2019-04-22
Dopo Slovenia e Guatemala, un comico vince le elezioni in Ucraina (ma senza seggi in Parlamento)
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Volodymyr Zelensky è il nuovo presidente dell'Ucraina: con oltre il 70% dei voti, si è aggiudicato il ballottaggio di ieri contro lo sfidante Petro Poroshenko. Già vincitore al primo turno dello scorso marzo, l'attore e comico ha di fatto confermato le previsioni dei sondaggi, che – nelle ultime settimane – lo davano nettamente in vantaggio sul rivale. «Posso dire a tutti i Paesi dello spazio post-sovietico, come cittadino ucraino: guardateci, tutto è possibile», queste le parole di Zelensky subito dopo la vittoria.Zelensky non è il primo. Solo per citarne alcuni, Marjan Sarec,un satirico, è stato eletto primo ministro sloveno lo scorso agosto. Jimmy Morales, in precedenza attore comico, è il presidente del Guatemala. Altri hanno svolto importanti ruoli politici nazionali. Jon Gnarr, un comico islandese, è stato il sindaco di Reykjavik fino al 2014…Ma la vicenda dell'Ucraina è molto complessa. Sceso in campo lo scorso dicembre, il popolarissimo attore ha portato avanti una campagna elettorale basata su un programma particolarmente trasversale, con l'evidente obiettivo di conquistare il sostegno di differenti fasce elettorali. Il tutto, sfruttando il malcontento crescente verso la presidenza di Poroshenko che – in carica dal 2014 – non è riuscito ad arginare efficacemente la corruzione dilagante né a risolvere in qualche modo la spinosa questione del conflitto in Donbass. E' proprio facendo leva su queste problematiche che Zelensky è riuscito a conseguire la vittoria, sfondando in quasi tutte le province.In politica interna, ha proposto una riforma del sistema giudiziario, mentre in materia fiscale si è detto favorevole a una flat tax sulle imprese. Sul fronte internazionale, non ha invece avanzato delle idee troppo chiare: soprattutto in riferimento alle relazioni con la Russia. Se da una parte ha dichiarato di auspicare un ingresso dell'Ucraina nell'Unione europea e nella Nato tramite referendum popolari, dall'altra ha comunque detto di voler risolvere la crisi in Crimea attraverso un accordo con Vladimir Putin. E – nonostante nel corso di un'intervista pochi giorni fa abbia definito il presidente russo «un nemico» – la sua ambiguità sulla questione resta intatta. Anche perché è abbastanza probabile che le fasce elettorali maggiormente filorusse abbiano alla fine votato per lui, pur di ostacolare una figura ostile al Cremlino come quella di Poroshenko. Del resto, Mosca non ha nascosto una certa soddisfazione alla notizia della vittoria dell'attore.Tutta questa ambivalenza ha comunque attirato non poche critiche nei mesi a Zelensky. Si va infatti da chi lo considera un inesperto a chi un populista. Secondo alcuni – soprattutto tra i circoli altolocati di Washington – sarebbe una marionetta nelle mani della Russia, altri ne evidenziano invece gli strettissimi legami con l'oligarca Igor Kolomoisky (guarda caso un aspro avversario di Poroshenko). Insomma, il vincitore resta per adesso un'incognita. E bisognerà capire in che modo vorrà muoversi nei prossimi cinque anni. D'altronde, non è soltanto una questione di capacità politiche. Ma anche – e forse soprattutto – di rapporti con la Verchovna Rada (il Parlamento monocamerale ucraino): attualmente la formazione del presidente uscente, Solidarietà, detiene la maggioranza relativa (con circa un terzo dei seggi), mentre il movimento di Zelensky, Servitore del Popolo, non dispone ancora di rappresentanza parlamentare. Un elemento che si rivelerà prevedibilmente un ostacolo impegnativo per il nuovo capo di Stato. Almeno fino alle elezioni del prossimo ottobre, quando la situazione potrebbe mutare drasticamente.Ciò detto, resta comunque il nodo della linea politica. In ambito interno, la situazione economica è fortemente peggiorata nel corso degli ultimi anni: dopo il 2014, il Pil ha subìto un brusco calo, cui si è legato un considerevole incremento del prezzo del gas. In tutto questo, il principale sostenitore finanziario del Paese risulta il Fondo Monetario Internazionale che pretende tuttavia riforme particolarmente radicali: riforme che non è detto Zelensky abbia la forza (e la volontà) di imporre. Anche alla luce di tale quadro economico, si dovrà vedere adesso se il neo presidente sceglierà di seguire la postura antirussa del suo predecessore o se – come sembrerebbe – adotterà un approccio più morbido verso il Cremlino. Non dimentichiamo che, nel 2013, Putin offrì a Kiev di acquistare quindici miliardi di bond ucraini e di ridurre il prezzo del gas, purché il Paese rifiutasse di vincolarsi all'Unione europea. Non è quindi da escludere che la Russia possa tentare nel prossimo futuro un nuovo aggancio sul fronte economico. E comunque le ripercussioni geopolitiche di un eventuale avvicinamento a Mosca potrebbero rivelarsi tutt'altro che indifferenti. L'Ucraina rappresenta infatti un crocevia fondamentale nei rapporti tra la Russia e l'Occidente. Ragion per cui, qualora Kiev inaugurasse una fase di distensione con Mosca, non è escludibile un rasserenamento nel dialogo non solo tra la Russia e l'Unione europea ma anche tra Vladimir Putin e il presidente americano, Donald Trump. media1.giphy.com
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