Il caos dell'Opec e l'emergenza coronavirus hanno riportato il greggio ai tempi della guerra del Golfo. Ma non tutto il settore è stato affossato dal tonfo del 30%. Ecco i fondi che permettono di limitare le perdite.
Il caos dell'Opec e l'emergenza coronavirus hanno riportato il greggio ai tempi della guerra del Golfo. Ma non tutto il settore è stato affossato dal tonfo del 30%. Ecco i fondi che permettono di limitare le perdite.Comprare un titolo il cui valore sta crollando è di certo rischioso, ma non per forza una mossa azzardata quando si parla di investimenti. Certo, nel caso del petrolio, il tonfo del 30% di questa settimana è stato di portata storica (un crollo di queste dimensioni non si vedeva dai tempi della guerra del Golfo), ma questo può spingere gli investitori più smaliziati a comprare alcuni prodotti di investimento nella speranza che il loro valore torni a salire. «Questo fine settimana abbiamo assistito invece al crollo del prezzo del petrolio con il frantumarsi dell'Opec versione plus e il duro scontro fra Arabia Saudita e Russia», spiega Salvatore Gaziano, direttore investimenti di Soldiexpert. «Già l'impatto del coronavirus aveva fatto scendere i prezzi del petrolio nelle scorse settimane per effetto del calo della domanda e che aveva fatto saltare l'accordo di tenere il prezzo intorno ai 60 dollari al barile negoziato fra questi due Paesi», spiega l'esperto.«Se non si va verso una ricomposizione dello “strappo" e se non si allontana lo spettro di una nuova recessione globale con conseguenze molti forti, saranno guai per molte società del settore petrolifero ma anche per intere nazioni che dell'oro nero sono fortemente dipendenti. Paesi come l'Iran, Oman e tutto il Golfo Persico e in parte minore la Russia», continua. Si tratta di «un vero fiammifero nella polveriera per un settore che come mostrano le quotazioni fatica a stare al passo al mercato per ragioni di “sostenibilità" (alcuni gestori d'investimento per strategie Esg hanno iniziato a liquidare società legate al settore dei combustibili fossili) e di minore forza e appeal di questo settore». Si tratta di un settore, dunque, dove bisogna investire «con i piedi di piombo» e dove è sempre consigliato il ricorso a un consulente finanziario. Anche perché si tratta di azioni che, in alcuni casi, offrono cedole piuttosto succulente (come ad esempio nel caso di Eni). Attenzione, insomma, non basta selezionare titoli con dividendi elevati per investire con successo e quello che sembra «buon senso» può essere un autogol in mercati finanziari che offrono rischi e opportunità e dove i vincitori e i vinti si possono alternare con velocità sempre più maggiore rispetto al passato. Detto questo ci sono prodotti che aiutano a limitare la volatilità e che molto probabilmente torneranno a salire. È il caso dell'Amundi Is Msci World energy Ucits Etf che ha perso gran parte del suo terreno nel 2020 e il Lyxor Msci World energy Tr Ucits Etf, il cui andamento in termini di rendimento è simile.Dando uno sguardo ai singoli titoli che operano nel mondo del petrolio e del gas, appare chiaro che vi siano azioni che hanno resistito meglio di altre. Il titolo Bp, ad esempio, dopo tre anni offre ancora un rendimento positivo (sebbene solo del 2%). Quello del colosso Chevron ha ceduto solo il 9,21% in tre anni e lo stesso vale per Royal dutch shell, che ha perso il 12,65%. Si tratta di valori ancora interessanti in un settore dove cedere il 30% è ora la norma.
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Volodomyr Zelensky e Kyriakos Mitsotakis (Ansa)
Prima è stato in Grecia, oggi va a Parigi e domani in Spagna: il presidente ucraino ha la faccia tosta di pretendere gas, fondi e aerei dopo che i suoi hanno sperperato svariati miliardi per farsi i water d’oro.
Non indossa il saio del pentimento anche se assomiglia sempre più a Fra Galdino impegnato in una questua perenne. È Volodymyr Zelensky che ieri è andato in Grecia, oggi sarà a Parigi e domani in Spagna a chiedere soldi, energia e armi. Come il frate cercatore del Manzoni dice: noi siam come il mare che riceve acqua da tutte le parti e la torna a distribuire ai fiumi. Solo che i suoi fiumi sono gli oligarchi e gli amici dello stesso Zelensky, che si sono spartiti tangenti miliardarie mentre gli ucraini continuano a morire di guerra e di freddo. Lo scandalo sulla corruzione – che l’Europa conosceva dal 2021 attraverso una denuncia della sua Corte dei conti, ma che Ursula von der Leyen ha scelto di ignorare – non si placa e il presidente ucraino, mentre va in giro a fare la questua, ha annunciato profonde modifiche negli assetti istituzionali a cominciare da un radicale cambiamento della e nella Commissione per l’energia e ai vertici delle aziende di Stato, che ha chiesto al governo di presentare con urgenza alla Verkovna Rada, il Parlamento.
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Una tassa su chi non vota. L’idea l’ha lanciata il direttore della Stampa, Andrea Malaguti, per arrestare il calo della partecipazione popolare alle elezioni, sintomo - a suo dire - del declino della democrazia.
L’articolo 48 della Costituzione dice che votare è un dovere civico, cioè una specie di impegno morale, ma non un obbligo. Per l’illustre collega, invece, si dovrebbe essere costretti a partecipare alle elezioni. «Si va», ha spiegato, «con la forza». Non mi è chiaro se Malaguti preveda l’intervento dei carabinieri o, visto che «chi non va alle urne fa un danno alla collettività», quello degli esattori del fisco, per monetizzare il diritto a non esercitare un diritto (di voto). Quali che siano le procedure che il collega intende adottare per risolvere i problemi della crisi della democrazia, segnalo che il fenomeno dell’astensionismo riguarda ogni Paese occidentale.
Ansa
A San Siro gli azzurri chiudono in vantaggio i primi 45 minuti con Pio Esposito, ma crollano nella ripresa sotto i colpi di Haaland (doppietta), Nusa e Strand Larsen. Finisce 1-4: il peggior - e più preoccupante - biglietto da visita in vista dei playoff di marzo. Gattuso: «Chiedo scusa ai tifosi». Giovedì il sorteggio a Zurigo.






