2023-05-20
Devastato il frutteto d’Italia: danni miliardari
Fancesco Lollobrigida (Ansa)
La furia dell’alluvione ha cancellato chilometri di coltivazioni. Serviranno almeno due anni per recuperarli.Il conto si farà al ritirarsi delle acque, ma una stima a spanne dice che i danni ammontano almeno a 30.000 euro all’ettaro. Il giardino d’Italia quel distretto dell’ortofrutta che è il più importante d’Europa e va dal Po a Sant’Arcangelo e ha a Cesena la sua «capitale» è stato cancellato dalla furia del tornado mediterraneo. Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, sostiene che sono state colpite almeno 5.000 aziende agricole, che non basterà un miliardo e mezzo per restituire il valore disperso, portato via dalle piene. Apofruit che è uno dei maggiori operatori ha già chiuso 5 stabilimenti. Ma è solo ciò che appare in superficie. C’è da stimare quanti dei chilometri e chilometri di nettarine, di ciliege, di albicocche, di pere che corrono lungo l‘Adriatico sono stati cancellati, quante delle serre dove si coltiva tutto ciò che ogni giorno troviamo al supermercato è andato perduto. Il contraccolpo sull’inflazione da una parte e sul mancato export dall’altra sarà durissimo. Solo il fatturato delle cooperative ortofrutticole della zona più fortemente colpita dall’alluvione vale 3,5 miliardi, quello complessivo quasi raddoppia e da queste zone parte circa il 40% del nostro export ortofrutticolo considerando anche i succhi di frutta e i prodotti trasformati: 4,3 miliardi all’anno su dieci che ne spediamo all’estero. L’onda lunga – è purtroppo il caso di dirlo – si misura nella necessità di ripiantare migliaia di ettari. Anche i vivai sono andati sott’acqua e bisogna aspettare che le piante crescano e diano frutto. Almeno due anni senza produzione. Il ministro dell’Agricoltura e per la sovranità alimentare Francesco Lollobrigida aveva avviato già un tavolo di crisi dopo la prima ondata che aveva colpito soprattutto le zone di Faenza il 4 maggio ora è tornato a chiedere a tutti i soggetti della filiera una stima per mettere in campo le azioni necessarie, ma da una prima valutazione il ministro ha detto che i danni sono incalcolabili. «C’è una criticità immediatamente visibile che riguarda il mondo dell’agricoltura», ha sottolineato Lollobrigida, «ma una fotografia dei danni reali rispetto agli eventi in corso non è possibile e forse nemmeno troppo utile perché vanno verificati in maniera puntuale per non disperdere risorse e utilizzare fino all’ultimo euro disponibile a sanare i danni effettivi. Ci sono aree colpite direttamente e indirettamente dall’alluvione». E i danni collaterali sono di tre tipi: il primo riguarda tutto l’indotto dell’ortofrutta dai trasporti al confezionamento, il secondo riguarda la trasformazione, il terzo ed è quello più rischioso riguarda le quote di mercato che rischiano di perdere diminuendo l’export e aumentando l’importazione. Una cosa è certa: per quest’anno la produzione romagnola della frutta non ci sarà. L’alluvione ha colpito nel momento di massima vegetazione delle piante e non c’è speranza di avere raccolto. Questa calamità acuisci la crisi di questo settore che ha radici lontane. In Emilia Romagna in venti anni si è perso oltre il 40% della superficie coltivata a frutta: da 99.000 a 57.000 ettari. A incentivare questa drastica riduzione sono state le politiche europee: sia le norme del Farm to Fork, sia l’importazione dai Paesi extra Ue in una sorta di diplomazia dell’agroalimentare che ha penalizzato fortemente le produzioni italiane. Se già c’era questa crisi il disastro di questi giorni rischia di mettere definitivamente in ginocchio questo importantissimo comparto agricolo che stava già pagando più degli altri il crollo dei consumi. Nel 2022 si era già andati sotto i 100 kg a testa all’anno, ma negli ultimi mesi per effetto dell’inflazione con i prezzi in salita del 7,9% i consumi di frutta e verdura si sono ridotti di un ulteriore 4,8 per cento nei primi mesi dell’anno. Il presidente di Italmercati – il maggiore operatore del settore visto che controlla i mercati all’ingrosso – Fabio Massimo Pallottini fa fosche previsioni: «Sull’intera filiera e a livello nazionale ci aspettiamo nelle prossime settimane un vero terremoto nel nostro settore, con un incremento di prezzi e una diminuzione della disponibilità dei prodotti in quanto in questo momento la domanda nazionale di frutta e verdura proviene da altre aree. L’alluvione ha distrutto i prodotti di stagione come pere, mele, susine, kiwi e vigne, in piena fase di maturazione per cui vi sarà una generale diminuzione della qualità e della quantità di frutta e verdura solo a partire dalle prossime settimane con un incremento dei costi». E sarà un’alluvione anche per l’inflazione.
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