2024-03-21
Dai rapporti con la Cina all’energia. La Puglia rossa fa Stato autonomo
Dopo l’addio alla Via della seta, la bufera giudiziaria sul capoluogo sta mettendo sotto pressione la Regione, che con Michele Emiliano si è mossa sempre come uno Stato a sé, dalle decisioni sull’energia e la logistica ai rapporti con la Cina. E che dice Massimo D’Alema?Tra l’addio alla Via della seta, la maxi inchiesta attorno al Comune di Bari e il suo probabile commissariamento, la Puglia sta vivendo ore convulse. Non accadeva da almeno un decennio, dai tempi del crac Tercas e dei problemi della Pop Bari, che i potentati locali si trovassero ad affrontare temi tanto delicati e in chiaro contrasto con le istituzioni romane. Le reazioni scomposte del governatore Michele Emiliano, del sindaco Antonio Decaro e di tutti i vertici del partito dem, da Elly Schlein fino a Piero Fassino, sono il segnale lampante di un enorme timore di fondo. Perdere il controllo politico della Puglia, regione che fino a oggi si è comportata come uno Stato a sé stante. Autonomo dal punto di vista delle decisioni energetiche, infrastrutturali e logistiche di ogni sorta. Indipendente anche dal punto di vista della politica estera, chiaramente filo cinese fin dentro ai gangli della burocrazia. Non fraintendiamo, questa analisi non accosta in alcun modo la politica locale alla criminalità organizzata. C’è una inchiesta, ci sono intercettazioni sensibili che la coinvolgono, ma come sappiamo le inchieste hanno un corso lungo e spesso le accuse vengono smontate. Conta quello che decidono i giudici. Non è questo il punto. Un commissariamento di un Comune come quello di Bari, gestito per di più da un sindaco che oltre a essere un pezzo grosso del Pd, il numero uno dell’Anci e il candidato naturale a prendere il posto di Emiliano in Regione (perpetuando il circolo chiuso dei potentati locali che vanno ben al di là del ruolo dem) può aprire il vaso di pandora. Il timore della sinistra è perdere potere sul territorio, lo stesso che ha consentito magari sviluppo ma sicuramente cordate e interessi di parte. Sulle colonne della Verità ne scriviamo da anni. Si va dal tema dei porti, soprattutto quello di Taranto, fino alla logistica e all’energia dell’eolico flottante. A un mese e mezzo dall’addio all’accordo sulla Via della seta, siglato nell’ormai lontano 2019 da Giuseppe Conte e mentre tutti i riflettori erano puntati sul destino dell’Ilva, Emiliano provava a riportare il porto di Taranto su altra strada e a rafforzare le mani cinesi sul terminal strategico, aprendo le porte del Dragone al business della cantieristica navale sfruttando le pieghe del decreto Energia varato poco prima. Il segnale dell’avvio di questa operazione, appoggiata anche dai dem locali, sarebbe la nomina avvenuta all’inizio di febbraio di Alessandro Becce, chiamato al timone di San Cataldo container terminal, la società terminalistica del gruppo turco Yilport concessionaria del molo polisettoriale tarantino. Lo sbarco in Puglia come amministratore delegato è avvenuto a poche settimane di distanza dall’uscita dal gruppo F2i dove era a capo della holding portuale fino allo scorso dicembre. Il suo è un lungo curriculum: dall’aprile 2023 è vicepresidente di Assiterminal, presidente della Venezia port community da luglio 2022, presidente della sezione attività portuali di Confindustria da luglio 2020 a febbraio 2024. Ha avuto incarichi apicali anche nel gruppo Psa (controllato dal fondo Temasek che ha il 22% del suo portafoglio investito in Cina) e dal 2000 al 2004 è stato presidente dell’Autorità portuale di Savona-Vado. Proprio dove, alla fine del 2019, è stata aperta Vado gateway, la piattaforma container che vede alleati i cinesi di Cosco e Qingdao con Maersk. Alessandro Becce, vale la pena ricordarlo, è inoltre il cugino di Luca Becce, presidente di Assiterminal che ha contestato la riforma della governance del sistema portuale italiano annunciata dal governo, che è anche il responsabile delle risorse umane di Psa in Italia e che nel 2021 era pure entrato nella segreteria del Pd savonese per sponsorizzare la candidatura a sindaco di Marco Russo. Gli intrecci ci portano anche al collegamento ferroviario tra Bari e Psa Genova Prà, grande scalo, su cui hanno investito anche i francesi di Axa, attraverso Gts. Quest’ultima è una società barese di proprietà della famiglia Muciaccia che compare tra i finanziatori dell’associazione Piazze d’Italia che ha supportato il centrosinistra e la rielezione di Emiliano. Tutto lecito, ovvio. Ma è giusto che una Regione abbia una politica estera tutta sua in un momento di tensioni e guerre come quello attuale? Lo si comprende anche dalle tensioni che in questi giorni toccano il porto stesso di Taranto. A dicembre aveva annunciato una maxi investimento da 60 milioni una cordata di aziende polacche. L’iter per ottenere le pre autorizzazioni è stato complicatissimo. Forse perché gli investimenti per lo sviluppo dell’area messi a terra ai tempi del governo Conte erano destinati ad altri? E non a società vicine agli Usa e al Dipartimento della Difesa americano? L’altro giorno sono scaduti i tempi per presentare attività concorrenti. Adesso parte la conferenza dei servizi. Vedremo come andrà. L’altra parte dell’area retrostante il porto riguarderà la cosiddetta Puglia Valley, progetto sull’idrogeno. Lo costruirà Snam con Energie Salentine. Chi collabora con quest’ultima? Naturalmente Barbara Valenzano, già super dirigente della Regione e molto vicina a Emiliano. È chiaro che se il Pd perde il controllo del Regno di Puglia le cose cambieranno. L’unico che ieri è rimasto in silenzio è stato Massimo D’Alema che di Puglia se ne intende. Chissà cosa penserà?
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.