2023-05-29
«È ora di finirla col vittimismo. Pure il Pd ha occupato la tv»
Giampiero Mughini (Massimo Insabato/Archivio Massimo Insabato/Mondadori Portfolio via Getty Images)
Lo scrittore Giampiero Mughini: «Storicamente la destra ha avuto meno possibilità di espressione. Quello contro la Roccella era odio, non certo dissenso. Meloni primadonna, Schlein banale».Giampiero Mughini, giornalista, scrittore e uomo di mondo: dopo Fabio Fazio, anche Lucia Annunziata lascia la Rai, poiché non condivide «nulla dell’attuale governo». Che sta succedendo?«Francamente non ci vedo nulla di eccezionale. Fazio aveva lavorato benissimo alla Rai, adesso si troverà più a suo agio altrove, e continuerà a fare un buon lavoro, peraltro ben pagato».E Annunziata?«Lei dice che si trova in un conflitto frontale con questo governo, e quindi è sacrosanto e legittimo che molli. Noi tutti che facciamo questo mestiere siamo legati a uno spiffero di vento…».Repubblica scrive che Annunziata si sarebbe rifiutata di restare come «prigioniero politico». «Prigioniero politico mi pare eccessivo. Non c’è dubbio che lei, alla guida di una rubrica personale molto orientata com’è la sua, si troverebbe in difficoltà con un apparato filo-governativo che volge in tutt’altra direzione». Non ci sono vittime?«Dio santo, le vittime sono quelle che muoiono sotto le bombe in Ucraina. Uno non può passare per vittima se da un lavoro passa a farne un altro. Non ci sono vittime, può darsi che nell’avvicendamento ci saranno perdite di qualità. Di professionisti quali Fazio e la Annunziata non ce ne sono caterve». Se non ci sono vittime, c’è vittimismo?«Un filo di vittimismo esiste, quando sulla stampa c’è un eccesso di rilievo su fatti del tutto naturali. I lavori nascono e muoiono. Fabio Fazio non va certo a recludersi in qualche scantinato: sbarca su un canale privato per continuare a fare la bella tv che sa fare». Ma il segretario del Pd parla di «occupazione» delle destre…«Mi pare che il Pd abbia ottenuto un bel po’ di posti. E loro che cosa avevano fatto, non avevano “occupato” quando era il loro turno? E poi confesso di non essere ipersensibile a quello che passa alle quattordici o alle diciannove su Rai 1 o su Rai 3. Da anni e anni il mio bene lo suggo da altre cose: dai libri che leggo, dai cinque giornali che compro ogni mattina, dai film che vado a vedere, dalle belle amiche che frequento». E la lottizzazione?«Non esiste una lottizzazione buona e una cattiva. È una pratica che va avanti da mezzo secolo, in ogni dove della Rai. Perché, la Rai 3 dell’ottimo Angelo Guglielmi non era un caso di lottizzazione, dove premiavano quelli che gli andavano a genio? Una volta che mi trovò ospite in un programma, Guglielmi si rivolse così a quelli che ne erano gli autori: “Perché avete invitato quel cretino di Mughini?”». Quindi?«Funziona così da decenni. I partiti, tutti i partiti, quando vincono cercano di fare man bassa, e lo fanno. Semmai io trovo allucinante che un professionista sia caro e dunque fedele all’uno o all’altro partito, e ne diventi una sorta di portavoce o di rappresentante. Lo dice uno che è fuori da tutto, remoto da tutti e se ne strafotte di tutti». Nel mondo culturale è la sinistra che si sente superiore, o la destra che ha un complesso di inferiorità?«La destra in Italia ha avuto meno possibilità di espressione in questo ultimo mezzo secolo, perché su di loro pendeva la condanna per quanto era accaduto nella guerra civile del 1922 e del 1945. Oggi è grottesco usare la partizione fascismo/antifascismo come se fossimo ai tempi dell’assassinio di Giacomo Matteotti o dei fratelli Rosselli. Fatti che hanno più nulla a che vedere con quanto succede in una società postindustriale a democrazia complessa. Oggi accadono tutt’altre cose, non per niente siamo entrati nel terzo millennio. Quanto alla lotta di partiti che ventiquattr’ore al giorno si tirano i calci negli stinchi, ti confesso che me ne strainfischio. Non mi toccano neppure da lontano». Però quando hanno zittito il ministro Roccella al Salone del Libro di Torino, ti sei sentito toccato eccome. «Quella era una questione di buon senso, di civiltà e di lealtà intellettuale. Eugenia Roccella, figlia di uno dei fondatori del partito radicale di cui ero buon amico, scrive un libro sulla storia della sua famiglia, ed ecco che un gruzzolo di invasate si mette a ululare che lei al Salone del Libro di Torino non ci doveva stare. Questa per me è monnezza». Non era contestazione?«La chiami contestazione il non far parlare una che sta presentando un suo libro?». Non era dissenso?