2023-12-22
La Corte Ue fa l’assist alla Superlega e infilza l’Uefa e la Fifa
Aleksander Ceferin (Getty Images)
I giudici condannano il «monopolio illegale». Una sentenza che permetterà agli arabi (col fondo Pif) di papparsi il pallone.Gabriele Gravina minaccia: «Chi aderisce è fuori dal sistema federale». Giovanni Malagò: «Lo scudetto rischia di diventare carta straccia». Entusiaste Juve e Napoli, contrarie Roma e Inter.Lo speciale contiene due articoli.Per la Corte di giustizia europea, Uefa e Fifa non hanno diritto al monopolio del calcio. La decisione dei giudici di Lussemburgo, che ieri hanno dato ragione alla Superlega. Sarà una rivoluzione simile a quella provocata dalla sentenza Bosman che nel 1995 stabilì la libera circolazione dei giocatori all’interno dell’Ue e abolì le «quote di nazionalità». Di certo, si tratta di una sconfitta storica per la Uefa di Aleksander Ceferin. La sentenza, inoltre, spalanca anche le porte ai sauditi che potranno organizzare un torneo con i club più importanti del mondo.Ma partiamo dal verdetto: la Corte ha dichiarato «illegali le sanzioni ai club che partecipano a competizioni alternative». Fifa e Uefa stanno «abusando di una posizione dominante» e «la loro natura arbitraria, le loro norme in materia di approvazione, controllo e sanzioni devono essere ritenute valide restrizioni ingiustificate alla libera prestazione dei servizi». E ancora: «Le regole Fifa e Uefa che subordinano alla loro previa approvazione qualsiasi nuovo progetto calcistico interclub», si legge nella sentenza, «come ad esempio la Superleague e il divieto ai club e ai giocatori di giocare in quelle competizioni, sono illegali». La pronuncia non ha come conseguenza immediata la nascita della Superleague, però apre la strada a un modello organizzativo fondato non più sulle federazioni, ma sulle leghe create e gestite dalle stesse società. La vicenda era iniziata il 19 aprile 2021, quando 12 grandi club europei (Real Madrid, Barcellona, Atletico Madrid, Manchester United, Manchester City, Chelsea, Arsenal, Tottenham, Liverpool, Juventus, Inter e Milan) avevano annunciato il loro accordo di principio per lanciare un progetto chiuso, appunto la Superlega, in concorrenza con la Champions league organizzata dalla Federcalcio europea. Di fronte alle protesta dei tifosi, soprattutto inglesi, e alle minacce di pesanti sanzioni da parte di Uefa e Fifa, il progetto si era rapidamente sgonfiato, con la retromarcia di nove club (l’ultima ad arrendersi è stata la Juventus, lo scorso luglio). Sono così rimaste Real Madrid e Barcellona, unite nella Società di Superlega europea. Supportata dall’agenzia di marketing A22, la Superlega ha portato il caso davanti al tribunale Mercantile della Capitale spagnola, che a sua volta ha deferito la questione alla Corte di Lussemburgo (tra l’altro, le due spagnole sono rappresentate dallo studio legale Dupont-Hissel, lo stesso della famosa sentenza Bosman). Ieri sono arrivate le reazioni degli sconfitti: «Il calcio non è in vendita. Possono creare quello che vogliono, non proveremo a fermarli. Non abbiamo mai detto che non si possa andare fuori dal sistema, ma non si può uscire e voler giocare i campionati nazionali. Non c’è stato il semaforo verde per la Superlega, così com’era stata proposta nel 2021», ha detto il presidente dell’Uefa, Ceferin. Il sostegno all’Uefa è stato rinnovato dalla European club association (Eca). Quanto alla Fifa, il presidente, Gianni Infantino, minimizza: «La sentenza non cambia nulla. Continueremo a organizzare i tornei più spettacolari e competitivi e utilizzeremo i nostri ricavi per sviluppare il calcio in ogni angolo del globo, attraverso programmi di solidarietà». Al netto delle dichiarazioni, la sentenza apre nuovi scenari anche nella gestione dei diritti tv. «Le norme Fifa e Uefa relative allo sfruttamento dei diritti mediatici sono tali da danneggiare le società calcistiche europee, tutte le società che operano nei mercati dei media e, in ultima analisi, i consumatori e i telespettatori, impedendo loro di godere di competizioni nuove e potenzialmente innovative o interessanti», è infatti uno dei passaggi della decisione della Corte. Non solo. La promessa di A22, la società promotrice della Superlega, è che tutte le partite, insieme a highlights e approfondimenti anche interattivi, saranno offerte «gratuitamente» ai tifosi di tutto il mondo su una nuova piattaforma streaming battezzata «Unify». Un progetto che si dovrebbe mantenere con la vendita diretta della pubblicità ma anche con gli abbonamenti premium, le partnership di distribuzione, i servizi interattivi e gli sponsor. Facendo così concorrenza a Dazn e Sky.Dopo la sentenza di ieri gli equilibri potrebbero cambiare radicalmente anche in termini di geopolitica del pallone. Perché il verdetto coincide con l’avanzata del Pif (Public investment fund), il fondo sovrano dell’Arabia saudita del