2024-08-02
Dopo tre mesi Toti è libero e attacca: «Atti leciti trattati come dei crimini»
L’ex governatore della Liguria è stato scarcerato e ha già incontrato il suoi fedelissimi in vista delle Regionali. Aldo Spinelli resta ai domiciliari, inutile lo scudo della nomina di Ermini al vertice della sua holding.Tutto come da copione: alle dimissioni è seguito l’annullamento della misura cautelare. E, così, dopo 86 giorni di arresti domiciliari nella sua villa di Ameglia, Giovanni Toti, governatore dimissionario della Regione Liguria, è di nuovo un uomo libero. Ma, con la solita durezza, il gip Paola Faggioni annota nel provvedimento giudiziario che «permangono i gravi indizi di colpevolezza. E le esigenze cautelari le ritiene «sensibilmente affievolite». Ma non del tutto sparite. Il Riesame aveva escluso il pericolo di inquinamento probatorio (e questo lo riconosce anche il gip), con le dimissioni non può più reiterare, la fuga è esclusa. E sono pure state chiuse le indagini, con i pm che hanno avanzato già la richiesta di rito immediato. Il gip però continua a tenere il politico sulla graticola. Toti è accusato di aver commesso reati in connessione con il suo ruolo politico, ha sempre sostenuto la propria innocenza, dichiarando che i finanziamenti ricevuti erano del tutto legali e trasparenti, finalizzati al bene della Liguria e alla crescita delle imprese locali. La sua linea di difesa è chiara: ogni atto compiuto durante il suo mandato era mirato a promuovere lo sviluppo economico e sociale della regione, senza alcun intento criminoso. E ieri, appena ha messo piede fuori dalla porta, lo ha ribadito: «Non ci opporremo a un processo rapido e veloce, perché siamo convinti di poter spiegare tutto. Mai come in questa occasione i problemi della politica e della giustizia si sono intersecati, e mi auguro che alla politica sia molto chiaro. Ci sono atti legittimi e finanziamenti legittimi che però secondo la procura comportano un disegno criminoso. Questo è un qualcosa che mette in discussione l’autonomia della politica e su questo la politica dovrà interrogarsi». Parole che marcano con precisione un campo che Toti sembra non voler lasciare. E all’orizzonte ci sono un processo e una campagna elettorale da gestire contemporaneamente. Infatti anche il suo difensore, l’avvocato Stefano Savi, dopo aver spiegato che «non ha alcun vincolo e riprenderà la sua vita da uomo libero», ha aggiunto: «Come tale potrà far tutto quello che fa un libero cittadino, anche politica». Toti, insomma, non lascia la scena. Già ieri ha incontrato un suo fedelissimo, Giacomo Giampedrone, assessore alla Protezione civile, che subito ha commentato: «Oggi è bello incontrare Toti per riabbracciarlo da uomo libero, ma è anche un giorno di lavoro e so già che la sua agenda politica e personale da domani sarà fittissima». Con Giampedrone c’era anche l’ex portavoce Jessica Nicolini. È stata lei a postare il primo selfie con Toti, accompagnato da due parole: «Welcome back». Mentre il telefono non ha smesso di squillare per tutta la giornata. L’ex governatore, si apprende dai suoi collaboratori, ha tenuto lunghe conversazioni anche con i ministri Matteo Salvini e Guido Crosetto. Già da domani pomeriggio riprenderà la sua attività: a Genova nel primo pomeriggio è previsto un incontro con gli esponenti della sua lista all’Nh Hotel, al Porto Antico. Resta invece ai domiciliari l’imprenditore portuale Aldo Spinelli. Nonostante lo scudo di David Ermini, già vice del presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Consiglio superiore della magistratura, piazzato alla presidenza del Consiglio di amministrazione della Spininvest, i pubblici ministeri Federico Manotti e Luca Monteverde hanno espresso parere contrario alla sua scarcerazione. I legali dello sciù Aldo hanno quindi deciso di ritirare la loro istanza di revoca della misura cautelare. Ora i due difensori di Spinelli, gli avvocati Sandro Vaccaro e Andrea Vernazza, stanno valutando se far cedere tutte le quote societarie dello sciù Aldo al figlio Roberto (anche lui indagato ma sottoposto a interdittiva). L’ultima mossa utile per poter far venire meno le esigenze cautelari. Nel frattempo, nella campagna acquisti della holding di Spinelli c’è entrata pure, come consulente, un magistrato donna che ha sviluppato la sua carriera tra una Procura pugliese e la Cassazione e il cui nome sarebbe stato suggerito proprio da Ermini. Si occuperà del cosiddetto modello organizzativo 231, quello collegato al decreto legislativo 231/2001 con cui è stata introdotta nell’ordinamento Italiano la responsabilità degli enti. Dopo l’ultima ordinanza del Tribunale del Riesame che ha respinto la revoca degli arresti domiciliari perché Spinelli, da socio del gruppo, avrebbe potuto reiterare i reati, le holding sono state riempite di figure di garanzia. Per ora però l’obiettivo di convincere Procura e Tribunale che non sarebbe più possibile commettere illeciti non è stato centrato. Resta critica la situazione nel centrosinistra, che fino all’altro giorno in piazza pretendeva le dimissioni di Toti e che si è ritrovato di colpo Ermini, che era esponente di punta della segreteria di Elly Schlein, alla guida dell’azienda di Spinelli. All’aut aut di Andrea Orlando, candidato governatore in Liguria, Ermini ha preferito la Spininvest al Partito democratico. E ieri il deputato di Azione Enrico Costa non si è fatto scappare l’occasione per evidenziare: «Toti libero solo perché si è dimesso, l’ex vicepresidente del Csm, Pd, a capo della società di colui che è accusato di averlo corrotto e l’ex ministro della Giustizia Pd (Andrea Orlando, ndr) incoronato nella piazza forcaiola che ha intimato a Toti di dimettersi. Più rito immediato di così...». È l’abbraccio mortale tra politica e giustizia in Liguria.