2018-04-25
«Da calciatore a goleador del porta a porta»
Mirko Bertoncini giocava in serie B. Oggi è la persona che vende più aspirapolvere in Italia: «Ho messo in questo lavoro la passione che avevo per il pallone. Ogni 100 campanelli suonati, porto a casa 2,8 contratti. La mia arma? L'educazione, anche quando mi insultano».Il fatto buffo è che Mirko Bertoncini non ama definirsi un venditore. Lui che da ormai più di due anni passa le giornate a bussare alle porte, suonare ai campanelli, entrare nelle case delle famiglie italiane preferisce dire di se stesso «sono un lavoratore, né più né meno». Solo che la professione di Bertoncini consiste inequivocabilmente nel vendere. Aspirapolvere per la precisione. Mirko, da due anni a questa parte, è la persona che in Italia ha venduto più aspirapolvere. I mitici Folletto, appartenenti al marchio tedesco della Vorwerk che dal 1938 entra nelle case degli italiani. Ex calciatore professionista (l'apice della carriera è stato in serie B con l'Empoli, poi una trafila nella serie C), 31 anni, Mirko ha utilizzato la passione che metteva nel calcio anche nel lavoro della vendita porta a porta.«Anzi, a dire il vero sono approdato a questa mia nuova vita proprio grazie al calcio».In che senso?«Ho girato diverse squadre, finché a un certo punto mi sono trovato a giocare nella Sarzanese. E proprio a Sarzana, passeggiando in centro, ho conosciuto Debora, che faceva la commessa in un negozio. Oggi è mia moglie, la mia regina, e mamma di Viola, la mia principessa».Come è stato il salto dal calcio alla Folletto?«Mio suocero lavora nell'azienda da trent'anni. Mi ha detto: “Ma perché non provi anche tu? Se poi non ti trovi bene, torni a fare quello che stavi facendo". La verità è che un calciatore di medio livello a 28 anni comincia a essere vecchietto e deve pensare al futuro».È stato facile iniziare?«Sì, perché mi hanno garantito un corso formativo totalmente gratuito, e all'inizio sei affiancato dal capogruppo di quell'area geografica. Ho cominciato lavorando part time per poter proseguire con gli allenamenti. Poi nel 2016, a campionato finito, mi sono lanciato a tempo pieno in quest'avventura».Come è andata?«Nel 2016 ho venduto 1.371 aspirapolvere, l'anno successivo 1.540».Risultato: è il miglior venditore per il secondo anno consecutivo.«Ma non è quello che conta, avrei potuto essere quarto, quinto. Conta realizzarsi. Poi chiariamo, io non mi sento un venditore. Io lavoro e per farlo mi attengo a tre principi sacri: passione, trasparenza, lealtà. Ho gettato in questa professione la stessa passione che avevo per il calcio. La vendita è solo una diretta conseguenza dell'impegno che uno ci mette».Si ricorda la prima vendita?«Come no! Ero a Porcari, in provincia di Lucca, e quel giorno mi sentivo di riuscire a farcela da solo. Ho detto al mio capoarea: “Voglio suonare il campanello senza il tuo aiuto". Lui mi ha risposto: “Se te la senti, vai".»Risultato?«Sono uscito con il contratto firmato in mano».Al primo colpo?«Esattamente».Non andrà sempre così.«Scherza? La media in genere è questa: 100 campanelli suonati, cinque appuntamenti presi, tre dimostrazioni e un contratto firmato. La mia media è un po' più alta: su 100 campanelli che suono, porto a casa 2,8 contratti».Il segreto?«Mi ripeto: la passione. È il segreto di qualsiasi lavoro, anche del suo. Poi certo, conta la presenza: non indosso orecchini, non ho tatuaggi, busso alle porte vestito in giacca e cravatta, pettinato, ordinato. Parlo anche di me, della mia famiglia, dei valori che contano, della mia splendida bambina e di mia moglie. Soprattutto, non entro mai in casa se c'è solo una persona».Perché?