2025-04-16
Crisanti affetto da gelosia: mette il muso alla Schlein perché gli preferiva la Viola
Andrea Crisanti (Imagoeconomica)
Il dem mostra quanto le virostar ora soffrano l’anonimato. Prima critico sul candidare i «civici» in Veneto, dopo il no dell’immunologa si sfoga: «Dovevano chiedere a me».Proprio non ce la fanno a ritornare dietro le quinte. Le luci della ribalta su di loro si sono accese durante l’emergenza Covid. Giornali e tv avevano bisogno di esperti da mettere in prima pagina e da mandare in prima serata per spiegare. E loro, oscuri professori e sconosciuti primari, dopo una vita trascorsa nell’anonimato in laboratorio o in corsia, hanno assaporato la popolarità. La gente li riconosceva per strada, i conduttori facevano a gara per ospitarli, i cronisti per ascoltare un loro parere sull’evoluzione della malattia o sull’efficacia dei vaccini. A rileggere ora le loro dichiarazioni si capisce che ne sapevano poco più del cittadino normale e infatti all’inizio, quando ancora non si erano registrati i primi morti, i Roberto Burioni tranquillizzavano tutti dicendo che il coronavirus da noi non sarebbe arrivato, mentre altri, una volta giunto il vaccino, assicuravano che bastava un’iniezione per dormire tra due guanciali. Con la stesa sicumera con cui garantivano che una dose sarebbe bastata per avere l’immunità ed evitare il contagio poi hanno cominciato a dire che ne servivano due, quindi tre, infine quattro e qualcuno si è perfino spinto a dire che ce ne sarebbe voluta una ogni anno o forse ogni sei mesi. Sì, se c’era un modo per rappresentare la fallibilità della scienza e dimostrare che anche i luminari procedono a tentoni nell’oscurità come i comuni mortali, beh i Matteo Bassetti, i Massimo Galli e gli Andrea Crisanti lo hanno trovato. L’unico problema tuttavia è costituito dal fatto che, finita la pandemia e tornati come tutti gli italiani alla routine, infettivologi, virologi e zanzarologi (è la materia in cui Crisanti è ferrato) all’oscurità che cala sul set televisivo quando si spengono le luci non si rassegnano. È più forte di loro: vogliono la ribalta. Non importa quale: che si tratti di esprimersi sulla pandemia o di dietologia sono sempre pronti a dire la loro e, come tante starlette in crisi di astinenza da tappeto rosso, inseguono i cronisti. Così Antonella Viola parla di vino e dispensa suggerimenti per dimagrire, Matteo Bassetti fa pubblicità all’hotel della moglie, Roberto Burioni invece per avere visibilità se la prende con Heather Parisi, sperando che su X qualcuno commenti i suoi tweet. L’ultimo esempio di come le virostar vivano male la fine della pandemia e dunque anche la fine della loro carriera da opinionisti in tv e sui giornali è offerto dalle prossime elezioni in Veneto. Da quando la Corte costituzionale ha bocciato il terzo mandato dei governatori, nel Pd si sono ringalluzziti, sperando che senza la candidatura di Luca Zaia la sinistra abbia qualche possibilità di strappare la Regione al centrodestra. Dunque, Schlein e compagni si sono messi alla ricerca di un candidato e la segretaria pare avesse messo gli occhi proprio su Antonella Viola. La biologa di stanza a Padova però pare che non se la sia sentita di lasciare laboratorio, cattedra universitaria, consiglio di amministrazione della casa editrice Feltrinelli e collaborazione con La Stampa, e per questo ha declinato, ma solo dopo che il suo nome era finito su tutte le prime pagine. Apriti o cielo: ad Andrea Crisanti, microbiologo pure lui di stanza a Padova, docente pure lui ma con villa patrizia aperta al pubblico per eventi, da due anni e mezzo eletto senatore e proprio per il Pd, dev’essere saltata la mosca al naso. Siccome le virostar, come le star del cinema o della canzone, si odiano e dicono l’una dell’altra tutto il male possibile, lo zanzarologo del Partito democratico è partito in quarta, concedendosi a un’intervista del programma radiofonico Un giorno da pecora. Interpellato da Geppi Ciucciari e compagni, Crisanti si è però dimostrato furibondo come un lupo, scagliandosi contro la candidatura della collega, premettendo però di non volerne discutere. A proposito dell’idea di scegliere i «cosiddetti civici», il microbiologo si è domandato: «Chi sono? Persone che non si sono mai interessate alla politica, nella maggior parte dei casi, né del bene degli altri. Perché metterle a capo di una struttura responsabile della salute e del bene di milioni di persone?». Tumulata la candidatura di Viola (si sa mai che ci ripensi o che il no sia una manfrina per farsi supplicare), Crisanti ha tenuto a precisare che a lui non è stato chiesto, ma lui dovesse partecipare vorrebbe vincere. Per ora non lo fa, perché la moglie non vuole, ma in futuro… Il gustoso siparietto dimostra quanto stia stretta la quotidianità, senza emergenze, ai luminari ora che le luci della ribalta si sono spente. Crisanti, che pure viene dai civici e a cui, non si sa bene per quale titolo di merito politico, il Pd ha regalato un seggio in Senato, critica gli altri civici, pensando che il solo a potersi occupare del bene degli altri sia lui. Un po’ come Bassetti e Burioni, i quali pensano di essere stati investiti di un compito divino. Così la scaramuccia veneta dimostra, per l’ennesima volta, che sparita l’epidemia di Covid, un’altra epidemia ha contagiato zanzarologi e zanza: una malattia brutta, che consiste nel parlarsi addosso e nel rifiutare la vita normale, in laboratorio o in corsia e non in uno studio tv.
Roberto Burioni (Imagoeconomica)
In due anni il mondo è cambiato. Tregua USA-Cina con l’accordo Trump-Xi. Volkswagen, trimestre in rosso. Rame, i prezzi record preoccupano le fonderie cinesi.