2023-03-06
I cortocircuiti di Biden tra l'Iran e Rosatom
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Perché l'attuale Casa Bianca non ha ancora chiuso definitivamente la porta al rilancio del controverso accordo sul nucleare iraniano? La dura accusa lanciata dal senatore repubblicano Ted Cruz. «Il governo sta finanziando entrambe le parti della guerra in Ucraina. Hanno inondato con miliardi di dollari Zelensky e allo stesso tempo revocato le sanzioni contro l'Iran che sta inviando droni in Russia da usare per uccidere gli ucraini».Joe Biden sta finanziando entrambi gli schieramenti del conflitto ucraino. È questa la durissima accusa lanciata dal senatore repubblicano Ted Cruz. «L'amministrazione Biden sta effettivamente finanziando entrambe le parti di questa guerra. Perché? Beh, hanno inondato con miliardi di dollari l’Ucraina e il presidente Zelensky. Una parte è andata alle armi usate per combattere la guerra», ha detto per poi aggiungere: «Gran parte dei finanziamenti è andato al governo, anche in settori del governo in cui la corruzione è endemica e un problema serio, ma allo stesso tempo hanno anche revocato le sanzioni contro l'Iran e hanno fatto affluire miliardi di dollari in Iran». «L'Iran sta inviando droni in Russia da usare per uccidere gli ucraini», ha proseguito. Il riferimento di Cruz, che fa parte della commissione Esteri del Senato statunitense, è al fatto che l’amministrazione Biden ha allentato alcune sanzioni a Teheran nel tentativo di ripristinare il controverso accordo sul nucleare con l’Iran: accordo siglato da Barack Obama nel 2015 e da cui Donald Trump si era ritirato nel maggio del 2018, irritando notevolmente la Russia. E pensare che il sostegno della Repubblica islamica a Mosca contro l’Ucraina era ben noto prima che si scoprisse della fornitura dei droni. Già a marzo del 2022, il ministero del petrolio iraniano aveva reso noto che Teheran avrebbe spalleggiato il Cremlino contro le sanzioni occidentali, aumentando la cooperazione energetica (non a caso, a luglio, la Repubblica islamica ha siglato con Gazprom un’intesa da 40 miliardi di dollari nei settori di gas e petrolio). Eppure, al netto delle nuove sanzioni americane contro la vendita di prodotti petrolchimici iraniani e nonostante le trattative per il suo rilancio siano attualmente in seria difficoltà, l’amministrazione Biden non ha ancora chiuso la porta all’eventualità di riattivare il Jcpoa. Un accordo che mette a repentaglio innanzitutto la sicurezza di Israele e che, in secondo luogo, rischia di garantire al Cremlino delle scappatoie alle sanzioni dell’Occidente. D’altronde, sarà un caso, ma finora la linea della Casa Bianca nei confronti di Rosatom si è rivelata piuttosto morbida. Era sempre marzo del 2022, quando il Jerusalem Post riferì che un eventuale ripristino dell’accordo iraniano avrebbe garantito all’agenzia nucleare russa un contratto da almeno dieci miliardi di dollari per espandere il sito nucleare di Bushehr. Alla fine dello scorso gennaio, il Washington Post ha inoltre riportato che Rosatom «è sospettata di fornire all'industria russa degli armamenti componenti, tecnologia e materie prime per il carburante missilistico». Eppure soltanto il 24 febbraio del 2023 il Dipartimento di Stato americano ha alla fine annunciato delle sanzioni a «tre imprese chiave che sviluppano e gestiscono le armi nucleari russe, nonché a tre entità nucleari civili russe sotto la struttura organizzativa di Rosatom». Un primo passo che non sembra tuttavia essere poi così duro. A giugno dell’anno scorso, Radio Free Europe riferì che la Casa Bianca era restia a sanzionare Rosatom sia per l’opposizione del comparto nucleare americano sia per il fatto che circa il 16% dell’uranio usato negli Stati Uniti dipende proprio dall’agenzia russa: agenzia russa che intanto l’anno scorso, nel pieno dell’invasione russa dell’Ucraina, ha concluso ricchi accordi in giro per il mondo (dall’Ungheria alla Corea del Sud). Intanto però la tensione sale. Non solo l’Iran continua a spalleggiare la Russia contro l’Ucraina, ma pochi giorni fa il Pentagono ha reso noto che il regime degli ayatollah sarebbe in grado di produrre materiale nucleare per un ordigno in appena dodici giorni. Non solo. L’Agenzia internazionale per l'energia atomica ha anche recentemente rilevato che l'Iran disporrebbe al momento della capacità di arricchire l'uranio fino a quasi l'84%. È in questo quadro che, a inizio febbraio, Cruz ha introdotto un disegno di legge al Senato che punta a impedire all’amministrazione Biden di approvare deroghe alle sanzioni contro Teheran. Tra l’altro, vale la pena ricordare che l’attuale Casa Bianca non sta creando scappatoie a Vladimir Putin soltanto attraverso l’Iran. L’anno scorso, il presidente americano ha infatti allentato le sanzioni al Venezuela che, oltre ad essere retto da un regime dittatoriale, risulta politicamente molto vicino a Mosca, Pechino e alla stessa Teheran.
(Totaleu)
«Strumentalizzazione da parte dei giornali». Lo ha dichiarato l'europarlamentare del Carroccio durante un'intervista a margine della sessione plenaria al Parlamento europeo di Strasburgo.