2022-08-20
La nostra società è ormai spaccata: non ha senso un’offerta «moderata»
Usa e Uk mostrano che l’elettorato non di sinistra chiede riconoscibilità e chiarezza.Quando la società è spaccata in due l’unica posizione politica perdente è quella tiepida. Mentre negli Stati Uniti Donald Trump sta riacquistando il controllo del Partito repubblicano sull’onda dei successi dei candidati che fanno riferimento a lui, pronti a sfidare gli avversari democratici nelle elezioni di Midterm in un’America che per divisioni, spaccature, diversità ed irriducibilità culturali non ha altri precedenti se non in quella della guerra di secessione, anche i conservatori britannici si stanno apprestando a sostituire un leader non convenzionale come Boris Johnson con una figura dalla netta collocazione ideologica come Elizabeth Truss. Del resto, se qualcuno decide che non c’è più spazio per il dissenso e le diversità di opinioni, nel mondo delle leggi sull’hate speech, della mentalità woke, del rifiuto della realtà, dell’indottrinamento rivendicato come necessario, dell’auspicio della persecuzione fisica per chi rifiuta un trattamento sanitario, non esistono altre scelte se non la resa o il contrasto. Di fronte all’offensiva ideologica che auspica la somministrazione di bloccanti della crescita nei bambini per dare loro la possibilità di stabilire le proprie preferenze sessuali, non si dà la possibilità di sospensione del giudizio: o lo si accetta, accettando così tutte le conseguenze del caso e la costruzione di una società nuova e deprecabile, oppure ci si oppone, ci si scontra, si lotta contro questa idea di umanità. Di fronte alla riscrittura della storia in chiave retrospettiva ed ideologica, o si accetta che Ludwig Van Beethoven fosse un africano «perché aveva un forte senso del ritmo» (teoria che esiste davvero, ndr) oppure si ribadisce il fatto che nacque a Bonn da famiglia tedesco-olandese, accettando con ciò l’accusa di razzismo e probabilmente, perché no, anche di omofobia. Se la politica non capisce che in questo mondo è indispensabile e primario indicare dei punti fermi, delle linee-guida, dei principi non negoziabili, allora essa si condanna ad un’irrilevanza ancora maggiore di quella in cui l’attuale fase storica postdemocratica l’ha relegata. Purtroppo in Italia la politica sembra credere che il governo di unità nazionale abbia prodotto nella società un’analoga unità d’intenti, una specie di concordia octroyée. Niente di più errato. Il governo di unità nazionale, nato per fronteggiare l’emergenza pandemica, non ha prodotto una società unita ma spaccata tra coloro che hanno accettato qualsiasi cosa venisse loro ordinata invocando la discriminazione sugli altri e coloro che hanno preservato quei dubbi che in molti casi si sono poi rivelati fondati. A ciò occorre aggiungere che alla sinistra non è parso vero di assimilare coloro che manifestavano perplessità, magari sulla vaccinazione ai bambini o ai guariti, ai «fascisti novax» per riproporre lo stanco e novecentesco schema che vorrebbe loro esponenti del progresso e della scienza e gli altri oscurantisti e reazionari. Questo schema non funziona più: ormai la sinistra la votano solo i garantiti e i consumatori ideali metropolitani, accentuando ancora di più il processo di contrapposizione tra antropologie irriducibili. Tuttavia, il fatto che la destra non abbia colto con la necessaria lucidità l’elemento decisivo della spaccatura della società ha dato luogo a quella mancanza di chiarezza già acutamente notata da Francesco Borgonovo: se nessuno a destra vuole più il greenpass e i lockdown, perché nessuno a destra lo dice chiaramente? L’esile riferimento, nel programma, ad un rifiuto della «compressione delle libertà individuali» oltre ad essere vago e basato su di un concetto «comprimibile» quale quello di «compressione», non coglie la sostanza sociale della contrapposizione frontale che anche in Italia, sebbene in maniera meno acuta che in altre nazioni occidentali, stiamo vivendo. E se la sinistra si affida al «pericolo fascista» per consolidare un voto tosco-emiliano di pensionati benestanti iscritti all’Anpi e di qualche giovane iscritto a Gender Studies, la destra non può non capire che l’astensione alta che si prospetta non è espressione di una generica protesta come in passato, è il segno di un mondo che non crede più nel concetto di identificazione politica. Un mondo che è il nuovo protagonista della società e che è necessario comprendere e rappresentare.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco
Ecco #DimmiLaVerità del 18 settembre 2025. Il nostro Carlo Cambi ci rivela tutti i dettagli delle imminenti Regionali nelle Marche.