2022-07-29
Bonus, sconti, assunzioni: l’Agenda Draghi pesa nell’urna
Assestamento di bilancio e altro deficit: «trovati» 14,3 miliardi in più dovuti all’inflazione e relativa Iva. Il prossimo esecutivo dovrà ricorrere a nuovo debito, cercando di evitare la mannaia dell’Unione europea.Il governo Draghi, forte del decreto a firma di Sergio Mattarella, è in grado di interpretare il concetto «affari correnti» in modo estremamente ampio. Su numerose tematiche, soprattutto su quelle di natura economica. Così mentre il grosso degli italiani presta attenzione alle proprie ferie e gli altri cominciano a interessarsi della campagna elettorale, l’esecutivo si è presentato ieri in Aula per chiedere ai deputati l’autorizzazione per ridisegnare il deficit. Si chiama in gergo tecnico assestamento di bilancio. I tecnici della Ragioneria dello Stato hanno ricalcolato le entrate e trovato 14,3 miliardi di extra dovuto all’impennata dell’inflazione. Più aumentano i prezzi più le casse dello Stato possono essere rimpinguate attraverso l’Iva. Così con l’extra budget si può fare altro deficit senza emettere nuovo debito sul mercato delle obbligazioni. Fin qui l’aspetto tecnico del gruzzoletto. L’uso che se ne farà è invece un tema del tutto politico. Con i 14,3 miliardi autorizzati ieri dal voto favorevole della Camera, l’esecutivo uscente varerà la prossima settimana il decreto Aiuti bis. Dentro verranno previsti (la bozza del testo non è ancora disponibile) il bonus da 200 euro con le stesse modalità di giugno, altri interventi contro il caro benzina e bollette, all’incirca due miliardi da destinare all’adeguamento delle pensioni e infine la decontribuzione delle buste paga, alias taglio del cuneo fiscale, in alternativa al taglio lineare dell’Iva sui beni alimentari di prima necessità. Su quest’ultimo aspetto centrodestra e centrosinistra hanno posizioni molto distanti. Pd, compagni e sindacati vogliono maggiori risorse per i bonus e il cuneo, mentre Lega e Forza Italia (Fdi ovviamente è già all’opposizione) chiedono il taglio dell’Iva. La Lega già l’aveva reclamato a dicembre 2020, e successivamente - anche a costo di uno scostamento di bilancio - ha sottolineato la necessità di risorse per il taglio delle tasse. Vedremo come andrà a finire la settimana prossima. L’anomalia però nasce dal decreto stesso che estende i poteri «correnti». Palazzo Chigi, almeno stando alle dichiarazioni ufficiali di Mario Draghi di fronte ai sindacati, sembra aver elencato interventi di matrice dem. Basti pensare che ieri pomeriggio il ministro della Cassintegrazione, Andrea Olrando, assieme al collega delle Infrastrutture, Enrico Giovannini hanno dichiarato che a partire da metà settembre ci sarà un nuovo bonus per viaggiare a sconto su bus e metrò per chi ha un reddito inferiore ai 35.000 euro annui. Una scelta non casuale, che cade guarda caso prima del voto. Non solo. Il Cdm di ieri pomeriggio ha anche dato l’ok alla proposta avanzata da Renato Brunetta, Daniele Franco e Patrizio Bianchi di assumere 94.000 docenti, 11.000 Ata, gli amministrativi delle scuole, e 361 dirigenti. Una infornata che non si vedeva da anni che - c’è da scommettere - sarà venduta come la panacea degli istituti anche se le assunzioni effettive non supereranno le 45.000 unità. In pratica, il dl Aiuti bis sta di fatto diventando una manovrina che dietro la bandiera dell’Agenda Draghi si candida a essere un palese sostegno elettorale al centrosinistra. In pratica, con la scusa dell’emergenza (ormai perenne in Italia) un governo dimissionario riesce a portare a casa un intervento imponente che avrà un duplice effetto. Non solo, poter erogare bonus a categorie specifiche (il taglio dell’Iva non avrebbe permesso di fare marchette elettorali mirate), ma anche impegnare i conti futuri. Il riferimento è a ottobre quando il nuovo governo dovrà varare la manovra del 2023. Spulciando la relazione dell’Upb, ufficio parlamentare di bilancio, si scopre che per la Finanziaria ci sarà un minor budget di circa 20 miliardi. Il presidente dell’Upb, Lilia Cavallari, dopo aver ricordato le ragioni alla base delle presentazione della Relazione all’Aula, ha condotto una valutazione del quadro macroeconomico per il 2022 rispetto a quello pubblicato nel Documento di economia e finanza e, successivamente, ha preso in esame alcune indicazioni scaturite dal monitoraggio delle entrate e delle spese in corso d’anno, evidenziando i loro effetti sulle grandezze di finanza pubblica. In poche parole, per via della congiuntura internazionale aumenteranno gli interessi sul debito e scenderà il trend del Pil. Ne segue che il prossimo governo si troverà con un «buco» di una ventina di miliardi e sarà facilmente costretto a ricorrere a nuovo debito. Peccato che qui subentrerà l’Unione europea. Non è difficile anticipare che succederà nel caso in cui l’esecutivo sia di centrodestra. Debito non si potrà, uniche spese saranno legate al Pnrr e al Recovery fund, nessuna possibilità di stanziare un reale progetto di riforma fiscale tagliata sulle esigenze del ceto produttivo e delle partite Iva. Ecco che che i 14 miliardi e rotti che saranno spesi la prossima settimana rappresentano l’ultimo extra budget possibile. L’ultimo treno prima del capolinea Ue. Sarebbe bene chiamare le cose con il proprio nome e chiamare in ballo Mattarella e il suo consigliere numero uno, Ugo Zampetti.