2020-09-25
Il Pd ci consegna agli immigrati
Già si cominciano a vedere gli effetti del voto di domenica, che a differenza di quanto hanno sostenuto in tanti, nella maggioranza e anche all'opposizione, aveva e ha una valenza nazionale. Perché se è vero che in campo c'erano il governo della Toscana e quello della Puglia, per rimanere alle due sfide più difficili, è altrettanto vero che l'esito di un risultato negativo si sarebbe ribaltato, nel caso del Pd, su Nicola Zingaretti, e con tutta probabilità pure sul governo. Così come le percentuali da débâcle ottenute dai 5 stelle stanno facendo deflagrare il Movimento nonostante il successo del referendum sul taglio dei parlamentari. Tuttavia, così come la sconfitta avrebbe provocato un terremoto, la tenuta di Zingaretti e compagni sta autorizzando il Partito democratico a battere cassa e a chiedere che Giuseppe Conte faccia ciò che, prima delle elezioni, si era impegnato a fare e solo per convenienza politica aveva deciso di rinviare a dopo il 21 settembre. Di che parliamo? Ma ovvio, dei decreti Sicurezza, ovvero delle norme introdotte da Matteo Salvini quando era ministro dell'Interno. Ricordate? Contro tutto l'establishment favorevole all'accoglienza (per motivi di denari, ovvio, mica umanitari), il capo della Lega impose un giro di vite per far fronte agli sbarchi e il risultato fu un'immediata riduzione degli arrivi. A dire il vero, Salvini per questo si è beccato anche un paio di denunce per sequestro di persona: trattenere in mare, a bordo di una bagnarola delle Ong, alcune decine di migranti per una settimana a quanto pare configura il reato di rapimento. Scappa da ridere, lo so, e infatti al procuratore capo di Viterbo, che chattava con Luca Palamara quando era alla guida di una corrente della magistratura, fuggirono alcune esclamazioni di disapprovazione. Però non è questo il punto: la questione è che a prezzo di alcune denunce, una delle quali sfocerà nei prossimi giorni in un processo a Catania, l'ex ministro dell'Interno ottenne una riduzione degli sbarchi e anche la fine della spola fra Libia e Italia delle navi delle Organizzazioni non governative, che vicine alle coste africane andavano a raccogliere immigrati portandoli sempre e comunque nei nostri porti. Già da mesi le direttive che avevano consentito di respingere alcune imbarcazioni, cercando di dirottarle altrove, erano di fatto sospese, perché il nuovo governo aveva scelto di disapplicare i cosiddetti decreti sicurezza, autorizzando gli sbarchi e - in periodo di Covid - mettendo a disposizione anche traghetti per la quarantena. Ora però il Pd reclama a gran voce l'abolizione delle norme, per consentire più agevolmente alle Ong di portarci altri migranti. Non solo: sempre il Partito democratico, rispolvera un suo vecchio cavallo di battaglia, cioè lo ius soli e lo ius culturae, per rendere più agevole la trasformazione degli stranieri in italiani. Di mezzo ci sono alcune centinaia di migliaia di voti, che i nuovi venuti potrebbero concorrere a portare in futuro, qualora avessero diritto di partecipare alle elezioni. In pratica, il Pd risfodera il proprio armamentario ideologico, forte delle vittorie conseguite in Toscana e in Puglia e dei rovesci che invece hanno riguardato i 5 stelle. Già, perché le due cose vanno di pari passo. Se fino a ieri Zingaretti e compagni se ne stavano tranquilli e trangugiavano ogni boccone indigesto pur di tenere in piedi il governo, adesso che l'esecutivo non può cadere, perché i grillini sono al minimo storico e le elezioni non si possono fare in quanto non esiste una legge elettorale che tenga conto del taglio dei parlamentari, passano all'incasso. Peraltro, il Pd può contare anche su alcune quinte colonne dentro il Movimento, perché alcuni si sentono più vicini a Zinga che a Giggino Di Maio. E non si tratta solo di una visione di governo, ma anche di una proiezione del futuro. Passare da poco meno di mille parlamentari a 600, significa che al prossimo giro in molti dovranno cambiare aria e, soprattutto, cercarsi un lavoro. Se a questo si aggiunge che oggi i pentastellati hanno la metà dei consensi che avevano nel 2018, vuol dire che se va bene, alle elezioni del 2023 tornerà in Parlamento solo un terzo degli attuali onorevoli. Sì, non proprio una bella prospettiva. Dunque, meglio trangugiare amaro e smontare ciò che si era montato un anno prima. La cosa buffa è che il Conte due deve cancellare ciò che ha fatto il Conte uno. Da presidente del Consiglio orgogliosamente populista a presidente del Consiglio vergognosamente antipopulista. Cosa non si fa per restare a galla, pure aprire i porti dopo averli chiusi.
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
La nuova serie The Iris Affair, in onda su Sky Atlantic, intreccia azione e riflessione sul potere dell’Intelligenza Artificiale. Niamh Algar interpreta Iris Nixon, una programmatrice in fuga dopo aver scoperto i pericoli nascosti del suo stesso lavoro.