2022-11-18
Si parla di cure ed effetti avversi. L’ateneo di Torino sabota il convegno
Nei riquadri: in alto Peter Doshi, in basso John Ioannidis (iStock)
Il Politecnico ritira il patrocinio a un congresso con relatori internazionali (da Peter Doshi a John Ioannidis): si doveva discutere di restrizioni, diritti e censura. La scusa ufficiale? «Non saranno presenti gli ospiti voluti dall’Iss».La gita a Gardaland, sì. Quella merita il patrocinio del Politecnico di Torino. Infatti diventa un Polincontro e viene pubblicizzato sul sito dell’Ateneo con tanto di vendita dei biglietti all’apposito sportello del Polishop. Il Policovid, invece no. Il congresso di quattro giorni per discutere di «salute, scienza e società alla prova della pandemia», a differenza della gita a Gardaland, non merita il patrocinio del Politecnico di Torino. Infatti il patrocinio è stato revocato. Tolto all’ultimo minuto. Ed è stata tolta anche la sede, cioè le aule del medesimo Politecnico al Lingotto. Niente Politecnico, niente Lingotto. Mentre scriviamo gli organizzatori stanno affannosamente cercando altre sale per ospitare da lunedì (lunedì!) professori di livello internazionale come Peter Doshi (il ricercatore che svelò lo scandalo Tamiflu) e John Ioannidis (Università di Stanford). Così la prossima volta imparano. E anziché invitare luminari della scienza organizzano anche loro una gita a Gardaland. Il Politecnico, di sicuro, darà il patrocinio senza esitazioni.Perché un’università preferisca Prezzemolo Land e l’Ortobruco a un serio dibattito accademico è difficile da capire. Se non fosse che sia Peter Doshi sia John Ioannidis sia gli altri partecipanti al congresso, essendo appunto fra gli scienziati più autorevoli del mondo, hanno evitato di entrare nella setta del vaccino. Hanno continuato a usare il loro cervello, a leggere i dati, a fare ricerca, senza trasformare, come hanno fatto troppi loro colleghi, l’inoculazione in un dogma messianico e il green pass in un santo da venerare. E questo rende tutto più difficile, capite? Non sono macchiette no vax, non sono ridicolizzabili, non sono nemmeno contestabili in nome della scienza perché c’è più scienza in loro che in moltissimi dei loro critici. E allora che si fa? Si cerca di metterli a tacere. Di non farli parlare. Si toglie loro dignità accademica. In altre parole, li si censura. C’era il Poli-tecnico, ora c’è il mono-tattico. Discutere? Impossibile. Dibattere? Pure. In nome della scienza, tutti in gita sul Tornado Blu. E non se parli più.Per altro mi permetto di far notare che, sul sito Internet dell’ateneo torinese, oltre alla gita a Gardaland, si sponsorizzano anche le Polivisite al museo della Juve, le Poliniziative sociali come il giardinaggio in città, le Poligite a Procida e le attività del Polisport, fra cui restano tracce di indelebili partite a bocce e gare di kart. Tutto in nome del Politecnico. Ma il Policongresso sul Policovid, ecco, quello no: proprio non può avere nulla a che fare con il Politecnico. Patrocinio revocato. In effetti si capisce: si potrà mai dare appoggio scientifico a una settimana di dibattiti, con professori dell’università di Oxford, di Bonn, di Tolosa, con Ruben Razzante dell’Università Cattolica di Milano e Ginevra Cerrina Feroni, vice presidente Garante della privacy? Si potrà mai accostare il nome del Politecnico a costoro? Si potrà mai mescolare la storia prestigiosa dell’ateneo con alcuni dei docenti più qualificati al mondo? Macché: meglio il kart. E il museo della Juve.«Oggi non è un bel giorno per la scienza in generale e per l’Accademia in particolare», ha commentato su twitter uno dei partecipanti al congresso, il costituzionalista Vincenzo Baldini. Difficile dargli torto. Ma perché si è arrivati a questo punto? È un mezzo mistero: l’appiglio formale è stato il ritiro di alcuni relatori indicati dall’Istituto superiore di sanità. Quindi: siccome non parlano loro, non deve parlare nessuno. Tutto a tre giorni dall’inizio dell’evento. Meraviglioso, no? Di certo il responsabile della decisione è il rettore Guido Saracco, che si era già messo in mostra nei mesi scorsi per aver fatto il cuoco in mensa insieme al vincitore di Masterchef e per aver lanciato un appello a Giorgia Meloni appena nominata premier. «Meno burocrazia, ci lasci correre», aveva detto senza immaginare quanti da oggi sarebbero disposti ad accogliere il suo appello. La lasciamo correre, rettore, per carità. Corra fin dove vuole. Purché poi non le venga in mente di tornare indietro.Anche se, bisogna dirlo, in fondo il Magnifico (si fa per dire) non è altro che una vittima di questo sistema di demonizzazione per cui chiunque non reciti il Gloria al Padre al Figlio e allo Pfizer Santo tre volte al giorno viene massacrato come un Gemmato qualsiasi. E gli organizzatori del congresso, su questo rimanere attaccati ai dati scientifici anziché al credo religioso, alla discussione anziché alla professione dogmatica, sono stati persino esagerati: hanno infatti dichiarato di voler analizzare non solo «l’efficacia» dei vaccini ma anche «gli effetti avversi», e di volerlo fare addirittura «sulla base dei dati» (figurarsi un po’, anziché fidarsi delle prediche di Burioni). Poi hanno dichiarato di voler parlare di «terapie domiciliari», dei risultati comparati dei diversi «lockdown» e dell’uso dei «dispositivi di protezione individuale» (roba da matti: parlare della mascherina? Anziché adorarla come una divinità?). Infine, pensate, pretendono addirittura di discutere di diritti individuali e comunicazione, di infodemia ma anche di censura, di fake news ma anche di condizionamenti da parte del potere. E, come se non bastasse, si propongono di affrontare il tema della «libertà di manifestare il pensiero ai tempi del Covid». Non vi paiono degli esagerati? Per altro, quest’ultimo punto se lo possono anche risparmiare. Libertà di pensiero ai tempi del Covid? Il rettore del Politecnico ieri è stato fin troppo chiaro. Non c’è bisogno di aggiungere nulla.