Il presidente dell'associazione che aiuta i malati sul ring: «Allenandosi con noi si migliorano equilibrio, coordinazione e movimento. Negli Usa è una prassi».
Il presidente dell'associazione che aiuta i malati sul ring: «Allenandosi con noi si migliorano equilibrio, coordinazione e movimento. Negli Usa è una prassi».Il pugilato per contrastare i sintomi del Parkinson. Sebbene, di primo acchito, il binomio ring-malattia possa sembrare illogico, un'associazione con sede a Firenze ha deciso di sposarlo. «Ad oggi, abbiamo in trattamento 66 pazienti», di età compresa tra i 50 e i 75 anni, ci ha spiegato il dottor Maurizio Bertoni, presidente dell'associazione Un gancio al Parkinson, la prima in Italia ad utilizzare gli allenamenti della boxe per contrastare i sintomi della malattia neurodegenerativa. «Ho avuto modo di vedere, la prima volta, questa metodica all'interno di una palestra di New York. Negli Stati Uniti, i pazienti affetti da Parkinson praticano da tempo la boxe, e i risultati sono stati classificati come ottimi», ha dichiarato Bertoni, che il modello americano, due anni fa, ha deciso di portare in Toscana, dove oggi i pazienti sono seguiti in modo gratuito. A disposizione dei malati, e con l'obiettivo dichiarato di migliorarne coordinazione e riflessi, contrastando così l'incedere inevitabile del morbo, ci sono allenatori specializzati, pronti a insegnare loro l'arte del pugilato. I pazienti sono sottoposti ad allenamenti completi. Solo, non combattono tra loro. «Io ho cominciato ad allenarmi quasi per scherzo, perché mi sembrava assurdo pensare servisse per il Parkinson. E invece è così. Ci sono stati miglioramenti in ambito personale, nel relazionarmi con altre persone. Ero uno che non riusciva a spiccicare parola. Mi mettevo sempre in un cantuccio. Qui, ho ripreso spigliatezza, ho imparato una vita diversa», ha raccontato Alessandro, paziente del centro, mentre Raniero, l'amico che per primo gli ha consigliato l'associazione, ha spiegato come allenarsi gli serva per «prendere consapevolezza delle mie possibilità: con questi esercizi, evidenzio i miei limiti e i miei successi, e così facendo riesco a gestire meglio le mie giornate».Nell'immaginario comune, tra il Parkinson e il pugilato esiste una correlazione nociva, e basta nominarlo, il morbo, perché il pensiero torni a Muhammad Alì. «Quel che la scienza ha dimostrato è che la boxe può avere effetti traumatici sul cervello. Muhammad Alì si stima abbia incassato, nella sua carriera, oltre 240.000 colpi alla testa. L'allenamento della boxe, così come è eseguito all'interno dei nostri programmi, non prevede, però, alcun contatto fisico. Resta, unicamente, una ginnastica stimolante, tanto per le capacità fisiche quanto per le capacità mentali di chi la pratichi». Quali sono le percentuali di successo in termini di miglioramento (nella coordinazione, nell'equilibrio, nei riflessi)? «Ad oggi, abbiamo eseguito due diversi tipi di studi: uno su 15 pazienti, trattati per tre mesi, un altro, successivo, su 25 pazienti, trattati per sei mesi. Abbiamo sottoposto entrambi i nuclei a test precedenti l'inizio degli allenamenti. I test hanno riguardato equilibrio, deambulazione, coordinazione occhio-mano. Abbiamo ripetuto gli stessi test al termine degli allenamenti e, in tutti i pazienti, abbiamo registrato un miglioramento di tutti i parametri». All'atto pratico, come si svolge un allenamento per pazienti affetti da Parkinson? «Ogni allenamento comincia con una fase di riscaldamento. Poi, si passa ad esercizi con i guantoni. Ogni paziente deve, cioè, colpire il sacco o i guantoni dell'istruttore, seguendo sequenze chiamate da questi. Infine, ci sono esercizi di reattività cognitiva, nei quali il paziente è chiamato a colpire con rapidità delle luci che si accendono in modo casuale, esercizi di propriocettiva ed altri di rinforzo muscolare. La seduta termina con un defaticamento e qualche esercizio di respirazione». Perché, tra tutti gli sport, proprio il pugilato si è rivelato efficace nella lotta al Parkinson? «La ricerca più recente ha stabilito che, per i pazienti affetti da Parkinson, l'attività motoria è essenziale. Per poter essere efficace, però, deve essere un'attività motoria ad alta intensità. In questo senso, e per quanto possibile, la boxe risulta uno fra gli sport più completi, perfetto per stimolare equilibrio, coordinazione, velocità, resistenza e forza». Il pugilato può essere utile anche come forma di prevenzione del Parkinson? «Ogni forma di attività motoria dinamica stimola il fisico e, al contempo, la mente. La boxe, in tal senso, non fa eccezione, configurandosi anche come terapia preventiva». Chi segue gli allenamenti dei pazienti? «Noi, come associazione, abbiamo deciso di affidare la gestione degli allenamenti a laureati in Scienze motorie che abbiano una certificazione da istruttori di boxe. Questo, perché una base di informazione medicale, così come la si ottiene nel corso di studi, è indispensabile per poter seguire questi pazienti».
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Il conservatore americano era aperto al dialogo con i progressisti, anche se sapeva che «per quelli come noi non ci sono spazi sicuri». La sua condanna a morte: si batteva contro ideologia woke, politicamente corretto, aborto e follie del gender.
Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?
Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)
Piergiorgio Odifreddi frigna. Su Repubblica, giornale con cui collabora, il matematico e saggista spiega che lui non possiede pistole o fucili ed è contrario all’uso delle armi. Dopo aver detto durante una trasmissione tv che «sparare a Martin Luther King e sparare a un esponente Maga» come Charlie Kirk «non è la stessa cosa», parole che hanno giustamente fatto indignare il premier Giorgia Meloni («Vorrei chiedere a questo illustre professore se intende dire che ci sono persone a cui è legittimo sparare»), Odifreddi prova a metterci una pezza.
L' Altro Picasso, allestimento della mostra, Aosta. Ph: S. Venturini
Al Museo Archeologico Regionale di Aosta una mostra (sino al 19 ottobre 2025) che ripercorre la vita e le opere di Pablo Picasso svelando le profonde influenze che ebbero sulla sua arte le sue origini e le tradizioni familiari. Un’esposizione affascinante, fra ceramiche, incisioni, design scenografico e le varie tecniche artistiche utilizzate dall’inarrivabile genio spagnolo.