2019-09-20
Dibba getta sale sulla ferita grillina: «Il Pd è pericoloso, non vi fidate»
L'alleanza di governo continua a creare malumore in casa pentastellata. Danilo Toninelli parla di «marciume» e all'orizzonte si profilano altri casi Sozzani. Irritazione di Andrea Marcucci: «Tenete a bada i deliri di Di Battista».Non c'è pace tra i grillini. Inutile girarci intorno: il Movimento era già un'autentica polveriera fino a 36 ore fa, almeno per tre ragioni. La prima (e più grave): la sostanziale rottura tra Beppe Grillo e Luigi Di Maio, certificata da un'operazione (quella del Conte bis) chiaramente subita dal giovane capo politico, e invece cucita dal guru come un abito su misura per Giuseppe Conte, promosso al suo stesso rango (tra gli «elevati») e di fatto scelto come nuovo volto eurorassicurante. La seconda ragione ha a che fare con la resistenza messa in piedi da Di Maio, che ha fatto buon viso a cattivo gioco, si è asserragliato alla Farnesina, e soprattutto ha imbottito governo e sottogoverno di fedelissimi del suo correntone, sacrificando le altre «sensibilità» (nel M5s non amano parlare di correnti, ma di quello si tratta). Morale: i gruppi parlamentari esplodono di rabbia e di risentimento. Non va nemmeno trascurato il fronte degli esclusi dal Conte bis: ieri l'ex ministro Danilo Toninelli, intervistato da La Stampa, ha attaccato con una durezza inimmaginabile (usando la parola «marciume») la nuova gestione Pd del ministero delle Infrastrutture. Non esattamente la premessa di una proficua collaborazione tra ministro entrante e ministro uscente. La terza ragione ha a che fare con l'Umbria: sia pure con il paravento dell'operazione civica, e al di là delle risse in corso, la sola ipotesi della convergenza elettorale con il Pd ha scatenato la rivolta della base e degli stessi quadri locali M5S. Nelle ultime 36 ore, sono arrivate altre tre bombe, una più fragorosa dell'altra. L'altro ieri in Aula, il no all'arresto del deputato forzista Sozzani, con 46 franchi tiratori nella maggioranza. L'anima giustizialista grillina è stata scossa: le manette sono ormai uno dei pochi collanti davvero unificanti. Macabra ironia a parte, il Movimento ha capito che un pezzo del Pd è pronto a porre questioni sulla giustizia e sulla riforma Bonafede. Basti pensare che mancano ormai una dozzina di settimane a gennaio, quando scatterà (o scatterebbe) l'ultragiustizialista stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Prevedibili tensioni molto serie. La seconda bomba è esplosa ieri mattina, quando il quotidiano Il Messaggero ha prospettato una scissione nei gruppi parlamentari. A metà mattina è arrivata una smentita fiammeggiante da parte dei grillini («retroscena clamorosamente inventato, una totale invenzione del giornalista: il tutto senza essersi mai confrontato con una fonte ufficiale M5s. Ancora una volta ci ritroviamo a dover smentire una fake-news che mira a disinformare i cittadini e screditare il Movimento»). La terza bomba - l'ordigno più insidioso - è deflagrata quando su Facebook si è rifatto vivo Alessandro Di Battista, il Che Guevara di Roma Nord, rimasto silenzioso nella settimana del varo del Conte bis. E Dibba è tornato per sparare a palle incatenate contro il Pd. «NON VI FIDATE!», con tanto di maiuscolo e punto esclamativo, è ciò che Di Battista ha detto a quelli che ha chiamato «i miei ex-colleghi, ai quali voglio bene anche quando non sono d'accordo con loro». E a seguire un velenoso elenco in otto punti dei trabocchetti già pronti contro M5s. «Non vi fidate del Pd derenzizzato, ripeto, Renzi ci ha lasciato dentro decine di “pali"». E ancora: «Sono sempre stato contrario ad un governo con il Pd. Non è un segreto. Ho sempre reputato il Pd il partito del sistema per eccellenza, quindi il più pericoloso. Il Pd è un partito “globalista", liberista, colluso con la grande imprenditoria marcia di questo Paese, responsabile, paradossalmente più della destra che ho sempre ugualmente contrastato, delle misure di macelleria sociale che hanno colpito i lavoratori italiani. Sono stati soprattutto gli uomini e le donne del Pd a svendere i gioielli di stato ai loro amici; loro hanno regalato le autostrade ai Benetton; loro hanno spinto affinché si bombardasse la Libia dando il 'la' alla destabilizzazione della regione e al conseguente aumento dei flussi migratori. Loro, soprattutto loro, hanno impedito che venisse approvata una legge sul conflitto di interessi».Immaginate la faccia di Di Maio, al quale peraltro si è rivolto il presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci, consigliandogli «di tenere a bada i deliri di Di Battista». Peraltro nella stessa mattinata di ieri l'istituto Emg ha diffuso un sondaggio con i grillini in calo di 1,2 punti in una sola settimana (dal 19,7% al 18,5%), in totale controtendenza rispetto alla narrazione agostana secondo cui la rottura con Salvini sarebbe stata un balsamo per il Movimento.E tutto questo insieme di fibrillazioni, giova ricordarlo, avviene appena 9-10 giorni dopo il voto di fiducia delle Camere al Conte-bis. Altro che luna di miele. Luna di fiele. E siamo solo all'inizio.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)