediatica online, attaccherà la resa dell’ex presidente alla linea di Anthony Fauci & c.: il tycoon, dopo un’iniziale resistenza, in effetti si piegò alla filosofia delle restrizioni e dei lockdown. Il Sunshine State, invece, ha incarnato da subito un sistema alternativo di gestione della pandemia. Per il quale non si può nemmeno parlare di protezione mirata ai fragili, come da suggerimenti della Great Barrington declaration, il manifesto anti serrate firmato da illustri scienziati e ostracizzato dal team di Fauci. La Florida ha cercato il più possibile di mantenere una situazione di normalità: ha evitato chiusure e, salvo rare eccezioni, obblighi di mascherine, adottando un atteggiamento laico sui vaccini. Oggi, osservando i dati, colpisce che il suo tasso di mortalità da Covid sia di poco superiore a quello di New York, dove però i lockdown sono stati severissimi. Tanto da indurre illustri esponenti della sinistra radicale, in teoria favorevoli alle misure anti contagio, ad abbandonare la Grande Mela nelle settimane più deprimenti, per andarsi a scaldare al sole tropicale. È rimasto memorabile il «benvenuto» riservato da DeSantis ad Alexandria Ocasio-Cortez, eroina dei liberal, che l’anno scorso, a cavallo di capodanno, fu immortalata col il fidanzato a godersi la vita a Miami, con un delizioso cocktail in mano, mentre la sua New York era in pieno regime emergenziale. Lei si difese goffamente, alludendo alla «frustrazione sessuale» dei repubblicani, che «non riescono a uscire con me» e si sfogano «sui piedi del mio ragazzo»: l’uomo era stato deriso sui social per il paio di ciabatte stile Birkenstock sfoggiato ai tavolini del bar. Ma l’ipocrisia dei rigoristi era stata ormai smascherata; il modello floridian andava incontro alla consacrazione. Il braccio di ferro che il frontman repubblicano sta conducendo, con l’appoggio del dottor Ladapo, delinea un percorso preciso verso la Casa Bianca. La partita, ovviamente, è apertissima, come dimostra il mezzo flop della destra al medio termine. Le leadership, in questa fase, sono tutte scricchiolanti, a cominciare da quella di Joe Biden, le cui chance di riconferma sono legate anche a chi sarà il suo sfidante: se i repubblicani riproponessero Trump, sarebbe probabile il secondo round della sfida andata in scena nel 2020; se The Donald, messo all’angolo dalle inchieste giudiziarie, venisse detronizzato da DeSantis, i dem guadagnerebbero più appeal schierando un altro governatore della nuova generazione, il californiano Gavin Newsom. California e Florida: sono questi, in fondo, i poli delle dottrine politiche attivate nell’era Covid. Nello Stato della West coast, tempio dei liberal, tuttora si vanno moltiplicando le imposizioni delle mascherina in scuole e atenei. Ed è in corso una battaglia legale sulla legge, firmata da Newsom, che punisce i medici qualora rifiutino di raccomandare il vaccino ai pazienti. Dall’altro lato, il Sunshine State, il cui spirito libertario è uscito indenne dai due anni di pandemia, è il capofila di quell’America che non si rassegna alla deriva dirigista - un eufemismo per non definirla semplicemente «cinese». Non è solo una disputa per il potere. È un bivio culturale attorno al quale si gioca un pezzo di futuro dell’Occidente.
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