2019-05-13
Persi per strada 666 decreti attuativi. L'eredità di Renzi e Gentiloni è già in buona compagnia
True
A oggi sono 666 i provvedimenti non ancora promulgati che rendono impossibile realizzare le riforme varate dalle ultime legislature.L'eredità del centrosinistra a Giuseppe Conte è stata molto pesante. A luglio del 2018 l'osservatorio Openpolis calcolava in 641 i decreti attuativi ancora da adottare, di cui 251 risalenti all'ex sindaco e 390 a quello guidato dal suo successore dopo la sconfitta del referendum.A quasi due anni dall'entrata in vigore del Codice sul Terzo settore che ha riscritto le regole fiscali e civilistiche per gli enti non profit, i dettagli della riforma non sono stati ancora inviati alla Commissione europea.Lo speciale contiene tre articoli.Le riforme non riformano. Prima vengono annunciate, poi promesse, poi rimandate, poi riannuciate e, infine, annacquate in Parlamento. Certo: alcune diventano leggi dello Stato, ma l'iter è stato talmente lungo, tortuoso, compromissorio che alla fine le riforme che dovevano riformare… non riformano. Perché tutto questo? La colpa è dei governi. Numeri alla mano, ad oggi ci sono 666 decreti attuativi ancora non promulgati che rendono impossibile realizzare al 100% le riforme varate dalle due ultime legislature. In molti casi, tra l'altro, sono pure scaduti i termini previsti dalla legge. Insomma, un vero e proprio pasticcio causato dalla lentezza della politica e, forse, dall'eccessiva ambizione di chi ha promesso e varato delle riforme senza avere la determinazione o le competenze tecniche per portarle a termine.Ma andiamo con ordine. In base all'ultimo conteggio dell'Ufficio per il programma di governo di Palazzo Chigi (datato 30 aprile 2019), l'esecutivo guidato da Giuseppe Conte ha varato finora 8 riforme (comprese la legge di stabilità 2019 e il decreto Genova). Per attuarle sono necessari 284 decreti che devono essere emanati dai ministeri coinvolti, dal presidente del Consiglio o da altre istituzioni pubbliche. Finora, però, ne sono stati "bollati" soltanto 48. Un esempio? Il Dl sicurezza, sbandierato a fine 2018 dal ministro dell'Interno Matteo Salvini come la soluzione definitiva per il fenomeno dell'immigrazione. Ebbene, per rendere pienamente operativa quella legge servirebbero 17 decreti attuativi. Peccato che finora se ne sia visto soltanto uno.Ma la colpa non è soltanto dell'attuale esecutivo. Anzi. I governi che si sono dati il cambio nella precedente legislatura hanno lasciato un'eredità pesante ai propri successori. Il primo esecutivo della scorsa legislatura è stato quello di Enrico Letta, a Palazzo Chigi dall'aprile 2013 al febbraio 2014, il quale ha emanato 314 decreti attuativi per realizzare le sue riforme, lasciandone 12 ancora da adottare. A questi se ne sono aggiunti altri 139, rimasti in sospeso dopo l'addio di Matteo Renzi a Palazzo Chigi avvenuto il 4 dicembre 2016. Ma il fardello più grosso è quello di Paolo Gentiloni: in un anno e mezzo di governo, l'ex premier dem ha attuato soltanto il 48,4% delle riforme varate dai suoi ministri. In totale ha lasciato in eredità ben 279 decreti al governo gialloblu.A onor del vero non tutti questi provvedimenti sono necessari: spesso capita che alcune misure siano sorpassate da riforme che, sempre per usare un giro di parole, riformano le riforme precedenti. Ci sono poi quelle leggi in parte auto-applicative e che per entrare in vigore non necessitano di ulteriori interventi. Quasi sempre, però, i provvedimenti più corposi (e quindi più incisivi) per essere pienamente operativi non possono sfuggire allo strumento del decreto attuativo. Perciò poco importa se poi non si ha il tempo o i mezzi per portarli a compimento: l'importante è poter dire di aver approvato quanto promesso. Tanto poi a completare quelle riforme ci penserà qualcun altro. Forse.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/decreti-attuativi-2636788418.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-centrosinistra-ha-snobbato-i-decreti-attuativi-sulla-riforma-del-terzo-settore" data-post-id="2636788418" data-published-at="1758163078" data-use-pagination="False"> Il centrosinistra ha snobbato i decreti attuativi sulla riforma del terzo settore «L'aumento delle tasse per volontariato e terzo settore è semplicemente una vergogna». A dirlo era l'ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni con un tweet contro il governo gialloblu di Giuseppe Conte lo scorso 24 dicembre. Peccato che anche i governi di centrosinistra non si siano particolarmente distinti nell'aiuto di associazioni di volontariato o di promozione sociale. O