«È una questione di rispetto basilare. Mi apre solo la donna? Le dico che ritornerò quando c'è anche il marito, o la suocera, un parente. Qualcuno insomma che sta con lei. Il rispetto viene prima di tutto».Ne trova molto dall'altra parte della porta?«Ho capito dove vuole arrivare, vuole che le riferisca alcune delle risposte che mi danno».Già.«Pensi agli insulti più fantasiosi o più pesanti. Ecco, li ho collezionati tutti».E come reagisce in quel caso?«Sempre con il massimo dell'educazione. Magari spiego alla persona che risponde male che sto solo lavorando, che quel lavoro mi permette di mantenere la famiglia e che spero che nessuno nella vita tratti suo figlio come lei o lui sta trattando me in quel momento».Orari di lavoro?«Ecco, quelli se li scordi. Io talvolta esco di casa alle 7.30 e rientro alle 21.30, le 22. Compreso il sabato. Anzi il sabato è ottimo per prendere appuntamenti con le persone che lavorano in settimana».Qual è il profilo dell'acquirente tipo?«Non esiste, gli italiani sono straordinari e variegati. Certo, la mia fortuna è lavorare per un marchio che è sinonimo di enorme qualità ed è affermato da decenni. I veri miti da ringraziare sono i venditori di 30-40 anni fa. Grazie a loro, oggi sei famiglie su dieci hanno un folletto in casa».Ma ci sarà un punto di forza su cui puntare.«Ah, sì. I clienti migliori quando suoni il campanello sono gli assenti».Come gli assenti?«Ma certo, perché ripasserai quando rincasano, magari a pranzo tra le 12.30 e le 13.10. Oppure la sera dalle 19 alle 20.30. Per trovarli ci vuole costanza, impegno e, torno a dire, passione. E chi ce l'ha questa costanza?»Chi?«Il Mirko Bertoncini, ovvio».Insomma il metodo utilizzato da Checco Zalone in Sole a catinelle non è quello giusto?«Bravo, io lo dico a tutti. Vuoi fare questo lavoro? Guarda quel film di Checco Zalone e fai il contrario. Se pensi di vendere aspirapolvere ai parenti, dopo due mesi hai finito la lista. Invece devi puntare sugli sconosciuti, che tengono alla pulizia, all'ordine, alla precisione nella propria casa».Ma ha fatto fatica a ingranare?«Il primo mese di lavoro ho venduto quaranta aspirapolvere».Per un guadagno di?«Sa cosa le dico? Neanche lo sapevo. Non avevo chiesto. A me interessava capire se ero in grado di farcela, pensavo a imparare una nuova professione».Ma si può dire quanto si guadagna?«Di certo non esiste un minimo garantito. Guadagni a provvigione, in genere è il 16% e può aumentare in base ai risultati. Ogni quindici giorni, precisi come solo i tedeschi sanno essere, arriva il bonifico dei soldi che ti sei guadagnato. E' un sistema molto meritocratico: se fai, incassi. Altro che venditori, siamo piccole aziende di noi stessi».È un lavoro che consiglia ai giovani?«Dico questo: cari giovani, non è vero che il lavoro manchi. Il lavoro c'è, bisogna solo avere voglia di impegnarsi. Invece molti ragazzi oggi appena entrano nel mondo del lavoro vogliono sapere se avranno il fine settimana libero, le ferie pagate. Ognuno ha dei sogni, poi esiste la realtà: anche io volevo sfondare in serie A e diventare un grande campione, invece mi sono dovuto accontentare di una modesta carriera nelle serie minori. Però, a una certa età, mi sono guardato allo specchio e mi sono detto: “Mirko, perché non ti costruisci un bel futuro?"».Ce l'ha fatta, mi pare.«Altroché. Grazie a questo lavoro mi sono sposato, abbiamo una figlia, sono entusiasta e guardo al domani con gioia. Meglio di così».E se non avesse fatto il venditore?«Mio padre è un falegname, avrei potuto esplorare quella strada. Sempre con la stessa prerogativa: mettendoci passione».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.