2020-05-28
Da Consip al tribunale di Perugia. Tutte le manovre di Pignatone
Giuseppe Pignatone (Ansa)
L'ex procuratore di Roma era intimo di Luca Palamara e assieme a lui vedeva il vice capo del Csm per parlare del procedimento contro Woodcock. Poi esultava per le nomine alla sede che giudica le toghe della Capitale.L'ex procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, l'allora vicepresidente del Csm Giovanni Legnini e Luca Palamara erano una squadra affiatata. In particolare, sembra che il capo degli inquirenti capitolini fosse molto attento anche alle audizioni dinanzi alla prima commissione del Csm, dove era in corso la verifica sulla gestione delle indagini Cpl Concordia (in cui era stato intercettato Matteo Renzi con un generale della Guardia di finanza) e Consip da parte del pm Henry John Woodcock, considerato il nemico giurato della famiglia del fu Rottamatore. «Ottimo Corriere veramente formativo», scrive Palamara, il 18 luglio, facendo riferimento a un articolo firmato da Pignatone sul quotidiano («Così abbiamo sconfitto la mafia delle stragi»). «Grazie», risponde Pignatone e chiede: «Morosini sarà d'accordo?». L'uomo è molto interessato al giudizio del collega Piergiorgio Morosini, gip a Palermo e in quel momento consigliere del Csm. «Poi ti racconto di quello che è riuscito a combinare ieri», chiosa Palamara. Il riferimento era a come avesse torchiato il procuratore di Modena, Lucia Musti, che aveva reso dichiarazioni (negative) sui metodi dei carabinieri del Noe, gli stessi che avevano indagato sulla famiglia Renzi. Morosini, evidentemente, non aveva lo stesso giudizio su Woodcock e i suoi investigatori.Pignatone: «La Musti era sconvolta». La frase lascia immaginare che i due procuratori si fossero sentiti sul delicato tema. Il 24 luglio è il giorno delle audizioni del procuratore di Napoli, Nunzio Fragliasso, e del procuratore generale, Luigi Riello. Le aspettative erano che entrambi scaricassero Woodcock. Palamara: «Riello torchiato a dovere da Ardituro (Antonello, consigliere di Area, ndr), dopo il mio esame nel quale ha detto tutto». Pignatone: «Sempre meglio». Palamara: «Fragliasso molto molto bene». Pignatone: «Ottimo».Il 27 luglio Pignatone racconta all'amico di essersi preoccupato per la conferma della scorta del pm oggi sotto inchiesta: «Ho parlato con questore e comandante dei carabinieri». Palamara: «Grazie! Qui ho tentato ultima carta».A inizio settembre si deve decidere l'ennesimo rinvio del procedimento disciplinare contro Woodcock, tenendolo così in sospeso. A quanto risulta alla Verità, la Procura di Roma aveva informato Legnini dell'esistenza di una intercettazione telefonica che lo riguardava e in cui il suo interlocutore, l'ex ministro Cirino Pomicino, come abbiamo anticipato ieri, esprimeva giudizi non proprio lusinghieri su Woodcock. La conversazione impediva a Legnini di presiedere la sezione disciplinare.«Sto partendo ora», dice Pignatone. «Ti aspetto da Giovanni», risponde Palamara. Il 6 settembre il procuratore chiede di essere chiamato. Palamara lo informa: «Parlato nuovamente con Colaiocco». Pignatone: «Ok». In quel momento Palamara stava cercando di convincere il collega e compagno di corrente (Unicost) Sergio Colaiocco a ritirare la sua candidatura a procuratore aggiunto di Roma, per favorire la nomina di Giuseppe Cascini, pupillo di Pignatone, ma di Area. Pignatone e Palamara commentano anche la nomina per il presidente del tribunale di Perugia, sede dove vengono processati anche i magistrati capitolini: il 14 settembre 2017 Palamara scrive a Pignatone: «Ho evitato Chiaravalloti a Perugia». Caterina Chiaravalloti, della corrente moderata di MI, era presidente del tribunale di Castrovillari, in Calabria, e