2023-04-15
DeSantis vara la stretta sull’aborto: divieto in Florida dopo sei settimane
Il governatore repubblicano fa infuriare la Casa Bianca, che definisce «estremista» la norma. Bocciata in parte la sentenza del Texas contro la pillola anticoncezionale. Ora si attende il parere della Corte suprema.Prosegue lo scontro politico sull’aborto negli Usa. Il governatore repubblicano della Florida, Ron DeSantis, ha firmato una legge che vieta l’interruzione di gravidanza dopo le sei settimane di gestazione. La norma, che entrerà in vigore solo se la Corte Suprema dello Stato confermerà l’attuale divieto posto a 15 settimane, prevede delle parziali eccezioni in presenza di stupro o incesto. In questi casi, il limite ultimo per praticare l’aborto verrebbe esteso a 15 settimane. «Siamo orgogliosi di sostenere la vita e la famiglia», ha dichiarato il governatore, presentando la legge approvata dalle camere del Parlamento statale, nel corso delle ultime due settimane. Le organizzazioni abortiste e il Partito democratico sono già sul piede di guerra. La norma è stata definita «estremista e pericolosa» dalla portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre: «L’amministrazione Biden sta dalla parte delle donne e dei medici e continuerà a lottare per proteggere l’accesso all’aborto e difendere i diritti riproduttivi». Secondo il sito Axios, se entrasse in vigore, la legge della Florida avrebbe un impatto particolarmente rilevante: il cosiddetto Sunshine State è stato infatti finora considerato un punto di riferimento per chi cerca l’interruzione di gravidanza nel Sud degli Usa (in particolare per chi proviene da Louisiana e Georgia). Ora, la questione non può non avere un risvolto politico. In primis, DeSantis è un papabile candidato alla nomination presidenziale repubblicana del 2024. Se un tale provvedimento può rafforzarlo per le primarie, la situazione appare più incerta in vista delle elezioni generali. Proprio su tali questioni esiste infatti un dibattito interno allo stesso Partito repubblicano. Per quanto lo schieramento sia in larghissima parte antiabortista, si registrano differenze sulle modalità con cui portare avanti la linea. A gennaio, Donald Trump sostenne che una delle ragioni del non eccellente risultato conseguito dai repubblicani alle ultime midterm fosse da ricercarsi proprio in alcune posizioni, da lui giudicate troppo rigide in materia di contrasto all’interruzione di gravidanza. Una tesi questa che gli ha attirato le critiche della parte più energicamente antiabortista della base. Non a caso, è proprio a questa quota elettorale che DeSantis ha deciso di puntare, non solo per sottrarla a Trump ma anche in previsione dell’imminente discesa in campo di Mike Pence: l’ex vicepresidente è infatti una figura molto popolare agli occhi della cosiddetta «destra religiosa». L’incognita per il Gop riguarda semmai l’umore degli indipendenti, che risultano fondamentali per conquistare la Casa Bianca. In secondo luogo, il tema è politico anche per i dem. Le grandi lobby dell’aborto finanziano storicamente l’Asinello. A maggio, le organizzazioni pro choice Planned Parenthood, Naral ed Emily’s List hanno messo in campo un totale di 150 milioni di dollari in vista delle midterm. Ora, secondo il sito Open Secrets, Planned Parenthood ha pesantemente foraggiato il Partito democratico nei cicli elettorali del 2020 e del 2022. Stesso discorso vale per Naral. Non solo. Queste organizzazioni vantano anche porte girevoli con i dem. La presidente di Naral, Mini Timmaraju, è stata senior advisor nell’amministrazione Biden e ha lavorato nel comitato elettorale di Hillary Clinton. A presiedere il cda di Planned Parenthood action fund è invece Joe Solmonese, che ha lavorato nel comitato elettorale di Barack Obama nel 2012 ed è stato il Ceo della Convention nazionale democratica del 2020. Insomma, sembra proprio che dietro la difesa della «libertà di scelta», tanto enfatizzata dai dem, girino molti soldi e molti agganci lobbistici.Intanto lo scontro è anche giudiziario. Mercoledì, una Corte d’appello ha parzialmente cassato una sentenza di un giudice distrettuale del Texas che, il 7 aprile, aveva bloccato l’approvazione, concessa dalla Fda nel 2000, del mifepristone: uno steroide sintetico usato per produrre la pillola abortiva. Secondo il togato, quell’approvazione non sarebbe avvenuta sulla base di adeguati standard di sicurezza e sarebbe stata addirittura influenzata da pressioni politiche. Ebbene, la sentenza d’appello ha stabilito che il mifepristone resterà per ora disponibile, ma ha introdotto comunque delle restrizioni al suo accesso: restrizioni che dovrebbero entrare in vigore oggi e contro cui il Dipartimento di Giustizia ha fatto ricorso ieri davanti alla Corte suprema degli Stati Uniti, che potrebbe emettere un primo pronunciamento già nelle prossime ore (nel momento in cui La Verità va in stampa, il massimo organo giudiziario statunitense non si è ancora espresso). La questione porterà prevedibilmente a nuove tensioni tra Joe Biden - il secondo presidente cattolico della storia americana- e la Conferenza episcopale statunitense. I rapporti tra l’inquilino della Casa Bianca e i vescovi sono notoriamente tesi proprio a causa delle sue posizioni pro aborto. Gli attriti si sono inoltre aggravati, dopo che la scorsa settimana il Walter Reed Hospital, che fa capo alla Defense Health Agency, non ha rinnovato il contratto ai frati francescani per l’assistenza religiosa presso la struttura ospedaliera. Una circostanza che ha indispettito il presidente della Conferenza episcopale, Timothy Broglio, e che ha portato 24 parlamentari repubblicani a chiedere spiegazioni all’amministrazione Biden.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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