2022-01-29
I voltagabbana impuniti del virus
Non passa giorno che qualche esperto, politico o giornalista non smentisca quello che aveva affermato come un dogma a proposito di cure precoci al Covid, green pass, no vax, colori delle regioni, contabilità di ricoveri e decessi. Ora aspettiamo che chiedano scusa.Chissà quando chiederanno scusa. Chissà, soprattutto, quanti avranno il coraggio di farlo. Esperti, politici e giornalisti, in materia di Covid, per mesi hanno insistito a sostenere su green pass e cure una serie di tesi che oggi si rivelano false. Dall’inizio dell’estate scorsa hanno accusato le persone che dubitavano delle loro categoriche affermazioni di essere cattivi maestri, anzi corresponsabili della morte di centinaia, se non migliaia di persone. Ecco: sette mesi dopo cadono a una a una le teorie antiscientifiche di chi aveva eletto il certificato verde a dogma, le cure domiciliari a stregonerie, la Tachipirina e la vigile attesa a sola terapia certificata contro il virus e i no vax a unici untori, pericolosi per la salute della collettività e dunque da punire, vessare e rinchiudere in casa se non in manicomio. Sì, non passa giorno che qualcuno non si ricreda e smentisca ciò che aveva detto mesi o settimane prima. Gli esempi si contano a bizzeffe. Indimenticabile è il discorso di Pierpaolo Sileri, sottosegretario grillino alla Salute, quello che ancora vuole rendere difficile la vita a chi non si è vaccinato. Il 15 settembre al Senato, sostenne che era una bugia, anzi una falsità, che gli immunizzati prendessero e trasmettessero il virus, confermando in pratica l’utilità del green pass. Ma già tre mesi dopo aveva cambiato idea e durante un talk show spiegò, senza fare un plissé, che era passato il concetto sbagliato che chi è vaccinato contagia zero. «Questo non è vero», sentenziò di fronte alle telecamere di Paolo Del Debbio. Peccato che il concetto sbagliato lo avesse propagandato proprio lui, e sostenendo l’utilità del certificato verde, anzi del super certificato, avesse instillato nella testa degli italiani proprio la convinzione che fosse sufficiente un pezzo di carta per sentirsi al sicuro, vaccinati e contenti.Sileri non è l’unico pentito. Della lista fa parte anche il professor Matteo Bassetti, virologo di pronto intervento per qualsiasi trasmissione tv, a volte addirittura a reti unificate. Se prima l’unica strada per curare i malati era la Tachipirina accompagnata dalla vigile attesa e parlare di cure alternative era da sciamani, adesso il primario dell’ospedale di Genova demolisce il protocollo voluto da Roberto Speranza e compagni, dicendo che bisogna intervenire subito con altri farmaci, magari con i monoclonali, come ha fatto lui stesso con una trentina di pazienti contagiati nella casa di riposo di Masone, sull’Appennino ligure. Se prima le terapie domiciliari erano descritte come rimedi escogitati da ciarlatani per spillare un po’ di soldi ai creduloni, ora un conduttore come Corrado Formigli dedica molti minuti del suo prezioso tempo a parlarne nel suo talk show con Giuseppe Remuzzi (Istituto Mario Negri) e Andrea Mangiagalli (Allineare Sanità & salute). Però non ci sono solo Sileri e Bassetti a dover fare ammenda: l’elenco è lungo e ci si potrebbero inserire tutti i virologi che da due anni risiedono stabilmente negli studi televisivi, a cominciare da Massimo Galli. Quando qualcuno diceva che da solo il vaccino non bastava e chi non si era ancora immunizzato non poteva essere considerato il solo problema, il minimo che potesse accadere era di venire etichettati come negazionisti e no vax. Citare le persone vaccinate e contagiate, raccontando che si poteva finire in ospedale nonostante l’iniezione, era considerata una bestemmia: oggi è un dato di fatto, prova ne sia che lo stesso Galli, dopo tre dosi, si è dovuto sottoporre alle cure dei suoi colleghi, i quali in ospedale gli hanno somministrato la terapia monoclonale. E il sistema del semaforo a colori che regola la vita delle Regioni e dei loro cittadini? Fino al 16 gennaio scorso era ritenuto indispensabile da Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, che lo difendeva dicendo di considerarlo «un’allerta per il territorio». Ma ieri, di fronte al numero di contagi, il sottosegretario alla Salute Andrea Costa ha annunciato che è ora di andare «verso il superamento del sistema a colori». Tutto e il suo contrario. Stessa giravolta sulla contabilità dei decessi. Mettere in dubbio i numeri era da avvoltoi che speculano sulla pandemia. Ma arriva Milena Gabanelli che si fa le stesse domande e si chiede come vengano contate le vittime. «Se una persona affetta da patologia oncologica, cardiovascolare, renale, epatica, oppure ha il diabete, e cessa di vivere mentre è positiva, rientra nella contabilità dei morti di Covid». Dunque? «Si può dire che c’è una sovrastima?» Forse lo si può pensare, «ma va considerato il fatto che l’influenza è sparita». Quindi, forse sì: i morti di solo Covid sono meno di quelli stimati.E il mitico green pass che secondo Mario Draghi garantiva di trovarsi tra persone che non contagiano e non si contagiano? Il 26 luglio dello scorso anno Matteo Bassetti lo voleva estendere di un anno oltre il termine del ciclo vaccinale. Il 25 gennaio, cioè l’altro ieri, invece retoricamente si chiedeva: «Che senso ha chiedere il green pass?». Già, che senso ha porre delle limitazioni dei diritti costituzionali a dei cittadini che non sono criminali, ma semplicemente non si sono adeguati a un’imposizione che non condividono e che non ha una base scientifica? Tuttavia, ora che in molti fanno marcia indietro e ci danno ragione, forse prima di domandarsi che senso abbia quel che hanno detto e fatto è giusto tornare al quesito numero uno: chiederanno mai scusa per gli errori commessi e per i danni provocati?
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