non godeva, pare di capire, della stima di Pignatone. Che con Palamara si congratula: «Bravo». Palamara: «Mariella Roberti proposta unanime». Pignatone: «Ottimo». Nei giorni precedenti, Palamara aveva controllato via chat che nella domanda della stessa Roberti fosse tutto a posto. Chiedendole per esempio se avesse allegato «il progetto organizzativo». Quindi l'aveva fatta inviare al suo indirizzo e a quello del collega di Area, il cartello delle toghe di sinistra, Valerio Fracassi. Il 14 settembre Palamara le scrive: «È andata!». E lei replica: «Grande! Grazie!».Il 9 novembre Palamara digita: «Come volevasi attendere è uscita polpettina avvelenata sulla Verità». Il riferimento è a un nostro scoop (titolo: «L'inchiesta della Finanza che scuote il Csm») che riguardava un'indagine della Procura di Tivoli. In esso si parlava proprio dei rapporti tra Palamara e un sottoufficiale della polizia giudiziaria, accusato di essere una talpa. Pignatone risponde: «Ho visto. Però risulta che è tutto chiuso (Cisterna non è più lì, almeno questo è positivo)». Alberto Cisterna era stato gip di Tivoli ed è da anni in lite con Pignatone e i suoi per questioni risalenti ai tempi in cui Pignatone era procuratore di Reggio Calabria e Cisterna pm della Direzione nazionale antimafia. «Sì però è una vigliaccata fatta a tavolino, basta vedere il riferimento al relatore». Pignatone: «Certo. Dillo ai tuoi colleghi del Csm». Il 17 novembre i due si rivedono nel parlamentino dei giudici: «Mi diceva Giovanni se per te va bene alle 17 ci vediamo direttamente da lui». Pignatone risponde che sta «venendo». L'11 dicembre Pignatone rammenta all'amico una sua segnalazione: «Ti ricordi la Consiglio». Palamara: «Ti confermo presidente sezione tribunale Palermo». Pignatone è soddisfatto: «Ok». Quindi anche l'ex procuratore partecipava alla sagra delle segnalazioni, un virus che sembra aver infettato tutta la magistratura.Il 13 Palamara informa il collega della battaglia al Csm: «Qui partita durissima». Il 14 la sfida si sblocca e Riccardo Fuzio va verso la nomina a nuovo procuratore generale della Cassazione, l'inquirente più potente d'Italia, incaricato anche di indagare sui suoi colleghi. «4 voti Fuzio, 1 Salvi, astenuto Balduzzi», lo informa Palamara. Pignatone esulta: «Addirittura, incredibile! Complimenti». Giovanni Salvi si prenderà la rivincita quando Fuzio verrà affossato dall'inchiesta di Perugia per le sue chiacchiere con Palamara. Il 20 dicembre 2017 c'è un altro summit da Legnini: «Ci vediamo 5 minuti io e te da soli prima di andare da Legnini?», chiede Palamara. Pignatone: «Sì. Vediamo a che ora mi sbrigo in Cassazione». Il 16 gennaio Palamara dice di aver riparlato con Colaiocco e che è «tutto ok». «Bene», commenta Pignatone. E aggiunge: «Pare che siamo denunciati a Perugia». Si riferisce a un articolo del Fatto Quotidiano intitolato «Popolari, esposto Adusbef sulle (non) indagini di Roma». Sottotitolo: «L'associazione chiede alla Procura di Perugia di verificare perché Renzi e De Benedetti non sono stati indagati per insider trading, il reato segnalato dalla Consob».Il 2 marzo 2018 Pignatone scrive un altro messaggio preoccupato: «Ma è vero che sono stato citato in prima commissione per Woodcock…». Palamara lo rassicura: «Assolutamente no».
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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Il Comune di Merano rappresentato dal sindaco Katharina Zeller ha reso omaggio ai particolari meriti letterari e culturali della poetessa, saggista e traduttrice Mary de Rachewiltz, conferendole la cittadinanza onoraria di Merano. La cerimonia si e' svolta al Pavillon des Fleurs alla presenza della centenaria, figlia di Ezra Pound.