2018-07-24
Dentro Twitter si apre l'abisso di chi inventa il gioco sulla malattia di Marchionne
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Da ventiquattr'ore c'è chi si diverte un sacco su Twitter. Su cosa? Su Sergio Marchionne in lotta tra la vita e la morte. Può sembrare perfino incredibile, ma è tutto vero: mentre una persona è in coma profondo, altri, con rara prova di insensibilità, coniano l'hashtag #cinemarchionne, e gareggiano a citare, più o meno riveduti e corretti per l'occasione, titoli di film celebri adatti a sghignazzare su un malato grave. Risultato? Un po' di indignazione, molte rispostacce da altri utenti, ma – tragicamente, ed è un segno dei tempi – un posto pressoché fisso tra i trending topics, cioè le discussioni più seguite su Twitter.Cercando all'indietro, l'account che sembra aver lanciato l'iniziativa è rigorosamente anonimo, tale Samir Hassan (@sssamirrrr), che, tanto per dare un primo segno di civiltà e rispetto, ha iniziato citando «Weekend con il morto», e poi - sembrandogli poco - ha aggiunto: «La classe dirigente va in paradiso» e «Il Marchionne del grillo». Con questo calcio d'inizio, immaginatevi il resto della partita. Nella classifica del cattivo gusto, un buon piazzamento se lo merita @donnadimezzo (il cui soave account recita «boia di Marchionne»), che aggiunge «Tre uomini e una Panda» e «C'era una svolta in America». Non scherza nemmeno @billa_silvia, a sua volta prodiga di spiritosaggini: «Il paradiso può attendere» e «Com'era verde la mia Panda». Da podio dell'orrore anche @KAOpSys a cui pare divertente citare «Prendi i soldi e schiatta», e @Gnarrrgh che aggiunge «Thank you for smoking».Ma è stata una valanga, tuttora in corso. Ecco una piccola antologia del peggio: @FerAlgaba (che ovviamente si definisce antifascista) parla de «L'Intoccabile» (al singolare, per Marchionne); @luponenero de «I predatori dell'Fca perduta»; @acaiulo di «Capitalisti serpenti»; @lcontevladl di «The Jackal» («non si può non addossargli questa etichetta», spiega…); @_Hand_Or_Not_ di «Departures»; @Apeiron123 de «Il giorno dei quasi morti viventi»; @yjiumy di «Mamma ho perso la Chrysler». Calarsi in questo abisso fa impressione, fa male. Ma è molto utile per capire. In tutte le famiglie, statisticamente è quasi certo che ci sia stata o ci sia una persona colpita da un tumore: sconfitta dalla malattia o invece guarita. Ma tutti, direttamente o indirettamente, abbiamo provato (o comunque avvertito non lontano da noi e dalla nostra sfera di affetti) l'esperienza di una chemioterapia, di una radioterapia, di un intervento a rischio, di una Tac o di una risonanza magnetica dal risultato incerto. Eppure, nemmeno questo ha scoraggiato i «proiezionisti» del #cinemarchionne. Imperterriti a sganasciarsi dalle risate. Dirà qualcuno: non diamo troppa rilevanza a questi «leoni da tastiera», spesso vigliaccamente anonimi, che amano dare il calcio. Può darsi che sia una considerazione saggia: in qualunque società, è ineliminabile una quota, un residuo di cattiveria pura, di attitudine all'odio gratuito. Né si tratta di invocare censure preventive: chi ama gli Stati Uniti sa che il Primo Emendamento alla Costituzione Usa, quello sul free speech, sulla libertà di parola, viene chiamato in causa dalla Corte Suprema per consentire qualunque tipo di espressione, anche la più abominevole, perfino quella di chi brucia in pubblico la bandiera a stelle e strisce.Infatti, ben al di là del caso Marchionne, non c'è da censurare a priori: c'è forse da intervenire a posteriori, in sede civile, con adeguati risarcimenti. Ragionando, in primo luogo a favore dei soggetti colpiti e dei loro familiari, sull'effettiva applicazione (e sul potenziamento) degli strumenti giuridici esistenti a tutela dell'identità, dell'immagine, dell'onore e della reputazione di una persona.Sei libero di scrivere ciò che credi, nessuno può impedirtelo: ma forse è il caso che, dopo, tu ne risponda. Se non sarà il cervello e il cuore, sarà forse il portafogli a ricordare a molti di questi odiatori un altro hashtag a loro caro (ma solo se si tratta di polemizzare contro un ministro o contro un governo, c'è da presumere): #restiamoumani.
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