2023-01-06
Pure i colleghi stroncano Crisanti: «Non è un virologo. Studi imbarazzanti»
Pioggia di critiche sulle competenze della virostar piddina che si sente perseguitata da Luca Zaia: «A Vo’ Euganeo non è mai venuto».La versione iniziale dello studio di Andrea Crisanti, che metteva in correlazione l’utilizzo dei test antigenici con l’impennata di vittime in Veneto «era imbarazzante. La prima parte, che definirei ingenua, affermava che i tamponi molecolari sono più sensibili degli antigenici, il che è una cosa che ormai sanno anche i bambini». Così, Massimo Clementi, professore emerito dell’università vita salute San Raffaele di Milano e fondatore della Società italiana di virologia, dà inizio alla disanima che fa a pezzi il lavoro dell’ex professore di microbiologia all’università di Padova. L’oggi senatore dem, lo scorso ottobre era riuscito a farsi pubblicare la ricerca su Nature Communications, ma solo «dopo una ripulita dei metodi matematici applicati e degli obiettivi per così dire scandalosi, nel senso che è stato tolto ogni riferimento ai decessi», raccontava ieri sul Gazzettino lo specialista in microbiologia e virologia. La rivista internazionale di cui Clementi è peer reviewer, insieme con altri esperti, invece «aveva rifiutato la pubblicazione», puntualizza il professore. Era un lavoro scientificamente deboluccio, quello di Crisanti, e infine uscito «con il ringraziamento della rivista agli “anonimi revisori per il loro contributo” alla versione definitiva». In poche parole, la virostar non gode di grande considerazione tra i suoi colleghi. politica«Non tutti i medici sono virologi, anzi la maggior parte di quelli che negli ultimi due anni hanno sproloquiato di pandemia non sono specializzati in virologia. E poi un medico non è per forza un buon politico», dichiarava sempre Clementi a dicembre sul Foglio, commentando la scelta di alcuni camici bianchi che si erano candidati. Tra questi, per l’appunto Crisanti, che oggi si sente preso di mira dal governatore del Veneto, Luca Zaia. «Bisogna far cessare la narrazione di uno scontro tra una scienza “illuminata” e una politica che non ascolta», ha preso le distanze dalle polemiche del microbiologo il professor Angelo Dei Tos, presidente della scuola di medicina all’università di Padova. Al quotidiano L’Arena ha detto: «È giusto che i cittadini sappiano che tutte le scelte politiche di sanità pubblica sono state nutrite in Veneto dal Comitato scientifico, del quale faceva parte lo stesso Crisanti, assieme a docenti di Padova e Verona». Il microbiologo da inizio pandemia non ha mai perso un’occasione per discettare di virus e lanciare allarmi. «Credo che un lockdown a Natale sia nell’ordine delle cose: si potrebbe resettare il sistema, abbassare la trasmissione del virus e aumentare il contact tracing. Così come siamo il sistema è saturo», dichiarava ai microfoni di Studio24 di Rainews. Era il 14 ottobre 2020. Poche ore dopo, gli sarebbe arrivata la più bruciante delle stroncature. «Crisanti è un mio allievo, nel senso che accademicamente l’ho chiamato io da Londra. Non è un virologo, non ha mai pubblicato un lavoro di virologia, devo dire che negli ultimi dieci anni non ha neanche pubblicato un lavoro di microbiologia», puntualizzava l’eminente scienziato Giorgio Palù, ospite della trasmissione televisiva Primus inter pares del gruppo Tv7. «Ho fatto una certa difficoltà a chiamarlo», precisava, «dico le cose per come sono, è un esperto di zanzare», lo definì l’oggi presidente dell’Aifa, chiedendosi a quale titolo parlassero certi pseudovirologi. «Fa anche il suo decreto da presidente della Repubblica e sancisce un lockdown: mi domando a quale titolo», affondava serafico il professore. «E poi, su quali basi?», chiedeva, gettando l’ultima manciata di terra sulla tomba scientifica della virostar. Crisanti, però, insisteva, occupando senza meriti uno spazio che giornali e politici gli offrivano. «Gli altri Paesi Ue chiudono, noi pensiamo a sciare e a mangiar fuori», ripeteva a febbraio 2021, invocando «lockdown come a Codogno, le zone rosse non bastano».«Potrei dire di essere io il coautore del “progetto Vo’”, anche più di Crisanti», ha confidato ieri alla Stampa Stefano Merigliano, ex presidente della scuola di medicina di Padova e figlio dell’ex rettore, Luciano, che il 12 settembre 1982 accolse papa Wojtyla a Palazzo Bo, storica sede dell’università. «Tutti i tamponi li ho fatti io e tutti i volontari li ho coordinati io. Mentre Crisanti a Vo’ non è venuto neanche per fare una puntura», ha tenuto a chiarire il professore, noto per non avere peli sulla lingua. Quanto alle accuse del microbiologo di essere vittima di vessazione, Merigliano sulla Nuova Venezia esclama: «Ma quale mobbing, era direttore di dipartimento e primario del suo reparto».parzialità Forse era inviso a qualche collega o risultava ingombrante, azzarda l’intervistatore? «Si immagini», tuona il luminare. «Io sono il numero uno al mondo in chirurgia dell’esofago, ero presidente della scuola. Chi se ne frega di Crisanti?».Sulla Stampa, definisce molte delle affermazioni del microbiologo «parziali e personalistiche», come «quando uscirono i primi vaccini a nRna, lui dichiarò pubblicamente che erano dannosi, non testati e non li avrebbe mai fatti. Salvo poi diventare il paladino della profilassi». Ecco tolto, un altro tassello di credibilità alla virostar.