2025-04-03
Diserzione di massa dagli eurobalilla
Il voto sulla Difesa Ue al parlamento di Strasburgo (Ansa)
Il voto sulla risoluzione per la Difesa della Ue (con annesso indottrinamento bellico) manda in pezzi gli schieramenti: Fi a favore, Lega contraria (come M5s e Avs), Fdi si astiene. Il Pd offre il solito spettacolo: sì ma anche no, e ognuna delle fazioni canta vittoria.«Il Pd ha votato compatto, mentre le forze di governo, che sono tre, hanno votato in tre modi diversi» (Stefano Bonaccini). «Sulla politica estera e di Difesa comune, i tre partiti di governo hanno tre posizioni diverse» (Nicola Zingaretti). Non è chiaro che film abbiano visto gli eurodeputati dem alla plenaria di Strasburgo, dove è stata approvata la relazione annuale sulla Difesa. Per intenderci, il documento sugli eurobalilla, che raccomanda di avviare la rieducazione marziale dei giovani e che contiene una serie di emendamenti a favore del piano Von der Leyen per il riarmo. È proprio su questo terreno che, in realtà, lo stesso Partito democratico è andato in cortocircuito. C’è chi, come la coordinatrice nazionale Marta Bonafoni, ha celebrato la compattezza del drappello: in linea con le indicazioni della segretaria, il gruppo avrebbe espresso parere contrario alle integrazioni promosse dal Ppe. Ma c’è anche chi, tipo la vicepresidente dell’Eurocamera, Pina Picierno, che con i colleghi Giorgio Gori ed Elisabetta Gualmini si è invece schierata a favore delle modifiche, ha stigmatizzato la «tendenza a confondere le acque del dibattito pubblico», poiché «nel testo finale, votato dalla delegazione del Pd e da tutto il gruppo dei Socialisti e democratici, c’è ReArm Europe - ed è motivo di grande soddisfazione per la responsabilità dimostrata da parte di tutti». Dunque? Chi ha ragione? Chi ha votato cosa?Il sospetto è che l’ammuina, utile a occultare i dissidi interni e le difficoltà di Elly Schlein nell’arrivare a una sintesi condivisa, sia nata dalla strutturale opacità delle procedure: non essendo previsto il voto elettronico, è impossibile accertare il comportamento dei singoli onorevoli sugli emendamenti, rei di promuovere, ha detto Stefano Graziano, capogruppo dem in commissione Difesa alla Camera, il «riarmo dei singoli Stati» anziché quello dell’Ue. È plausibile che, a parte Picierno, Gori e Gualmini, il resto dei piddini se ne sia dissociato. Salvo poi approvare l’intera relazione, con un’ennesima eccezione: gli indipendenti Marco Tarquinio e Cecilia Strada, pupilli dell’inquilina del Nazareno. Peccato che - lo ha notato la numero due del Parlamento Ue - essa contenesse pure le scivolose allusioni al programma lanciato dalla Commissione.Allargando lo sguardo alla coalizione, si vede che la sinistra è frammentata tanto quanto la destra: il Pd schizoide, Avs e 5 stelle con i fiori nei cannoni. Giuseppe Conte ha avuto buon gioco nell’utilizzare quella che ha definito una «follia» europea per sponsorizzare la sua piazza pacifista di sabato 5 aprile, dove non si è capito se andranno la Schlein e altri esponenti dem. C’è poi la terza collocazione, la postura che i centristi alla Carlo Calenda avrebbero potuto assumere se avessero goduto di un seggio a Strasburgo: sì tanto agli eurobalilla quanto al ReArm. Dopodiché, è indubbio che la compagine italiana di maggioranza abbia imboccato strade divergenti. La Lega ha respinto in blocco il documento; Forza Italia, insieme ai popolari, lo ha approvato con entusiasmo; i meloniani, come già era accaduto tre settimane fa con la risoluzione sul Libro bianco, hanno pattinato un po’, astenendosi. Il capogruppo di Fdi, Carlo Fidanza, ha lamentato l’aggiunta dei «numerosi emendamenti», che «hanno contribuito a sbilanciare un testo che nel suo impianto di base andava nella giusta direzione […]. Mi riferisco in particolare alle varie critiche nei confronti dell’amministrazione americana, così come al superamento dell’unanimità in Consiglio e anche alle previsioni di un aumento repentino delle spese militari incompatibile con i nostri vincoli di finanza pubblica». Antonio Tajani ha provato a minimizzare le dissonanze con il Carroccio: «Noi abbiamo posizioni diverse dai Patrioti», ha ammesso, «ma la Lega è diversa da Afd che non sta neanche più con i Patrioti. Non è che siamo spaccati, a sinistra invece si spaccano i partiti sulla politica estera». L’eurodeputato Nicola Procaccini, di Fdi, ha fatto il contrappunto a Zinga: attacca noi per coprire le fratture dei progressisti. Bisogna comunque riconoscere che il centrodestra pare aver trovato una quadra sulle istanze da promuovere in Europa: no alle spese pazze, garanzie Ue sugli investimenti privati nella Difesa. Sulla crisi ucraina, al netto delle suggestioni sul ruolo Onu e sulla clausola in stile articolo 5 della Nato per Kiev, le perplessità sull’invio di nostri contingenti al fronte sono condivise da tutti gli alleati. In fondo, nemmeno il Pd, sebbene rinfacci a Giorgia Meloni i distinguo da Londra e Berlino sulla già scricchiolante iniziativa dei volenterosi, è disponibile a giocarsi la reputazione su una impopolare missione tricolore nell’Est.L’esiguità degli europarlamentari pronti a indossare l’elmetto è l’ovvio risultato delle fibrillazioni tra gli elettori. Li ha fotografati il recente sondaggio di Alessandra Ghisleri: il 94% degli italiani non vuole che si mandino soldati in Ucraina. Ecco: in fin dei conti, benché malconcia e bistrattata, la democrazia serve ancora a qualcosa.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.