2023-05-24
Che cosa aspettarsi dal ballottaggio in Turchia
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Il prossimo 28 maggio si terrà il ballottaggio presidenziale in Turchia. Recep Tayyip Erdogan si gioca la riconferma, mentre il suo rivale, Kemal Kilicdaroglu, spera nel colpaccio.La campagna elettorale non è stata esattamente in discesa per il sultano, che si è ritrovato azzoppato da vari problemi: una salute malferma, l’inflazione elevata, gli impatti socioeconomici negativi legati alla presenza dei profughi siriani in territorio turco, senza infine dimenticare la sua controversa politica edilizia. Eppure, nonostante questi scogli, il presidente uscente ha registrato al primo turno una performance migliore di quella preconizzata dai sondaggi, riuscendo inoltre a conquistare molte delle province colpite dal terremoto di febbraio. Erdogan è arrivato infatti primo col 49,52% dei consensi, mentre Kilicdaroglu si è fermato al 44,8%. Nonostante non sia stato sufficiente a permettergli di riconquistare subito la presidenza, tale risultato ha mostrato che il sultano non è affatto fuori dai giochi. In secondo luogo, nelle scorse ore, Erdogan ha incassato anche l’endorsement di Sinan Ogan, il terzo incomodo nazionalista che, al primo turno, aveva raccolto il 5% dei consensi. «Dichiaro che sosterremo il signor Recep Tayyip Erdogan, il candidato dell’Alleanza popolare, al secondo turno delle elezioni. Crediamo che la nostra decisione sarà la scelta giusta per il nostro Paese e la nostra nazione», ha annunciato Ogan. «Abbiamo avuto colloqui con il signor Ogan qui nel mio ufficio e oggi ha annunciato che avrebbe sostenuto me e l'Alleanza popolare. Lo ringrazio a nome mio e del mio partito», ha dichiarato Erdogan lunedì. Un elemento, questo, che di fatto rafforza il sultano in vista del ballottaggio. Dall’altra parte, Kilicdaroglu comincia ad apparire in difficoltà. Tanto che, subito dopo il primo turno, ha cercato di rafforzare ulteriormente le sue posizioni antimigranti, promettendo di rimpatriarne, se eletto, dieci milioni. «Non abbandoneremo la nostra patria a questa mentalità che ha permesso a dieci milioni di migranti irregolari di venire tra noi», ha dichiarato. Una posizione, volta probabilmente ad attrarre gli elettori di Ogan, che ha suscitato alcune polemiche. Non è infatti certo che nel Paese permangano attualmente addirittura dieci milioni di migranti irregolari. Più in generale, se Erdogan – lo abbiamo visto – ha delle difficoltà strutturali, anche Kilicdaroglu ha le sue. Costui è infatti a capo di una coalizione, l’Alleanza per la nazione, particolarmente eterogenea. Una coalizione in cui l’unico fattore realmente coesivo sembra essere l’opposizione al sultano. Non è quindi escludibile che alcuni elettori temano un governo internamente spaccato, qualora Kilicdaroglu dovesse vincere domenica. Inoltre, bisogna considerare che, lo scorso 14 maggio, si sono tenute anche le elezioni per rinnovare la Grande assemblea nazionale. Ebbene, nonostante lo schieramento di Erdogan, l’Akp, abbia perso 27 seggi e quello di Kilicdaroglu, il Partito popolare repubblicano, ne abbia guadagnati 23, la coalizione del sultano, l’Alleanza popolare, ha ottenuto un totale di 323 seggi su 600. Alcuni elettori potrebbero quindi essere adesso scoraggiati rispetto a Kilicdaroglu, in considerazione del fatto che, qualora vincesse, dovrebbe governare con un parlamento ostile. La partita è ancora aperta, sia chiaro. Ma Erdogan inizia a sperare concretamente in una riconferma.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)