2022-01-12
Paolo Gasparini: «È un errore insistere su no vax e bambini»
Il presidente della Società italiana di genetica umana: «Più che incolpare i dubbiosi serve chiarezza sui dati. Visto che nel caos ci stiamo perdendo i guariti, gli ultimi ad aver bisogno di una dose. La priorità è immunizzare gli over 60, non rincorrere i minori».Paolo Gasparini è professore ordinario di genetica medica presso il dipartimento di Scienze mediche, chirurgiche e della salute dell’università di Trieste, ed è presidente eletto (entrerà in carica nei prossimi mesi) della Società italiana di genetica umana (Sigu). Da poco, il 14 dicembre scorso, ha ricevuto un importante riconoscimento alla carriera, il premio Medicina Italia.Professore, lunedì in conferenza stampa Mario Draghi ha addossato la responsabilità dell’attuale situazione ai no vax. Non le sembra un po’ riduttivo?«Sì, credo che sia molto riduttivo. Certo, se ci fosse un po’ più di chiarezza sui numeri magari potremmo farci un’idea più precisa».In che senso?«Bisognerebbe capire che cosa si intende davvero per no vax. L’ho chiesto anche a Donato Greco del Cts: come vengono conteggiati i guariti? Quanti ce ne sono tra i cosiddetti no vax, quanti sono ricoverati e quanti si trovano in terapia intensiva?».E cosa cambia?«Cambia perché non si può negare lo stato immune dei guariti e assimilarli ai no vax. Tra i cosiddetti no vax, per esempio, ci sono anche dei guariti che non vogliono vaccinarsi, anche giustamente».Sull’immunità dei guariti si sentono dire tante cose…«I guariti, in genere, hanno un’immunità naturale che per altro è molto nota in medicina. Questa immunità può durare mesi come anni o decenni. Tant’è che persino la legislazione nazionale ne tiene conto: chi ha avuto malattie per cui è prevista vaccinazione obbligatoria è di solito esonerato dalla vaccinazione».E nel caso del Covid che immunità c’è?«Tante pubblicazioni anche recenti mostrano che i guariti che tornano a infettarsi sono meno del 3 per mille. Ma che questa immunità ci sia lo dimostrano i tassi anticorpali dei guariti, l’immunità cellulo mediata… Se consideriamo come no vax queste persone è chiaro che i numeri si gonfiano».I dati contenuti nell’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità dicono che sul totale dei nuovi infetti le reinfezioni sono il 3%.«Ho visto la tabella e non è chiarissima. In ogni caso può darsi che, su 100 nuovi infetti, 3 abbiano già avuto il Covid. Ma se guardiamo al totale dei guariti, quelli che riprendono la malattia sono meno del 3 per mille. Lo dimostrano numerosi studi a livello internazionale».Dunque un guarito non dovrebbe rischiare ricovero o terapia intensiva?«In teoria no. Ma se guarda anche il foglietto che ha mostrato il ministro Roberto Speranza in conferenza stampa, noterà che i guariti non sono mai citati. Eppure parliamo di 12 o 15 milioni di persone, più i bambini. Ovviamente sono stime fatte da epidemiologi, ma non si tratta di piccoli numeri».Un guarito corre qualche rischio particolare se si vaccina?«Inizialmente si era notato un leggero aumento degli effetti indesiderati sui guariti. Ora effettivamente nuovi studi stanno mostrando che possono esserci reazioni avverse di gravità più elevata in chi ha già avuto la malattia».Quindi chi è guarito non dovrebbe essere vaccinato?«In linea di principio non dovrebbe. Da sempre questa è la regola, come le dicevo è una possibilità contemplata anche dal decreto 73 del 2017 sull’obbligo. È una regola tipica, diciamo. Riguardo al Covid, trattandosi di una cosa nuova, non avevamo certezze riguardo all’immunità. Ci si chiedeva: dura come quella dell’influenza o di più? Ora sappiamo che questa immunità persiste, specie l’immunità cellulo mediata. Del resto, se guardiamo al cugino di questa malattia, il Sars-Cov-1, vediamo che esistono soggetti che sono immuni a decenni di distanza. In ogni caso, non è prioritario vaccinare i guariti».Quale sarebbe dunque l’ordine di priorità?