Decisione Gran Giurì Iap su Campagna #NoEutanasia: «Ha vinto la verità, i nostri manifesti sono legittimi»

Decisione Gran Giurì Iap su Campagna #NoEutanasia: «Ha vinto la verità, i nostri manifesti sono legittimi»

«Ha vinto la verità, i nostri manifesti "#Noeutanasia" contro la legalizzazione del fine vita, sono legittimi; contraria al decoro e al buon senso è la dittatura del politicamente corretto invece e di chi vuole violare il diritto inalienabile alla vita. Ora si sappia che le nostre affissioni di manifesti-denuncia a Roma e Milano e poi in altre città italiane erano regolari, si tratta di una comunicazione onesta, veritiera e corretta caro Cappato e cari radicali e non c'è una "esagerazione della problematica sociale" né si tratta di "richiami scioccanti"». È la dichiarazione soddisfatta del presidente di Pro Vita Antonio Brandi e del vice presidente Jacopo Coghe, dopo che il Presidente del Gran Giurì dell'Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria ha accertato che la campagna della Onlus - tra le promotrici del Family Day - non viola il suo codice. 'Marta, 24 anni, anoressica, potrà farsi uccidere. E se fosse tua sorella? Alessandro, 18 anni, bullizzato. Potrà farsi uccidere. E così via… #noeutanasia', sono tutti testi che ricordano un pericolo reale: quello che potrebbe accadere se il nostro Parlamento legiferasse in materia di eutanasia e suicidio assistito. È una prospettiva che in altri Paesi, purtroppo, ha già preso forma con l'auto-eliminazione dei depressi, dei fragili, dei deboli dalla società" hanno proseguito. «Ora i parlamentari e i sindaci dei Comuni che ci hanno fatto una guerra ideologica ci chiedano scusa e si rendano conto che sono loro a discriminare e poi ad impedire anche il diritto di opinione e la libertà di pensiero costituzionalmente garantiti» hanno concluso i due presidenti.

«Vacanze romane» tra sacro e profano: monumenti iconici e quartieri autentici
Il Tempio di Esculapio, all’interno del parco di Villa Borghese (IStock)
La capitale in versione insolita: in giro dal ghetto ebraico a Villa Borghese, tra tramonti, osterie e nuovi indirizzi.
Love, peace & Hitler. L’ignota passione delle grandi rockstar per il Terzo Reich
John Lennon e la cover del libro di Daniel Rachel (Getty Images)
Un saggio riscrive la storia della musica: Lennon si ritraeva come il Führer e Clapton amava il superconservatore Powell.

L’ultimo è stato Fedez: dichiarando di preferire Mario Adinolfi ad Alessandro Zan e scaricando il mondo progressista che ne aveva fatto un opinion leader laburista, il rapper milanese ha dimostrato per l’ennesima volta quanto sia avventata la fiducia politica riposta in un artista. Una considerazione che vale anche retrospettivamente. Certo, la narrazione sul rock come palestra delle lotte per i diritti è consolidata. Non di meno, nasconde zone d’ombra interessanti.

Carofiglio, il samurai della giustezza in camicia bianca
Gianrico Carofiglio (Ansa)
Magistrato, politico in quota Pd per un breve periodo e romanziere. Si fa predicatore del «potere della gentilezza» a colpi di karate. Dai banchi del liceo insieme con Michele Emiliano, l’ex pm barese si è intrufolato nella cricca degli intellò scopiazzando Sciascia.
I veicoli elettrici non fanno calare la CO2
(IStock)
Pure la Francia fustiga l’ostinazione green di Bruxelles: il ministro Barbut, al Consiglio europeo sull’ambiente, ha detto che il taglio delle emissioni in Ue «non porta nulla». In Uk sono alle prese con le ambulanze «alla spina»: costate un salasso, sono inefficienti.

Con la Cop 30 in partenza domani in Brasile, pare che alcuni Paesi europei si stiano svegliando dall’illusione green, realizzando che l’ambizioso taglio delle emissioni in Europa non avrà alcun impatto rilevante sullo stato di salute del pianeta visto che il resto del mondo continua a inquinare. Ciò emerge dalle oltre 24 ore di trattative a Bruxelles per accordarsi sui target dell’Ue per il clima, con alcune dichiarazioni che parlano chiaro.

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