2019-12-20
Di Maio trova lavoro: tassista del mare
Caso Diciotti e caso Gregoretti sono identici: mosse per ostacolare gli scafisti e ottenere la collaborazione dell'Europa. Ma il leader 5 stelle, che aveva condiviso il primo blocco, vuole che si processi Matteo Salvini per sequestro di persona per il secondo. Che farà Italia viva?Ci mancava anche il Papa. Siccome sui migranti la confusione non era sufficiente, tra giravolte in Parlamento e iniziative giudiziarie fuori tempo massimo, il Pontefice ha pensato bene di aggiungere anche la sua voce. «Inutile chiudere i porti», ha detto accogliendo un gruppo di profughi in arrivo da Lesbo. Che le sue parole siano arrivate il giorno dopo la richiesta del Tribunale dei ministri di processare Matteo Salvini per aver bloccato una nave carica di extracomunitari è naturalmente un dettaglio, anzi una fortuita coincidenza, ma diciamo che l'intervento sembra dare la benedizione al procedimento della magistratura, dettando la linea alla maggioranza di governo. La quale è curiosamente sostenuta da un partito che si chiama 5 stelle e che l'altroieri, tramite il suo capo politico, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, si è affrettato a far sapere che dirà sì alla richiesta del Tribunale, dunque consegnando l'ex alleato di governo Matteo Salvini ai giudici. Che lo stesso Di Maio pochi mesi fa avesse annunciato il No grillino per un'identica richiesta avanzata dalla magistratura è naturalmente, come per le parole del Papa, un dettaglio. Se uno sta al governo è naturale che vieti ai pm di perseguire un alleato che siede accanto a lui nel consiglio dei ministri. Se invece sta al governo con altri compagni di viaggio è pure naturale che autorizzi i pubblici ministeri a perseguire in sede penale l'ex alleato, che ora incidentalmente è il capo dell'opposizione oltre che il leader del partito italiano a cui è attribuito il maggior numero di consensi.Per tirare a campare, in politica non serve la coerenza, ma l'opportunismo, dunque ciò che prima non andava bene perché le toghe non devono interferire con le decisioni del governo, poi improvvisamente va benissimo, perché se le toghe interferiscono con l'attività di un pericoloso concorrente fanno un piacere al governo. Ieri, di fronte alle perplessità sulla linea ondivaga del Movimento, Di Maio ha sentito il dovere di precisare che le questioni sono molto diverse e che se mesi fa i grillini votarono No, in questo caso è richiesto il Sì. Che giornali non proprio amici di Salvini abbiano spiegato con dovizia di particolari che il caso discusso mesi fa e quello di cui si parla ora siano una fotocopia l'uno dell'altro, è l'ennesimo dettaglio di questa faccenda di cui, se non ci fosse in gioco una pena che può arrivare anche a 15 anni, si potrebbe ridere.Ciò detto, vista la velocità con cui il leader pentastellato ha voluto informare i suoi sulla posizione del Movimento, sarebbe interessante conoscere anche quali saranno le posizioni degli altri partiti in Parlamento. Che cosa faranno Forza Italia e Fratelli d'Italia di fronte alla richiesta di autorizzazione a procedere dei giudici di Catania, più che immaginarlo, lo auspichiamo. A prescindere dalla convenienza di veder azzoppato l'alleato forte (l'opportunismo non è monopolio dei compagni), un'inversione di rotta passerebbe attraverso la cancellazione di anni di garantismo e dunque ci aspettiamo che gli onorevoli del centrodestra votino compatti per il No.Tuttavia, la decisione più interessante sull'autorizzazione a procedere non sarà quella di Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, che quasi quasi diamo per scontata, ma quella di Matteo Renzi e spieghiamo subito perché. Qualche giorno fa il senatore semplice di Scandicci è intervenuto al Senato sul tema della giustizia e, parlando pro domo sua dell'inchiesta della Procura di Firenze sulla fondazione Open, ha scomodato Aldo Moro e Bettino Craxi contro le interferenze della magistratura nell'attività politica. «Non ci faremo processare nelle piazze», ha detto l'ex presidente del consiglio prendendo a prestito le dichiarazioni di Moro sul caso Lockheed. Bene, oggi il fondatore di Italia viva ha l'occasione per dimostrare che la regola invocata al Senato non vale solo per lui. Salvini è ogni giorno processato nelle piazze da sardine che lo etichettano come un fomentatore d'odio solo per aver detto: «Prima gli italiani». Adesso, oltre al processo in piazza, arriva anche quello in tribunale che - guarda caso - segue quello già celebrato nelle manifestazioni. E Renzi che fa? Dice Sì all'autorizzazione a procedere certificando di essere un Marchese del Grillo in versione toscana o dice No, intestandosi per davvero la campagna contro le incursioni in politica della magistratura? La scelta, ovviamente, avrebbe ricadute anche sulla maggioranza, perché, a prescindere dalla sua tenuta, per altro sempre più incerta, un No ai magistrati verrebbe letto come un Sì a Salvini, con tutto ciò che ne consegue, in fatto di dietrologia. C'è chi dice che il capi della Lega e quello di Italia viva si sentano e ogni tanto inciucino un po', sognando di fare in fretta le elezioni. Figuratevi dunque che cosa succederebbe se Renzi votasse in favore di Salvini.