«A giudicare dalle loro espressioni e dalle loro parole, non era dissenso bensì odio. E l’odio è una brutta bestia». Eppure in tanti hanno giustificato quella protesta: Elly Schlein ha detto che il governo è insofferente alla protesta. «Non vorrei commentare quelle sue parole, non ci tengo a dir male di chi non è presente». Saviano dice che portare Roccella al Salone del Libro è stata una provocazione.«È una tale scemenza da non meritare alcuna replica. Auguro a Saviano ogni bene, ma questa sua uscita è a dir poco infelice».Certe idee politiche sono considerate retrograde, e dunque non degne di tribuna? «A Torino era in gioco la presenza fisica, sentimentale e intellettuale di una donna che aveva scritto la storia della sua famiglia. È così impervio da capire?». Anche solo sfiorare l’argomento aborto è un tabù?«È un tema delicato, in cui la parola spetta innanzitutto alle donne che lo vivono immediatamente sul loro corpo. Io non amo parlarne, seppure lo abbia vissuto in seconda persona». Trovi differenza tra le femministe di oggi e quelle degli anni Settanta?«Quelle di ieri, Carla Lonzi innanzitutto, hanno mutato una situazione, hanno fatto cultura, hanno riequilibrato da cima a fondo i rapporti diffusi tra i due sessi. Noi tutti siamo figli di quella loro ardua “rivoluzione”. Per quelle che reclamano oggi le “quote rosa” non ho alcun interesse».Anche te sei stato zittito, all’epoca?«Una sola volta, ad un dibattito organizzato dal centro culturale Mondoperaio presieduto dal mio amico Paolo Flores d’Arcais. Il tema era se le donne del terrorismo rosso fossero state meno violente degli uomini. Io, che di quella storia conoscevo tutti i particolari, risposi ovviamente di no. Quando c’era stato da togliere la vita a qualcuno, le donne ci avevano messo lo stesso impegno degli uomini. La sala, che al 95% era fatta di donne, insorse a togliermi la parola. Non una delle quattro donne che sedevano con me sul palco dei relatori, spese una parola in mio favore. Per le une e per altre, conservo immutato il più profondo disprezzo intellettuale».In questo clima, si fa a gara a citare il «fascismo degli antifascisti» di pasoliniana memoria. «Personalmente cerco di rifuggire dall’uso di quell’espressione. Il fascismo è stato una cosa atrocemente seria. L’episodio che ho riferito era solo grottesco». Oggi lo scontro su che linea di frattura viaggia?«Non certo tra fascisti e antifascisti. Semmai tra chi è in grado di evadere le tasse e chi le paga fino all’ultimo centesimo. Se col tuo lavoro guadagni mille euro, una cosa è darne 400 allo Stato, un’altra cosa tenerseli tutti per sé. L’evasione fiscale annua in Italia è calcolata come vicina ai cento miliardi di euro». Giudichiamo le due primedonne della politica, Meloni e Schlein? «Il termine primadonna per adesso si attaglia soltanto alla Meloni, che mi sono trovato innanzi per la prima volta non ricordo più se quindici o vent’anni fa. E già allora era in gambissima. Ho amici di sinistra che hanno votato per lei. Della Schlein politica, per adesso, non so dire nulla se non augurare anche a lei ogni bene. A giudicare da quel poco che dice e da quel tanto che non dice, è ai miei occhi indecifrabile. O peggio, banale». Cioè vorrebbe da lei più azioni e meno parole?«La politica è il terreno delle azioni, quello che Matteo Renzi eccome se sapeva percorrere. Oggi è l’uomo più odiato di Italia. E non so dire perché».Si ostina ancora ad apprezzarlo?«Sì, ho votato per la lista dov’erano riuniti lui e Carlo Calenda. Se continueranno a bisticciare come stanno facendo, la prossima volta non andrò alle urne». Due caratteri difficili?«In politica non ti puoi permettere di far valere al primo posto il tuo “carattere”. Nessuno ha mai parlato del “carattere” di Alcide De Gasperi, dell’uomo che ha guidato la ricostruzione economica e morale del nostro Paese avvalendosi di alleati politici diversissimi da lui». Mughini sogna il grande centro a guida renziana?«Mi auguro un terzo polo con caratteristiche liberali, ma ho poche speranze». Lei ha avuto una gioventù appassionata?«Sì, ma anche la mia vecchiaia è appassionata». Oggi la gioventù in prima pagina è quella dei ragazzi che imbrattano i monumenti.«Ci sono alcuni giovani che imbrattano, ma per fortuna ce ne sono molti, ma molti di più che in questo momento fanno i volontari lungo le strade invase dall’acqua in Emilia Romagna». Dietro il disastro, anche gli ambientalisti irriducibili che hanno bloccato le opere di prevenzione? «Il problema climatico eccome se c’è: ma non va affrontato a furia di banalità. Senza dimenticare che quello che facciamo io e te influirà certamente sui cambiamenti climatici, ma è pochissima cosa rispetto a quello che faranno centinaia di milioni di cinesi e indiani, ai quali non sarà agevole raccomandare di cambiare il frigorifero o la caldaia…».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.