2021-07-27
Domati gli incendi in Sardegna. Bruciati 20.000 ettari in tre giorni
Danni ingentissimi e 1.500 sfollati a causa dei roghi. Probabile la natura dolosa.L'unica vera nota positiva è che non ci sono stati morti, né feriti. L'incendio che da sabato ha distrutto più di 20.000 ettari di terreno in Sardegna ora sembra domato. Ci sono volute più di 48 ore, 1.500 sfollati e 7.000 uomini per mettere a bada un mostro che ha iniziato ad ardere nel tardo pomeriggio di sabato, verso le 18.30. Il vero problema, in effetti è stato proprio questo: a quell'ora i Canadair in forza alla regione non potevano girare perché con l'imbrunire questi mezzi non hanno visibilità per scaricare l'acqua. Così, nonostante le forze a disposizione sul territorio, «l'artiglieria pesante» ha potuto iniziare a operare solo dalla mattina del 25 luglio, dando tempo, complice un forte vento caldo di scirocco, al fuoco di proliferare. Il dramma è iniziato a Cuglieri, piccolo paese noto ai turisti per la basilica di Santa Maria della Neve, per poi arrivare a Santu Lussurgiu ed espandersi in tutta la zona del Montiferru, verso Sennariolo e Tresnuraghes. Nella notte il vento ha dato il via a nuovi focolai anche a Usellus e Villa Verde, a oltre 90 chilometri di distanza. Per chi non è pratico della zona, si tratta di distanze che richiedono circa un'ora e mezza di percorrenza. Il vento, poi, è stato talmente forte che le fiamme si sono propagate fino a vicino alla costa, gettando non poca preoccupazione tra residente e turisti. Nella mattina di domenica il vento ha portato le fiamme verso il borgo marittimo di Porto Alabe, la cui popolazione è stata costretta ad abbandonare le abitazioni. Da domenica mattina, però, grazie al lavoro dei Canadair e degli elicotteri, si sono iniziati a vedere i primi segni di miglioramento. Alcuni abitanti hanno potuto rientrare a casa. Nella giornata di ieri i Canadair in forza alla regione Sardegna erano sette, a cui nel tardo pomeriggio se ne sono aggiunti altri quattro, due in prestito dalla Francia e altrettanti dalla Grecia. Nel frattempo, i tizzoni ardenti portati dal vento hanno acceso nuovi focolai nel pomeriggio di ieri portando gli abitanti di Santu Lussurgiu e Scano Montiferru ad abbandonare le proprie case. Verso le 17 di domenica il vento è calato e i soccorsi sono stati più facili. Il merito è stato dei mezzi antincendio e dei professionisti che hanno lavorato senza sosta per due giorni, ma anche degli oltre 100 volontari che si sono prestati per risolvere la situazione. Intorno alle 20 di ieri i Canadair e gli elicotteri hanno smesso di volare e alcuni focolai hanno avuto il tempo di ripartire. Alle 6 di mattina di ieri aerei ed elicotteri hanno ripreso a bonificare la zona buttando grandi quantità di acqua per evitare che la cenere calda potesse dare il via a nuovi incendi. Intorno alle 12 di ieri la situazione era decisamente migliorata. Molte delle strade chiuse sono state riaperte, così come la statale 292 che collega Oristano a Bosa, importante arteria della zona.Nella mente dei turisti e dei residenti resterà di certo l'odore acre di fumo che pervade ancora oggi tutta la zona e la cenere che cade sulle macchine che, da colorate, acquistano un colore biancastro. Senza considerare il forte rumore dei Canadair e degli elicotteri che prelevano acqua vicinissimi alla costa per non perdere secondi preziosi.Ora, sarà il momento di contare i danni e di capire se ci sono colpevoli. Per le strade, tra i locali c'è chi già chi è pronto a scommettere che l'incendio sia di natura dolosa. Perché stato appiccato di sera e in una giornata di scirocco: la ricetta perfetta per un disastro. «Succede ogni anno», dicono alcuni anziani passanti, «quest'anno, però, il risultato gli è venuto migliore del solito», dicono ironicamente. Il problema, purtroppo, è che dopo più di un anno di Covid, ora l'economia sarda sarà fiaccata anche da questa tragedia. 20.000 ettari di campi e pascoli ora sono solo cenere e non potranno servire a nulla per diversi anni.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)