2025-01-31
Così il procuratore ha rallentato i lavori della commissione Covid
Marco Lisei e Francesco Lo Voi in commissione Affari Costituzionali del Senato (Ansa)
Il presidente Marco Lisei lo scorso novembre aveva scritto alla toga per conoscere lo stato delle inchieste sui reati legati alla pandemia. Nella risposta tardiva poche carte e nulla dell’indagine sulle mascherine di Nicola Zingaretti.A creare tensione tra la Procura di Roma, guidata da Francesco Lo Voi, e la maggioranza di governo non c’è solo l’iscrizione sul registro degli indagati del premier Giorgia Meloni, del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, di quello della Giustizia Carlo Nordio e del sottosegretario di Palazzo Chigi, Alfredo Mantovano, per il rimpatrio dell’ex comandante della polizia libica Njeem Osama Almasri. Anche i rapporti tra la commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid e gli uffici giudiziari della Capitale si sono complicati, dopo un carteggio tra il presidente dell’organismo bicamerale Marco Lisei e il procuratore Lo Voi. L’11 novembre scorso Lisei aveva infatti inviato al procuratore una nota con la quale chiedeva copia «possibilmente in formato elettronico» degli «atti e documenti dei procedimenti penali a carico del dottor Domenico Arcuri per fatti commissivi o omissivi attinenti all'esercizio delle sue funzioni di commissario straordinario per l'emergenza Covid-19, nonché atti e documenti dei procedimenti penali a carico di soggetti facenti parte della struttura commissariale e di soggetti che hanno avuto rapporti giuridici con la medesima, per fatti commissivi o omissivi attinenti all'emergenza». Lisei aveva chiesto anche copia degli atti «dei procedimenti penali a carico dei ministri pro tempore per la Salute per fatti commissivi o omissivi attinenti alla gestione e/o alla prevenzione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus Sars-CoV2», nonché quelli di procedimenti «aventi ad oggetto fatti commissivi o omissivi, a chiunque ascritti, comunque connessi alla gestione e/o alla prevenzione dell'emergenza sanitaria». La risposta di Lo Voi è stata trasmessa a Lisei solo mercoledì scorso, a oltre due mesi dalla richiesta partita da San Macuto e 13 giorni dopo l’audizione di Arcuri in commissione, che sulla carta si è conclusa con il rinvio del «seguito della procedura informativa». Ma secondo quanto risulta alla Verità, ad aver scaldato gli animi della maggioranza, più che i tempi sarebbe stato il materiale allegato alla scarna nota, di sole due righe, inviata dal procuratore. La richiesta degli atti dei procedimenti a carico di Arcuri e dei mediatori della maxi commessa, è stata evasa limitandosi a inviare alla presidenza della commissione le 57 pagine della richiesta di rinvio a giudizio a carico dell’ex commissario e degli altri imputati. Praticamente il nulla rispetto ai 928 file pdf di atti contenuti nel cd-rom messo a disposizione degli imputati al momento della chiusura delle indagini. Tra la documentazione che i commissari non hanno potuto consultare, ci sono ad esempio i contratti con i tre consorzi cinesi che hanno fornito 850 milioni di mascherine, costate 1,2 miliardi di euro, con le relative condizioni relative alle certificazioni che di vari tipi di dispositivi inviati avrebbero dovuto rispettare. Così come, per i commissari, restano avvolti nel mistero i documenti relativi ai test svolti sulle mascherine, poi finite sequestrate perché ritenute non conformi agli standard di sicurezza previsti. Tra le carte non consultabili dai componenti della commissione ci sono anche tutte quelle sugli accertamenti svolti dalla Guardia di finanza sul filone delle provvigioni finite a uno dei mediatori, il banchiere sammarinese Daniele Guidi, percepite attraverso la Bgp partners di Hong Kong. Un filone approfondito in un fascicolo parallelo, avviato per l’ipotesi di riciclaggio e poi archiviato.Eppure, nella sua richiesta, Lisei aveva evidenziato a Lo Voi che la commissione «nell'ambito delle indagini ad essa demandate, può ottenere copie di atti e documenti relativi a procedimenti e inchieste dell'autorità giudiziaria o di altri organi inquirenti se non coperti da segreto di indagine».Anche per gli altri procedimenti in corso su cui la Procura ha trasmesso informazioni le cose non sono andate meglio. Ad esempio, per il procedimento che vedeva indagato per traffico di influenze Luca Di Donna, l’ex collega di studio del leader del M5s, Giuseppe Conte, la Procura ha mandato a Palazzo San Macuto solo la richiesta di archiviazione. Ma a colpire i commissari, a quanto risulta alla Verità, sarebbe stata anche un’assenza eccellente. La Procura di Roma non avrebbe infatti trasmesso nessun documento relativo all’inchiesta sulla fornitura di mascherine commissionata nel 2020 dalla Regione Lazio alla Ecotech Srl di Frascati, attiva nel settore del commercio di lampadine, pagata in anticipo 14,68 milioni di euro su 36 di costo complessivo e mai arrivata. Una vicenda costata all’ex governatore Nicola Zingaretti e all’allora capo della Protezione civile della Regione, Carmelo Tulumello, un invito a dedurre per un possibile danno erariale da 11,7 milioni di euro. Eppure, il procedimento, al pari di quello a carico di Arcuri, è uscito dalla fase d’indagine. Per entrambi, infatti, è in corso l’udienza preliminare, che per il caso Ecotech riprenderà il 21 febbraio prossimo. Mentre per la commessa di mascherine cinesi, che vede imputato Arcuri, la sentenza nei confronti dell’ex commissario che ha chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato, è prevista per stamattina. In entrambi i casi a poco meno di 5 anni dall’acquisto delle mascherine.