«Dovremmo prima pensare alle persone più a rischio, dai 60/65 anni in su. Se guardiamo i dati sui decessi, ci rendiamo conto che il bacino è lì (età media 80 anni). Guardi, in Italia ci sono circa 150.000 ultra ottantenni non vaccinati. In gran parte non sono stati inoculati perché non ne hanno avuto la possibilità. Sono per lo più anziani con scarsa mobilità o allettati che non possono recarsi all’hub e solo in alcune Regioni, per lo più grazie al volontariato, hanno la possibilità di essere vaccinati a casa. Allora mi chiedo: ma in un contesto di lotta, ha più senso vaccinare i bambini o persone come quelle che ho citato?».Però qui si insiste con la vaccinazione ai bambini.«Appunto. A me l’obbligo per gli over 50 sembra tardivo, e comunque si tratta di una platea molto ampia di persone. Quando avremo finito di vaccinarle può darsi che ci sia già una nuova variante».Tornando ai no vax. Ma è vero che le varianti sono «colpa loro» come sostiene qualcuno?«Detta così non è esatta. Questo virus appartiene a una categoria che tende ad accumulare mutazioni, lo ha fatto da subito. Poi è evidente che dove ci sono gruppi molto ampi di persone non vaccinate - parliamo di decine di milioni di individui - il virus circola e gli è più facile mutare. Infatti dove si sono formate le nuove varianti? In Stati, a basso tasso di vaccinazione, in cui il virus circola di più. Però, appunto, parliamo di milioni e milioni di persone».Parliamo un momento di cure. In Italia i monoclonali non sono ancora molto utilizzati. Dipende forse dal fatto che non riusciamo a sequenziare o genotipizzare il virus?«Sui monoclonali dovrebbe chiedere a chi se ne occupa direttamente. Sul sequenziamento le posso dire che è utile sia a individuare le terapie giuste sia a capire meglio le evoluzioni della malattia. I centri di sequenziamento in mano ai genetisti medici però non sono stati molto coinvolti. Pensi che noi sequenziamo genomi umani che sono infinitamente più complessi di quelli del virus. Ma questo fa parte delle scelte politiche».Ecco, sembra che questo continuo tirare in ballo i no vax serva un po’ per coprire altre carenze derivanti appunto da scelte politiche.«Come le dicevo, parlare genericamente di no vax non è molto utile. A parte i “terrapiattisti” ci sono guariti che non vogliono vaccinarsi. Ci sono persone che hanno fatto la prima dose e non risultano ancora nel computo dei vaccinati. C’è chi ha fatto due dosi ma non vuole farsi la terza. Ci sono gli esonerati. Sarebbe utile avere dati più precisi, ma sembra che non ci siano».In questi giorni si parla molto della pressione sugli ospedali. E anche qui si incolpano i no vax. Però molti fanno notare che ci sono carenze nella medicina territoriale, che non è mai stata sviluppata come promesso. Così come c’è carenza di personale negli ospedali.«Quello che posso dire io è che i medici di medicina generale che sento continuano a ribadire che il loro numero è diminuito. In due anni ci sono stati 6.000 pensionamenti, 3.000 all’anno. E nessuno di loro ha mai riferito di particolari supporti o investimenti. Quanto agli ospedali, colleghi di varie parti d’Italia non riferiscono di investimenti strutturali o di innesti di personale stabile, che ci consenta di reggere anche fra 4 o 5 anni. Ci sono state, certo, assunzioni a termine, ma non so quanti reparti infettivi siano stati effettivamente rafforzati».Un altro tema caldo è quello della scuola. Come ci dobbiamo comportare con gli studenti?«Guardi, con questa variante se i ragazzi non prendono il virus a scuola lo prendono fuori mentre giocano a pallone o in altri contesti. Che vogliamo fare? Li chiudiamo tutti in casa, con tutti i danni che ne conseguiranno, e che sono superiori ai danni che può fare la malattia?».Però ci viene detto che la soluzione è vaccinarli.«Vogliamo decidere che il vaccino è obbligatorio dai 5 anni in su? Va bene. Però dobbiamo avere l’onestà di dire ai genitori che i ragazzi dovranno farsi anche la terza, la quarta e forse perfino una quinta dose. Oppure prendiamo atto che la maggior parte di loro prende il virus e si immunizza, e l’infezione è per lo più asintomatica. Io credo che se segreghiamo i ragazzi facciamo danni superiori a quelli del virus. In ogni caso: è prioritario vaccinare loro o i 150.000 over 80 non vaccinati? La medicina si basa su due concetti: le evidenze e le priorità. Non mi sembra che i ragazzini siano una priorità».