2018-04-07
L'Italia vende fucili anti drone all'Arabia Saudita. Ma il traffico è illegale: arresti e sequestro da 40 milioni
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Armi sofisticate di ultima generazione, tra cui un sistema per abbattere i velivoli senza pilota, da esportare in Medioriente e a Paesi arabi, come Arabia Saudita, Kuwait ed Emirati Arabi Uniti. C'è il massimo della riservatezza da parte degli inquirenti sull'operazione «Droneranger» della Gdf di Roma che ha sgominato un gruppo di imprenditori di Pomezia che per un anno ha prodotto armamenti senza alcuna autorizzazione.Due persone sono state arrestate, un imprenditore romano e un ingegnere svizzero, mentre altri cinque sono stati fermati a piede libero. Ma ci potrebbe essere molto di più, perché nell'inchiesta, a quanto risulta alla Verità, sarebbero coinvolte anche banche e multinazionali che stavano concedendo fidejussioni e collaborazione commerciale alla ditta di Pomezia che non poteva vendere armi all'estero perché senza autorizzazioni. La questione è delicata anche perché risale all'anno scorso l'inchiesta della Dda di Napoli sulla Società italiana elicotteri di Andrea Pardi, accusato di aver introdotto in Paesi soggetti ad embargo, come Iran e Libia, sempre in mancanza delle autorizzazioni ministeriali, elicotteri, fucili di assalto e missili terra aria nel periodo tra il 2011 e il 2015. Per di più la vicenda si interseca pure nelle polemiche recenti sulla vendita di tecnologia dual use, sia civile sia militare, secondo il regolamento dell'Unione europea. Un vincolo, quest'ultimo, che spesso non è stato rispettato in Italia dove il Mise (Ministero dello sviluppo economico) ha difficoltà a essere trasparente. Anzi, come denunciato in un'inchiesta del Fatto Quotidiano, per i tecnici del Mise: «gli atti procedimentali relativi alla materia del controllo all'esportazione di prodotti ad alta tecnologia (dual use) sono specificamente sottratti all'accesso». In sostanza «la documentazione relativa all'esportazione e transito dei beni a doppio uso non è accessibile, proprio per la loro natura anche militare. L'Italia è l'unico Paese in Europa in cui si invoca questo per giustificare il non rilascio delle informazioni».Nello specifico, dalle indagini condotte dalla compagnia di Pomezia, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Velletri, è emerso che in un'azienda specializzata in studio e progettazione di apparati elettronici, si stava realizzando invece «un sistema di puntamento e inibizione al volo di veicoli a pilotaggio remoto (Apr) mediante l'utilizzo di un'ampia gamma di radiofrequenze, anche di tipo vietato in quanto di possibile disturbo per le radiocomunicazioni nazionali». Il problema è che la società non rispettava la legge del 1990 su controllo e esportazione di armamenti, nulla osta che deve essere rilasciato dal ministero degli esteri e della Difesa: a quanto pare lo stesso amministratore delegato non aveva i requisiti per farlo. Le indagini sono andate avanti per quasi un anno. I militari delle Fiamme gialle avevano già effettuato un sequestro a luglio, dopo segnalazioni di strani movimenti di droni nella zona di Pomezia. Lì l'azienda stava testando gli apparecchi. Le Fiamme gialle hanno messo sotto intercettazione manager e i dipendenti. E sono riuscite a ricostruire l'intera filiera dell'attività commerciale, consentendo, tra l'altro, di individuare i clienti finali della commessa. Non solo. Con l'esecuzione delle misure cautelari sono state anche interrotte le operazioni commerciali illegali, con contratti già sottoscritti per poco meno di 4 milioni di euro, nonché ulteriori accordi in fase di definizione per la protezione di siti strategici del valore di 36 milioni di euro, tali da risultare un business di livello mondiale, con numerosi ulteriori clienti, già interessati a sottoscrivere accordi di fornitura, e progetti in fase di costante aggiornamento. Spiega la Gdf in una nota: «Sono stati rilevati plurimi contatti con primari istituti di credito nazionali e stranieri, nonché con aziende multinazionali, per ottenere fideiussioni bancarie finalizzate alla sottoscrizione di molteplici contratti in campo militare nel medio oriente. Nel corso delle perquisizioni, eseguite contestualmente all'ordinanza, è stato sequestrato copioso materiale probatorio, tra cui contratti, droni, fucili antidrone e componentistica varia degli apparati radar inibitori di volo».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)