2019-07-30
Dirigenti addio. Nel nuovo mercato sono i procuratori i padroni del calcio
Jorge Mendes muove i fili del Milan, Mino Raiola ha gestito il passaggio di de Ligt alla Juventus. I manager ormai pesano sempre meno.C'era una volta il dirigente sportivo, protagonista del calcio, e soprattutto del calciomercato, che fu. Vent'anni fa, il 3 giugno 1999, si spegneva Italo Allodi, uno dei più grandi dirigenti della storia del pallone italiano. Se una squadra voleva fare il salto di qualità, voleva assicurarsi i migliori campioni sul mercato a costi accessibili, chiamava Allodi, e il risultato era garantito. Con lui accanto, come direttore sportivo, Angelo Moratti costruì il mito della Grande Inter. Quando Gianni Agnelli e Giampiero Boniperti decisero di tirar su la Juve dal momentaneo anonimato, all'inizio degli anni Settanta, affidarono ad Allodi il ruolo di direttore generale. Poi andò alla Fiorentina, poi in Figc, e quindi approdò a Napoli, come consulente di Corrado Ferlaino: erano gli anni d'oro di Diego Maradona. Luciano Moggi, che considera Allodi il suo unico maestro, ha preso il suo testimone, e, tra alti e bassi, ha rappresentato per i successivi decenni il simbolo del dirigente vincente. Il quale, deve scovare talenti, allacciare trattative, gestire lo spogliatoio. Con i grandi dirigenti operavano i mediatori. Due nomi su tutti: Gipo Viani e Paolo Mazza. Intrecci leggendari, tra champagne e sigari, all'hotel Gallia di Milano. Gli epigoni di Viani e Mazza, oggi, sono i veri protagonisti del calciomercato. Ogni tifoso che si rispetti si accorgerà che il suo umore, durante il calciomercato, dipende da quello di Jorge Mendes, Mino Raiola e così via. Quanto accaduto a Dimaro, sede del ritiro del Napoli, è esemplare. Si attende l'arrivo di un elicottero: «È Mendes!». La voce rimbalza sui siti e sui social. Mendes, portoghese, è il procuratore (oltre che di Cristiano Ronaldo e di una marea di altri calciatori) di James Rodriguez, sogno, fino ad ora proibito, di Carlo Ancelotti. L'isteria collettiva regna sovrana per una mezz'oretta, finché dall'elicottero non scende Mendes, ma i procuratori di Nicolas Pepè, talento ivoriano in forza ai francesi del Lilla. Stando a quanto ha ricostruito la Fifa, i procuratori sportivi, negli ultimi 5 anni, hanno fatturato 2 miliardi di euro; soltanto nel 2018, il loro volume d'affari ha superato i 540 milioni di euro. Procuratori fa rima con riflettori, quindi, ma anche con dolori. Sono dolori, infatti, quando un presidente, come avviene sempre più spesso, mette il proprio destino nelle mani di questi tycoon del pallone. Si rischia infatti di finire come pesciolini nella rete: tutto legittimo, per carità, ma anche assai rischioso. Mentre il dirigente sportivo fa gli interessi della propria squadra, infatti, il procuratore fa innanzitutto gli affari suoi. Prendiamo come esempio quello che sta succedendo al Milan. «Il Milan ai milanisti!» è stato lo slogan dell'estate. Paolo Maldini e Zvone Boban sono stati acclamati come gli architetti del nuovo Diavolo. Peccato però che mentre loro architettano, chi muove i fili è Jorge Mendes. Ieri pomeriggio, tristemente, Patrick Cutrone, attaccante italiano di ottime prospettive, 21 anni, è partito per l'Inghilterra, è stato venduto dal Milan al Wolverhampton, club di Premier League, per circa 18 milioni di euro. Il Wolverhampton, nell'estate del 2016, militava in Championship, la serie B inglese, quando l'uomo d'affari cinese Guo Guangchang, tramite la Fosun International, lo ha comprato per 45 milioni di sterline. Il tycoon cinese si è affidato ai preziosi suggerimenti di Mendes, e così l'anno dopo in rosa c'erano 6 giocatori portoghesi e in panchina un allenatore lusitano, Nuno Espirito Santo. Tutti assistiti dalla Gestifute, società di procura sportiva fondata nel 1996 da Mendes. Lo stesso Mendes che sta aiutando il Milan a piazzare l'attaccante Andrè Silva, portoghese assistito da Mendes, dopo che per un pelo è saltato il trasferimento al Monaco, club francese molto vicino a Mendes, che ha portato a Milano un altro suo assistito, Leao, portoghese pure lui. Vogliamo parlare di Mino Raiola? L'ex pizzaiolo di Nocera Inferiore, diventato imperatore del mondo del calcio, ha gestito il passaggio del giovanissimo difensore olandese Matthijs de Ligt dall'Ajax alla Juventus. Pagato 75 milioni di euro, de Ligt ha una clausola rescissoria di «soli» 150 milioni, valida dal 2022. La Juve avrebbe voluto una clausola più alta, ma Raiola si è imposto, e così de Ligt praticamente è già sul mercato. Pensate che l'attaccante del Real Madrid, Karim Benzema, ha una clausola di 1 miliardo di euro, quella di Leo Messi è di 700 milioni, quella di Luka Modric di 500. Sempre Raiola ha traghettato Xavi Simons dal Barcellona al Psg. Sarebbe un transfer ordinario, non fosse che Simons ha 16 anni, era appena uscito dalle giovanili blaugrana - in cui stava sin da bambino - e doveva firmare il primo contratto da pro in carriera. In pratica un «parametro zero primavera». È sbarcato a Parigi, grazie ai servigi del suo procuratore, con un ingaggio da mezzo milione netto l'anno, cifra che fa sensazione per un minore. Tra i protagonisti di questa torrida estate di calciomercato ci sono poi i parenti-procuratori. La più famosa è Wanda Nara, alle prese con la complessa situazione del marito, Mauro Icardi. Ma come dimenticare le imprese di Véronique Rabiot, la mamma-agente di Adrien, approdato alla Juventus a parametro zero? Mamma Véronique ha gestito il braccio di ferro tra il figliolo e il Psg, che lo ha fatto allenare da solo per sei mesi, perché Adrien non voleva rinnovare il contratto. Così, arrivato a scadenza, il ragazzo è arrivato a Torino a costo zero, e ha spuntato un super ingaggio di 10 milioni di euro all'anno. Per la gioia di mammà.