2022-01-02
Don Negri, un sacerdote da battaglia
Monsignor Luigi Negri (Ansa)
Il vescovo emerito di Ferrara si è spento dopo una lunga malattia: dagli inizi con don Luigi Giussani a una missione vigorosa, passata anche dalle colonne del nostro giornale.È morto venerdì, dopo una lunga malattia, monsignor Luigi Negri, 80 anni da poco compiuti. Era un «vescovo da battaglia», che aveva onorato queste pagine con diversi interventi a sua firma e con più recenti interviste, finché la salute glielo ha consentito. Ma il tentativo di confinarlo a una sporgenza «politica», o di timbro pugnace nella comunicazione, sarebbe il primo torto nei confronti della storia e della vita di un uomo dominato dalla fede, conosciuta nell’incontro con don Luigi Giussani di cui fu allievo e collaboratore.Due volte vescovo - San Marino e Montefeltro su nomina di Karol Wojtyla prima, Ferrara poi - Negri è stato anzitutto inesorabile educatore. Pur di altezza non imponente, emanava una sua forza ironica e indomita. Profondissimo conoscitore del magistero della Chiesa e della storia del cristianesimo e non solo, è stato prolifico autore di libri altissimi (forse Fede e cultura, scritti scelti per la Jaca Book è la ricerca più imponente e profonda) e di una battagliera manualistica di cui Controstoria (prefato da un certo Giacomo Biffi ed edito da San Paolo) è probabilmente l’esempio più brillante. A ciò si unisce una pubblicistica legata a Giussani (ultimo testo: Con Giussani, edizioni Ares), così decisivo per la sua vocazione giovanile e matura.Nato a Milano il 26 novembre 1941, incontrò infatti il sacerdote brianzolo al liceo classico Berchet. Fu tra i primi a dare vita a Gioventù studentesca, embrione di CL. Laureato in filosofia alla Cattolica, entrò in seminario a Venegono poco dopo. Uomo incline a una certa durezza (nel 2015 gli furono attribuite frasi tremende, mai confermate, contro Bergoglio), mise tutto di sé - temperamento compreso - al servizio di Cristo, usando ogni istante e ogni respiro, anche malato, per annunciarLo agli amici, a chi conosceva, a chi incontrava come pastore e come prete.Anche quando, e vale sia per CL sia per la Chiesa, si trovava in attrito con certe sensibilità, aveva la coerenza di non tacerlo ma rivendicava - scandalo per il mondo - la libertà di continuare a seguire e obbedire. «La Chiesa non può mai rinunciare a mettere al primo posto la fede. Anche se ci fossero 850 milioni di migranti, la Chiesa non potrà mai dire che allora il suo problema sono i migranti, ma che il suo problema è la fede e da ciò tirare fuori la soluzione ai problemi, compreso quello dei migranti», scandì in una intervista a queste colonne, prima di polemizzare contro certo assolutismo sanitario. Ma il lascito più grande non è neppure nelle parole scritte, o nella custodia di un «pensiero forte», come ha detto ieri il sindaco di Ferrara, ma nel modo ruvido e appassionato con cui ha accompagnato la vita di migliaia di persone, soprattutto giovani. Amati, sposati, seguiti nel cammino, nelle crisi, nella vita. Negri ha saputo ratzingerianamente piantare il dubbio che Dio esistesse, che Gesù fosse un avvenimento reale nella esistenza, e che riconoscerlo fosse perfino conveniente per l’umana avventura, per il lavoro, per gli affetti, per la cultura.Da qui l’addio, totale e deciso, a qualunque paura di sporcarsi le mani, di parlare, di litigare, di intervenire, con strumenti e forme sempre rivedibili eppure necessari. Più di altri ha incarnato uno spazio di libertà per la Chiesa, diverso e altro rispetto all’esercizio di «puntellare l’imperium»: espressione di Alasdair McIntyre che Negri amava, e che lo studioso usava a proposito dei primi cristiani: «Il compito che si prefissero fu la costruzione di nuove forme di comunità entro cui la vita morale potesse essere sostenuta».Il presidente ad interim di CL, Davide Prosperi, lo ha ricordato due giorni fa con un messaggio in cui ha evocato la sua «intelligente lettura della modernità alla luce dell’avvenimento cristiano», «certo che i suoi insegnamenti e il suo temperamento vigoroso, che tanto ci hanno accompagnato per tutti questi anni, continueranno ad essere fattore di costruzione della Chiesa e della nostra storia nella memoria della sua amicizia».L’ultima lezione di monsignor Negri è stata la dignità mostrata nella malattia, che ne ha minato negli ultimi tempi mente e corpo, prima di riconsegnarlo al Mistero a cui ha dato la vita. Le esequie saranno celebrate il 5 gennaio alle 10 a San Francesco (Ferrara) dal cardinale Matteo Zuppi. Nello stesso giorno, alle 15.30, l’arcivescovo di Milano Mario Delpini celebrerà un secondo rito funebre in Sant’Ambrogio.