2021-08-28
Dopo aver ceduto lo scalpo di Durigon la Lega va all’assedio della Lamorgese
Nella lettera di dimissioni, l’ex sottosegretario al Mef denuncia i «professionisti della strumentalizzazione» che hanno coperto i limiti del Viminale: sbarchi selvaggi, il rave di Viterbo, i controlli mal gestiti in pandemia«Durigon ha fatto una gaffe, l’ha riconosciuta, ha pagato e merita il massimo rispetto. Chi ci ha marciato, meno». Il tweet del deputato di Forza Italia, Gianfranco Rotondi, leader dei democristiani italiani, sintetizza in due righe la genesi, l’evoluzione e l’epilogo del caso politico dell’estate, che si è consumato in meno di tre settimane. Il 4 agosto scorso, l’ormai ex sottosegretario leghista all’Economia, Claudio Durigon, propone di re-intitolare a Arnaldo Mussolini, fratello del Duce, un parco comunale di Latina attualmente intitolato ai giudici uccisi dalla mafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino; le settimane successive fanno registrare le inevitabili polemiche da parte di sinistra e M5s, al grido di «Durigon fascista!».L’altro ieri sera, dopo un incontro con Matteo Salvini, l’esponente del Carroccio si dimette. Lo fa attraverso una lunga, intensa, per certi aspetti struggente lettera aperta: «È chiaro che», scrive Durigon, «nella mia proposta toponomastica sul parco comunale di Latina, pur in assoluta buona fede, ho commesso degli errori. Di questo mi dispiaccio e, pronto a pagarne il prezzo, soprattutto mi scuso». La lettera, tra le varie precisazioni, contiene però un passaggio squisitamente politico: «Ho dovuto constatare sulla mia pelle», sottolinea Durigon, «con grande amarezza, che esistono professionisti della strumentalizzazione che hanno usato le mie parole per attribuirmi a tutti i costi un’etichetta che non mi appartiene, con l’unico fine di colpire me e il partito che rappresento. Aggiungo che tutta questa polemica sta diventando l’alibi di chi, in malafede», aggiunge Durigon, «intende coprire altri problemi: mi riferisco in particolare ai limiti del Viminale: più di 37mila sbarchi dall’inizio dell’anno contro i 17.500 del 2020 e i 4.800 del 2019, per non parlare dello scandalo del rave abusivo».Il passaggio sul Viminale è significativo: il leader della Lega, Matteo Salvini, non perde occasione, da settimane, di accendere i riflettori sulle inefficienze del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. Sbarchi cresciuti a dismisura, il caso folle del rave di Viterbo, l’insufficienza di controlli che ha accompagnato l’intero periodo della pandemia: tutti gli addetti ai lavori sanno perfettamente che la Lamorgese è ancora al suo posto solo perché è stata nominata ministro su indicazione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e in secondo luogo perché un cambio in corsa al Viminale destabilizzerebbe l’intera maggioranza, con ripercussioni probabilmente decisive sulle sorti del governo. Insostituibile, però, non vuol dire inattaccabile, e nemmeno non ridimensionabile: al momento della nomina, la Lamorgese ha tenuto per sé la delega sull’immigrazione, assegnando al sottosegretario leghista Nicola Molteni, braccio destro di Salvini e «papà» dei decreti sicurezza insieme al leader del Carroccio, quella sulla Polizia di Stato. Il sottosegretario Carlo Sibilia, del M5s, si è visto assegnare le deleghe su racket e usura e sui vigili del fuoco, mentre Ivan Scalfarotto, di Italia viva, ha ricevuto le deleghe sulla cittadinanza e i diritti civili.Considerato che le dimissioni di Durigon dal governo sono in ultima analisi un favore a Mario Draghi, è naturale, in termini politici, che la Lega ora vanti un credito, che potrebbe a questo punto compensato con la assegnazione della delega sull’immigrazione a Molteni. «Ringrazio Claudio», ha detto Salvini poco dopo le dimissioni di Durigon, «non solo come politico ma soprattutto come uomo, amico, persona onesta, concreta, schietta e coraggiosa, che a differenza di altri lascia la poltrona per amore dell’Italia e della Lega, e per non rallentare il lavoro del governo, messo irresponsabilmente in difficoltà per colpa di polemiche quotidiane e strumentali da parte della sinistra. Contiamo che questo gesto di responsabilità e generosità», aggiunge Salvini, tornando ad attaccare la Lamorgese, «induca a seria riflessione altri politici, al governo e non solo, che non si stanno dimostrando all’altezza del loro ruolo».Non a caso, da sinistra si tenta di blindare la Lamorgese e l’equilibrio interno al Viminale: «Paragonare il caso Durigon», twitta il senatore del Pd Dario Stefano, «all’impegno della ministra Lamorgese è una stravaganza che solo Matteo Salvini può concedersi». L’insistenza di Salvini», sottolinea il capogruppo di Leu al Senato, Loredana De Petris, «nel chiedere irragionevoli dimissioni della ministra degli Interni Lamorgese sta diventando petulante e insopportabile».Intanto, si apre la corsa alla successione di Durigon, che potrebbe diventare vicesegretario del Carroccio con delega al centrosud: la casella di sottosegretario all’Economia verrà riempita da un altro leghista, i nomi più gettonati sono quelli di Edoardo Rixi e Massimo Bitonci. Quest’ultimo ha già ricoperto questo ruolo all’epoca del governo Lega-M5s.