meglio la riforma fatta di concerto con l'Unione Europea non sarà terminata nel 2020. A quasi due anni dall'entrata in vigore del Codice che ha riscritto le regole fiscali e civilistiche per gli enti non profit (il Dlgs 117/2017), i decreti attuativi della riforma non sono stati ancora inviati alla Commissione europea, che deve verificare la compatibilità delle nuove regole con la disciplina degli aiuti di Stato nel mercato unico. Del resto quando fu approvata era il 2016, tra brindisi e applausi dall'allora presidente del Consiglio Matteo Renzi. Era il 26 maggio di 3 anni fa. Il non profit festeggiava la fine di un percorso articolato, ma l'approvazione è stato l'inizio di un calvario. Per diventare operativa, la legge ha ancora bisogno di ben 41 decreti attuativi, tra decreti della presidenza del consiglio dei ministri, decreti ministeriali, decreti interministeriali, linee guida. Al momento ne sono stati approvati solo 9. Altri 4 sono in dirittura d'arrivo e attendono la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Insomma un nulla di fatto. Che non è di sicuro solo responsabilità di questo governo, ma anche di quello di Gentiloni. «Il Governo, finché è in carica, vada avanti con i decreti che mancano al completamento della Riforma del Terzo settore», spiegava l'anno scorso il parlamentare di Forza Italia Antonio Palmieri, a marzo, durante la travagliata fase di nascita del nuovo esecutivo gialloblu. E aggiungeva: «Il governo non consideri questo periodo di stallo come un'occasione per tirare i remi in barca, ma punti dritto all'obiettivo, mantenendo viva il confronto con il Forum del Terzo settore. Anche perché i tempi per un nuovo governo sono difficili da prevedere». Non fu fatto nulla. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/decreti-attuativi-2636788418.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="la-pesante-eredita-di-matteo-renzi-e-paolo-gentiloni-641-iter-fermi" data-post-id="2636788418" data-published-at="1758163078" data-use-pagination="False"> La pesante eredità di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni: 641 iter fermi L'eredità dei governi di centrosinistra al governo Conte è stata molto pesante per la chiusura di alcuni provvedimenti. A luglio del 2018 l'osservatorio Openpolis calcolava in 641 i decreti attuativi ancora da adottare, di cui 251 risalenti al governo Renzi e 390 a quello guidato dal suo successore dopo la sconfitta del referendum. Del resto, le leggi e i decreti legislativi adottati dall'esecutivo Renzi hanno richiesto in totale 840 provvedimenti attuativi. Il 70 per cento di questi (589) è stato già adottato. Per quanto riguarda invece la squadra guidata da Paolo Gentiloni erano previsti nel complesso 564 decreti attuativi. Di questi sono stati adottati 174 (il 30 per cento). Il risultato è che sono molte le leggi chiave della scorsa legislatura che restano ancora incomplete. Per il governo Renzi si possono citare sia lo Sblocca Italia – spiega Openpolis – a cui mancavano ancora 6 decreti attuativi sui 38 previsti, sia il decreto banche (4 su 7). Restavano da adottare, poi, la metà dei 30 decreti attuativi previsti per il Nuovo codice dei contratti pubblici (decreto legislativo 50/2016), altri 9 decreti (su 31) per la legge 221/2015 sulla Green economy, altri 3 (su 28) per la 107/2015 la 'Buona scuola' e 5 (su 8) per quanto riguarda il decreto legislativo 45 del 2014 sulla gestione dei rifiuti radioattivi. Necessitavano, invece, di un solo decreto diverse norme, tra le quali il decreto competitività, la legge sulla violenza negli stadi, la riforma della Giustizia. Per l'esecutivo Gentiloni ci sono, tra gli altri, da segnalare il ddl concorrenza (ancora 8 provvedimenti attuativi da adottare su 13) e il decreto fiscale (11 su 19). Sempre dai precedenti governi sono stati adottati solo due, poi, dei 15 decreti previsti dal decreto legislativo 147/2017 sul Reddito di inclusione e il contrasto alla povertà. Resta in stand by il Codice dell'amministrazione digitale (decreto legislativo 217/2017) che di decreti attuativi ne prevede sette. «I provvedimenti attuativi possono avere delle scadenze temporali entro cui essere adottati» – ricordava l'osservatorio civico –.« Più tempo passa, più rischiano di scadere i termini previsti per l'adozione, più è probabile che la legge rimanga tronca».«Il governo Conte» – spiegava l'osservatorio – «dovrà quindi decidere quanti e quali energie dedicare a perfezionare il lavoro lasciato a metà dai suoi predecessori, visto che alcuni provvedimenti chiave risultano ancora incompleti».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)