2022-01-19
Dopo i locali arriva la mazzata pure ai negozi
Mentre da più parti viene sottolineata la necessità di convivere col virus, le restrizioni aumentano. Pochissimi infatti gli esercizi a cui si potrà accedere senza vaccino o test negativo. Un salasso per i cittadini e l’ennesima perdita di clientela per gli esercenti.Tra le proverbiali «dichiarazioni invecchiate male» merita un posto d’onore questa solenne promessa lasciata a verbale da Mario Draghi nel suo discorso programmatico alle Camere del 17 febbraio 2021: «Ci impegniamo a informare i cittadini con sufficiente anticipo, per quanto compatibile con la rapida evoluzione della pandemia, di ogni cambiamento nelle regole».Ancora una volta, invece, ci ritroveremo precipitati nell’incertezza fino all’ultimo momento, e ancora non sappiamo quale sia la lista (c’è da temere, assai corta) dei negozi che saranno esentati dall’uso del green pass. «La lista è quasi pronta», ha detto ieri a Radio Rai il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, che poi ha aggiunto: «La lista verrà non solo resa nota, ma sarà spiegata la bontà di quello che stiamo facendo, per convincere le persone ancora indecise a vaccinarsi». Ancora pedagogia, ancora un uso ortopedico-rieducativo delle norme, con i cittadini trattati dallo stato più o meno come scolaretti da mettere in riga.Sta di fatto che, dopo un altro giorno di attesa, il relativo dpcm potrebbe essere firmato oggi dal premier, al termine di una faticosa trattativa tra il titolare dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti e quello della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, il cui esito pare il seguente: niente pass per negozi di alimentari, supermercati e mercati all’aperto, farmacie, parafarmacie, ottici, edicole, benzinai e rivendite di combustibili per la casa (legna, pellet, ecc), negozi di articoli per animali. Insomma, senza lasciapassare ci si potrà a mala pena (bontà governativa…) sfamare, curare, riscaldare, e preparare la pappa per cane e gatto di casa. Stop. Servirà invece almeno il green pass cosiddetto «base» per entrare negli altri negozi, incluse le librerie e i tabaccai. La logica appare francamente perversa: non serve il pass per acquistare un giornale, ma è indispensabile per comprare un libro (altre buone notizie per Amazon, insomma, alla faccia dei piccoli esercizi e della retorica sui «negozi di prossimità»). Così come i tabaccai sono rientrati nella regolamentazione più rigida perché gli articoli presenti in quegli esercizi non sarebbero «essenziali per la cura della persona», nonostante proprio dal tabaccaio si possano pagare numerose utenze. Puro arbitrio burocratico: roba che avrebbe appassionato i funzionari comunisti di Berlino Est.E così, mentre tutto il mondo alleggerisce le regole, l’Italia le appesantisce, rendendole ancora più barocche. Il tutto (paradosso ulteriore) mentre membri del governo, consulenti dell’esecutivo e presidenti di regione intasano i talk-show chiedendo di voltar pagina e cambiare paradigma: dicono una cosa e fanno esattamente il contrario. Il risultato è una situazione letteralmente surreale, con una regolamentazione che appare ben più restrittiva di quella che consentiva di tenere aperti una serie di attività in zona rossa. Tutto ciò dovrebbe scattare dal 1° febbraio. E così a rimetterci - un’altra volta - saranno sia i cittadini comuni sia gli esercenti. I primi vedranno lesa la loro libertà personale ed economica, e saranno costretti a vaccinarsi o almeno a tamponarsi per effettuare la stragrande maggioranza degli acquisti (pure per comprarsi un paio di mutande o una camicia). I secondi, già sfiancati da questa ulteriore ondata di lockdown di fatto, vedranno ulteriormente ridotta la loro clientela potenziale. Il risultato finale è quello che tutti abbiamo sotto gli occhi: una sorta di «coprifuoco senza coprifuoco», di città precipitate verso una situazione socialmente ed economicamente spettrale.Resta anche un aspetto teorico, non meno sconcertante. In generale, che modello di società ha in mente chi intende regolare perfino l’accesso ad un negozio? A quale livello di controllo delle vite dei cittadini si pensa di poter puntare? È perfino tragicomico che gli italiani siano costretti ad attendere quello che l’ultimo decreto legge ha definito «un atto secondario» (cioè il dpcm che Draghi si accinge a firmare) per sapere - appunto - dove il green pass non sarà richiesto. Siamo davanti a una sorta di disturbo ossessivo-compulsivo, a una pura mania iper-regolamentatoria (che, sia chiaro per doverosa onestà intellettuale, non riguarda solo l’attuale governo, ma praticamente tutti gli esecutivi italiani da decenni): moltiplicare le norme con l’effetto oggettivo di rendere la vita impossibile al cittadino-contribuente. Per la nostra classe politica e burocratica (con rare e meritorie eccezioni), l’ipotesi che qualcosa resti «non regolato», e dunque semplicemente «libero», pare impensabile. «Non regolato», per le burocrazie della normazione ossessiva, significa «illegale». Sta qui il cuore del problema. E non è più (solo) questione di Covid e di mere scelte sanitarie, ma di visione della vita e della società.
Eugenia Roccella (Getty Images)
Carlotta Vagnoli (Getty Images)