2022-03-10
Dopo il Covid, la mazzata ucraina. Logistica e shipping già in ginocchio
Una nave container ferma a Hong Kong per la pandemia (Ansa)
Alla tre giorni di conferenze di Assolombarda gli operatori del settore lanciano l’allarme.Quanto durerà? È il più grande interrogativo per gli operatori della logistica e dello shipping che partecipano alla sesta edizione dello Shipping forwarding&logistics meet industry, la tre giorni di conferenze iniziata ieri nella sede di Assolombarda a Milano. Gli operatori della logistica e dello shipping, trasportatori, spedizionieri e armatori, stanno ancora facendo i conti con il «long Covid» economico cui si aggiunge adesso l’effetto boomerang delle sanzioni contro la Russia. A determinare le strategie, e in alcuni casi anche la sopravvivenza delle aziende, è la politica estera. In un’economia diventata ormai di guerra. La situazione era già estremamente complicata prima dell’invasione dell’Ucraina a causa degli effetti della pandemia: nel 2019 muovere un container di 40 piedi per nave costava in media 1.421 dollari, nel 2021 il conto è schizzato a 7.556 dollari. I tempi di transito dalla Cina agli Usa di una spedizione navale nel 2019 era di 39 giorni, nel 2021 di 68. Quante navi cargo arrivavano nei porti di destinazione in orario nel 2019? Il 78%. Due anni dopo, solo il 36%. A preoccupare è arrivata poi l’inflazione schizzata a livelli che, come ha ricordato Gian Paolo Oneto, direttore centrale per gli Studi e la valorizzazione delle statistiche economiche dell’Istat, non incorporano ancora lo shock della guerra in Ucraina e gli effetti delle sanzioni. Altrettanta preoccupazione solleva la mole del lavoro normativo, ricordata da diversi relatori. La riforma del codice degli appalti sta facendo il suo percorso parlamentare, ma non potrà avere effetti prima dell’anno prossimo e intanto il rischio è, come ha fatto notare Piero Petrucco, vicepresidente di Ance, di non riuscire a completare le opere per esaurimento dei fondi.Di certo, la regionalizzazione dell’economia globale e l’accorciamento delle catene logistiche, impongono una riprogettazione delle catene, partendo dalla collocazione degli stabilimenti produttivi. Il cosiddetto reshoring, ovvero la decisione delle aziende di riportare la produzione nel Paese d’origine, innescato dalla guerra sta mettendo a rischio, per esempio, le forniture di cablaggi elettrici. Molte aziende per i cavi (usati anche nell’automotive) erano quasi totalmente dipendenti dall’Ucraina, e ora si ritrovano con scorte sufficienti solo per trenta giorni. Nel frattempo, anche altri settori sono costretti a rivedere l’organizzazione del lavoro e in molti casi a fermare gli impianti. Non solo le acciaierie e le fonderie, industrie energivore già messe a dura prova dal caro bollette e ora dai prezzi record delle materie prime. Ieri le ceramiche emiliane Panaria e Fincibec hanno fermato la produzione a causa delle bollette alle stelle e delle materie prime introvabili. Una «soluzione» che potrebbe essere presto condivisa anche da altre aziende del settore, dal momento che le scorte di argilla stanno finendo. Il nuovo shock energetico seguito al conflitto in Ucraina sta rapidamente compromettendo la situazione della filiera della carta: la continuità produttiva della stampa editoriale e commerciale e della produzione di packaging è a forte rischio, è l’allarme lanciato ieri da Assografici, che insieme ad Assocarta e Acimga nella Federazione carta e grafica, unisce la sua voce a quella di Confindustria nella richiesta di misure straordinarie. Poi c’è il calzaturiero: il ritorno ai livelli pre-Covid, atteso quest’anno, è messo a rischio dalla guerra in Ucraina. Per quanto la Russia valga solo il 2,7% dell’export, le sanzioni limitano la spesa dei consumatori russi, in particolare quelli ricchi interessati alle calzature di lusso dove l’Italia è leader, emerge da uno studio di Mediobanca. Per la sola Lombardia, la Russia vale complessivamente l’1,6% dell’export regionale, in linea con l’1,5% di quello italiano.
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)