2023-02-07
E la sinistra piange sugli stipendi da fame che ha generato quando era al potere
Dalla flessibilità al Jobs act, il partito che ha punito i lavoratori è il Pd. Una forza quasi sempre al governo nell’ultimo decennio.Che a sinistra sul tema del lavoro abbiano poche idee e pure quelle confuse lo so da anni, ovvero da quando mi presi la briga di leggere il programma del Pd in vista delle elezioni. A quei tempi il segretario era Pier Luigi Bersani e durante una tribuna elettorale, gli chiesi a bruciapelo: lei sa quante pagine dedica il suo partito al problema dell’occupazione? Inutile dire che non lo sapeva. Infatti, per evitare di ammettere che non ne aveva la minima idea, l’uomo che diceva di non perdere tempo a pettinare le bambole e nemmeno a smacchiare i giaguari ridacchiò e provò a farfugliare qualche cosa, senza rispondere. In realtà, di pagine non ce n’era nemmeno una, perché il programma liquidava l’argomento in otto righe, zeppe di inutili banalità.Tuttavia, la sinistra è la parte politica che più ha messo mano all’argomento, fin dai tempi del primo governo Prodi. I successori, cioè Massimo D’Alema e Matteo Renzi, hanno fatto il resto, introducendo la flessibilità e, con il Rottamatore, il cosiddetto Jobs act. Dunque, fa un po’ ridere che adesso i compagni si battano contriti il petto dicendo che le modifiche alla legislazione del mercato del lavoro non hanno funzionato, ma hanno prodotto solo categorie di dipendenti sotto pagati. Da Stefano Bonaccini a Pierfrancesco Majorino, il primo candidato alla guida del partito e il secondo a governatore della Lombardia, è tutto un piagnisteo sul latte versato. Dopo che una ragazza, laureata in ingegneria, si è lamentata sui social per la busta paga da fame, il presidente dell’Emilia Romagna e l’aspirante presidente, si sono dichiarati subito solidali con la giovane, e per non essere da meno anche altri dirigenti del Pd hanno seguito a ruota. Certo, in questi giorni tutti sono a caccia di voti e dunque bisogna dirsi disponibili a cambiare. Peccato che i cambiamenti di cui i giovani si lamentano siano opera del partito che ora dà ragione ai ragazzi. Se in Italia le buste paga sono più leggere di una piuma, la colpa è della sinistra, che oltre a essere la madrina di quasi tutti i provvedimenti che ora contesta, è la forza politica che più si è data da fare per aprire agli immigrati, con il risultato che le retribuzioni nei settori meno qualificati sono insidiati dai nuovi arrivati, i quali spesso si dichiarano disponibili a lavorare a qualsiasi condizione, scatenando non solo una concorrenza fra poveri, ma anche una concorrenza al ribasso, nel senso che più cresce la domanda di lavoro e più si abbassa la capacità negoziale del singolo. Cioè, il Pd che oggi per bocca di Bonaccini, Majorino, Misiani eccetera dice che la ragazza di Roma ha ragione e fa bene a lamentarsi per il basso stipendio, poi è lo stesso partito che è alla radice di quel salario minimo. Del resto, è successo in tutta Europa. Se in Germania si va avanti a mini retribuzioni, i tedeschi devono ringraziare l’ex cancelliere Gerhard Schroeder. Fu lui a darci un taglio, introducendo la legge dei mini salari. Dunque, non si capisce perché oggi, ma con almeno 20 anni di ritardo, i dirigenti e onorevoli del Pd dicano che così non va bene e serve la riforma della riforma. Viene spontanea una domanda: ma come, vi siete accorti solo ora di aver creato generazioni di lavoratori mal pagati? Dato che negli ultimi dieci anni, la sinistra è stata al governo per nove, dal 2013 fino al 2018 ha espresso i presidenti del Consiglio (prima Enrico Letta, poi Renzi, quindi Paolo Gentiloni) e dal 2019 fino al 2022 il ministro del Lavoro è stato un suo parlamentare, perché non ha cambiato la legge? Dirò di più: nel passato il ministero dello Sviluppo economico fece addirittura un libretto per spiegare agli investitori stranieri che in Italia la manodopera era pagata meno che altrove, sostenendo che la circostanza avrebbe facilitato le imprese. Venite da noi, era il senso, e risparmierete. E adesso, con dieci anni di ritardo, e un mercato del lavoro dove la concorrenza è garantita da salari bassi (perché le tasse nessuno le ha abbassate), che fanno i compagni? Piangono lacrime di coccodrillo. Rispetto a loro tocca rivalutare Renzi, che almeno non finge di essersi pentito per raggranellare quattro voti. Invece di discutere di lavoro povero, preferisce fare il consulente per Paesi ricchi. Sarà antipatico, ma almeno non è ipocrita.
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Ll’Assemblea nazionale francese (Ansa)