2019-10-04
E ora arrivano le cattofemministe
Il sinodo amazzonico, che potrebbe aprire ai preti sposati, spiana la strada alle donne che chiedono il sacerdozio e ruoli in Curia. Ieri hanno organizzato una manifestazione.La vigilia del sinodo amazzonico suona come una chiamata alle armi di tutte le istanze progressiste che ronzano attorno al mondo cattolico. E non potevano mancare quelle del femminismo radicale: il movimento che sottolinea la sproporzione tra la metà di fedeli di sesso femminile e il 3% con un ruolo di responsabilità nelle gerarchie vaticane. Sproporzione che si amplifica, secondo questa prospettiva, tra i religiosi consacrati: qui l'80% sarebbe di sesso femminile.più poterePer sovvertire tale paradigma, religiose e laiche cattoliche convinte di questa necessità impellente si sono date appuntamento in piazza a centinaia ieri mattina a Roma, per chiedere a papa Francesco di avere voce (e potere) nei ranghi clericali. Non è un caso che abbiano scelto la data del 3 ottobre, essendo appunto la vigilia del sinodo per la regione panamazzonica, in programma in Vaticano da lunedì fino al 27 ottobre, che ha in agenda, fra gli altri, temi come il sacerdozio per gli uomini sposati, ma anche la discussione sull'introduzione dei ministeri femminili nella regione brasiliana. All'assemblea speciale ci saranno 185 padri sinodali, in larga parte vescovi, ma anche semplici preti, e la loro partecipazione sarà a tutto tondo sino al momento delle decisioni importanti. Anche le donne saranno presenti, per il momento in veste di uditrici.Con la manifestazione di ieri, lanciata dall'organizzazione del Liechtenstein Voices of faith e partita dalla biblioteca Vallicelliana, le tante signore, agguerrite, organizzate e progressiste, approfittando dell'apertura del Vaticano al gentil sesso hanno voluto chiedere di più. In realtà però papa Bergoglio già lo scorso anno, con la costituzione apostolica Episcopalis communio, aveva allargato di molto la cerchia dei partecipanti. Se prima al sinodo accedevano, secondo il diritto canonico, solo vescovi eletti dagli episcopati nazionali, soggetti scelti dal Pontefice o designati da norme sinodali e religiosi scelti dai vertici della congregazione, da quel momento è stata ammessa la presenza, secondo l'articolo 2, comma 2, di «alcuni altri, che non siano insigniti del munus episcopale, il ruolo dei quali viene determinato di volta in volta dal Romano pontefice». Il dettato, seppur generico, ha aperto al diritto di voto per «altri» che non siano vescovi, quindi laici e laiche, dunque sembra solo una questione di tempo l'arrivo di ulteriori allargamenti. Il Papa ha specificato di voler aprire i sinodi all'intero popolo di Dio, ma secondo la priora Irene Grassmann del monastero benedettino di Fahr (in Svizzera), che abbiamo incontrato a inizio settimana nella sede della stampa estera, questo popolo non sarebbe ancora sufficientemente democratico. Prima di organizzare la manifestazione romana, la sorella della carità aveva scelto insieme alle sue consorelle di fare un pellegrinaggio, e prima ancora di inviare una serie di lettere in Vaticano. «Ricordo che era il mese di giugno», ha detto durante la conferenza stampa, «e ci risposero sinteticamente che “a luglio il Papa non fa udienze"». E ha aggiunto: «È questa la risposta della Chiesa cattolica alle nostre richieste di uguaglianza?».Secondo il gruppo di attiviste cattoliche, ci sarebbe un problema di disparità di diritti e di ruoli (così come di disparità di trattamento tra uomini e donne), in contraddizione con quanto affermato sia dal magistero della Chiesa (in Gaudium et spes e in Lumen gentium) sia da papa Francesco nella sua Lettera al popolo di Dio. Nel primo documento si parla di «stessa natura» e «medesima origine» di tutti gli esseri umani e di «fondamentale uguaglianza tra tutti». Si condanna ogni forma di discriminazione perché contraria al «disegno di Dio». In Lumen gentium, che è la seconda delle quattro costituzioni dogmatiche del Concilio vaticano II, il concetto è reso in maniera ancora più forte: «Nessuna ineguaglianza… nella Chiesa per riguardo alla stirpe o nazione alla condizione sociale o al sesso». Le donne cattoliche riunitesi ieri a Roma, nonostante a conti fatti il Vaticano con il sinodo per l'Amazzonia abbia aperto la strada a figure femminili fissando in agenda l'apertura di un dibattito che si appresta a diventare globale, hanno comunque storto il naso e chiesto a gran voce, oltre al voto nel sinodo stesso, una svolta in rosa fino all'apice delle gerarchie vaticane e l'accesso alle signore ai ruoli di leadership a tutti i livelli della Chiesa. La campagna delle militanti di Voices of faith, che andrà avanti fino alla fine dell'anno, nel frattempo ha preso dimensioni globali: la piattaforma web e l'hashtag #Overcomingsilence, secondo le stime, dovrebbe, entro il 31 dicembre 2019, toccare quota un milione tra volti e messaggi di adesione raccolti, da portare poi alla Curia romana per battere sull'orologio e pretendere una svolta ancor più concreta rispetto a quanto già stia avvenendo. secolarizzazioneL'obiettivo finale sarà quello di avere sacerdoti donne? Qualcuno nel sinodo sfrutterà anche questi movimenti per suggerire un'agenda in questa direzione? Intanto suore e laiche, giovane e anziane, bianche e nere, puntano a prendersi il 30% dei ruoli decisionali nella Chiesa entro il 2030. Sono in molti a vedere le tracce dell'ennesima battaglia ideologica della sinistra, che parte dall'apertura alle donne per poi tentare di sovvertire l'ordine della Chiesa cattolica in senso troppo secolarizzante.
Abiy Ahmed e Giorgia Meloni (Ansa)
Il presidente e ad di Philip Morris Italia Pasquale Frega a Cernobbio (Ansa)
Il presidente e ad di Philip Morris Italia dal Forum Teha di Cernobbio: «La leva competitiva è cruciale per l'Italia e l'Europa».