2024-01-15
Le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 appese alla pista da bob
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L'impianto di Cesana Torinese, una delle opzioni su dove realizzare la pista da bob (Ansa)
E' iniziata la settimana decisiva per il destino dell'evento che tra 2 anni, il 6 febbraio sarà la giornata inaugurale, coinvolgerà sia il Veneto sia la Lombardia. Siamo in grave ritardo. Tra 3 giorni, il 18 gennaio, scade il bando per una delle infrastrutture più importanti, perché si capirà se parte delle gare si svolgeranno sulle Dolomiti oppure altrove, magari anche all'estero. È iniziata una delle settimane decisive per la realizzazione delle opere di Milano Cortina 2026, le Olimpiadi Invernali che tra praticamente tra 2 anni esatti (il giorno dell’inaugurazione sarà il 6 febbraio nr) invaderanno il nord Italia, con il coinvolgimento del capoluogo lombardo e anche della regione Veneto. Il progetto diffuso, con ben due regioni coinvolte, è di sicuro affascinante, peccato che proprio questa frammentazione nella realizzazione delle opere rappresenti un grosso problema per l’organizzazione dell’evento. Al momento, infatti, restano diverse le incognite sul futuro delle Olimpiadi italiane persino sulle infrastrutture per raggiungere le località dove si disputeranno i giochi in molti casi non all’altezza. Nel frattempo, la Fondazione Milano Cortina ha lanciato Chico ''il cane più tenero e divertente del web'', entrato nella squadra dei digital Ambassador dei Giochi. Ma una cane difficilmente risolverà la situazione. La vittoria dell’Italia nel 2019 fu salutata come un successo per il nostro Paese. Peccato che il governo di allora, in carica c’era il premier Giuseppe Conte, non si sia adoperato nel fornire un dossier completo, non solo nella realizzazione delle opere ma anche nel futuro che avranno queste infrastrutture. Del resto, il problema delle Olimpiadi è sempre stato questo. Che fare delle gigantesche opere pubbliche realizzate per eventi che durano appena un mese? Il rischio è che diventino cattedrali nel deserto e che comportino quindi spaventosi costi di manutenzione per il solito spreco di denaro pubblico. . Per di più la stessa governance della Fondazione non si è dimostrata all’altezza. Anche la Milano del sindaco Beppe Sala, forte dell’esperienza di Expo 2015, non ha brillato in quella fase, tanto che numerose opere che erano presenti nel dossier sono poi state accantonate. Ora l’unica speranza è correre, per cercare di arrivare pronti in 2 anni. Per questo motivo il 18 gennaio, giovedì prossimo, è una data cerchiata di rosso sul calendario degli organizzatori. Si dovrebbe sciogliere definitivamente la riserva sulla capacità di realizzare la pista dei bob che rappresenta una parte rilevantissima delle gare (vi si assegnano decine di medaglie olimpiche) con il conseguente impatto turistico correlato. Non a caso nei giorni scorsi anche il presidente del Coni Giovanni Malagò ha parlato del 18 gennaio come di una data fondamentale, per la fine di una «spy story» che sarà determinante per il successo dell’evento. Non va poi dimenticato che a breve ci sarà una nuova visita tecnica della delegazione del Comitato Olimpico Internazionale nei luoghi indicati nel progetto di candidatura. Verranno visionati di nuovo i siti indicati nel dossier. E sarà data una valutazione. Ma non è l’unica preoccupazione del governo. Anche Milano dovrà presto comunicare a che punto è la realizzazione del Pala Italia a Santa Giulia e del villaggio olimpico che rivaluterà lo scalo di Porta Romana. Su quest’ultima opera sembra circolare un certo ottimismo, anche perché, a quanto pare i lavori al cantiere procedono regolarmente e dovrebbe essere rispettato il termine di luglio 2025 previsto per la consegna alla Fondazione Milano Cortina. Meno sul Pala Italia, già al centro di numerose critiche in passato e decisamente in ritardo nella realizzazione dei lavori. La storia della pista da bob ben rappresenta le problematiche di tutto l’evento. All’inizio, nel dossier olimpico, doveva essere a Cortina. Doveva essere riqualificata la vecchia “Eugenio Monti”, ormai in disuso. Poi sono sorte polemiche di ogni tipo, sull’esigenza di una nuova pista. La prima gara d’appalto per i lavori, a fine luglio, è andata deserta. Poi si è parlato della pista di Innsbruck, in Austria, ma non se n’è fatto più nulla. Quindi sono spuntate fuori anche Saint Moritz e Cesana Torinese. Ora si riparla di Cortina. Il 18 gennaio c’è appunto la scadenza del bando. Da lì si capiranno i destini di queste Olimpiadi. E in base al bando, a fine mese, la Fondazione Milano Cortina dovrà decidere il da farsi. Se si presenterà un’azienda potrà essere riqualificata la vecchia Eugenio Monti con consegna lavori prevista per il 3 dicembre 2025, due mesi prima della cerimonia di apertura. Quindi poi dovrà essere convinto il Cio che aveva già ribadito di trovare una pita da bob anche in un paese estero: opzione che rappresenterebbe un fallimento per il nostro Paese. «Il 18 gennaio è una data fissa, obbligata – ha detto Malagò -. Rappresenta il primo dei tre step da qui a fine mese. Perché in base alle adesioni e proposte delle aziende questa vicenda va avanti, se non ci fossero, l’argomento si chiude lì». Il 22 gennaio ci sarà quindi un’assemblea dei soci fondatori e poi il cda della Fondazione Milano Cortina comunicherà gli sviluppi al Cio. Dalla risposta del comitato si capiranno molte cose.