principe ereditario saudita Mohammad bin Salman, fondato a Riad nel 1971. Dopo aver acquisito nell’ottobre 2021 l’80% delle azioni del Newcastle, a giugno 2023 si è accaparrato anche il 75% delle azioni di quattro squadre della Saudi Pro league. Cui si è aggiunto lo shopping estivo nel mercato europeo per arricchire il proprio campionato con l’acquisto di giocatori di valore. Lo schema è simile a quello già seguito dagli Emirati Arabi (col Manchester City) e dal Qatar (col Paris St Germain) che hanno utilizzato la piattaforma dello sport e del calcio sia per sfruttare le nuove tecnologie sia per legittimarsi a livello internazionale lasciando sullo sfondo le ombre su diritti umani e modelli autocratici (il cosiddetto «sportwashing»). Con il «liberi tutti», l’Arabia Saudita potrebbe lanciare un’Opa sulle competizioni calcistiche europee o addirittura organizzare (e controllare) una Superlega globale, come è già successo nel golf.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/corte-ue-uefa-fifa-superlega-2666764078.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-serie-a-ora-teme-il-declassamento" data-post-id="2666764078" data-published-at="1703197372" data-use-pagination="False"> La Serie A ora teme il declassamento Cosa succederà adesso con le leghe nazionali? Verranno «svuotate» in termini di potere dalla sentenza dei giudici di Lussemburgo? Se lo chiedono i club, i tifosi e anche le istituzioni sportive. A caldo, in Italia, ieri sono arrivate le prime dichiarazioni. «Con la Superlega lo scudetto diventa carta straccia? Sicuramente non posso dirlo, ma il rischio che diventi marginale in termini di interessi esiste», ha detto il presidente del Coni, Giovanni Malagò, spiegando che «gli organismi preposti dovranno predisporre logiche di accorgimento e contromisure rispetto a quanto ha previsto la Corte europea. Ora dobbiamo capire quali contromisure prenderanno Fifa e Uefa». Il ministro dello Sport, Andrea Abodi, ha sottolineato che «la Corte non ha detto che si giocherà la Superlega ma che l’assetto va rivisto. Il presupposto fondamentale per me è che ci sia inclusività della competizione, la tutela dei campionati nazionali, dei vivai e della nazionale». I ministri dei Paesi europei si vedranno il 10 gennaio a Bruxelles «per concordare la posizione e sostanziarla», ha poi aggiunto Abodi. Fino a ieri sera mancava all’appello l’intervento del presidente della Figc, Gabriele Gravina, che si era schierato al fianco del capo della Uefa, Aleksander Ceferin. E che mercoledì alla vigilia del verdetto aveva lanciato un monito ai club italiani intenzionati a partecipare alla Superlega: «Esiste una norma federale per la quale chi aderisce a quel mondo esce dal sistema federale del calcio», erano state le sue parole. Nel tardo pomeriggio è comunque arrivata la nota ufficiale della Figc che già nel 2021 aveva inserito nel suo statuto una clausola per estromettere dai campionati nazionali i club che intendono partecipare al nuovo torneo. «Nel rispetto delle leggi nazionali e dei regolamenti internazionali», la Federcalcio «ritiene che la Superlega non sia un progetto compatibile con queste condizioni». Il riferimento è alla clausola anti fuga inserita nel 2021 nello statuto federale, su proposta dello stesso Gravina, che di fatto impedisce l’iscrizione ai campionati nazionali per i club che partecipino a competizioni organizzate da organismi privati non riconosciuti da Uefa e Fifa. Quanto alla Lega di Serie A, in una dichiarazione ufficiale è stata ribadita «la centralità del campionato nazionale e dei suoi tifosi» con l’auspicio che «i successivi sviluppi vedano un pieno coinvolgimento delle leghe e dei club». Ma i big del nostro campionato come hanno accolto la rivoluzione innescata ieri dalla Corte? La Roma si schiera contro la Superlega. In una nota, la società dei Friedkin «ribadisce la propria posizione in rispetto dei valori e del futuro del calcio europeo», sottolinea di «non appoggiare in nessun modo alcun progetto di cosiddetta Superlega che rappresenterebbe un inaccettabile attacco all’importanza dei campionati nazionali e alle fondamenta del calcio europeo» e «crede che il futuro e il benessere del calcio europeo possano essere assicurati solo con il lavoro congiunto dei club attraverso l’Eca, in stretta collaborazione e in partnership con Uefa e Fifa». Stessa linea in casa dell’Inter: «Il futuro del calcio europeo può essere garantito solamente dalla collaborazione tra i club all’interno dell’Eca e in partnership con Uefa e Fifa», si legge nel comunicato del club nerazzurro, inizialmente tra i promotori del progetto lanciato nell’aprile del 2021. Un’apertura arriva, invece, dal Napoli. Il patron Aurelio De Laurentiis si era espresso in passato su posizioni simili a quelle della sentenza di ieri e sarebbe pronto a partecipare a un dialogo con altri grandi club europei per costruire insieme il progetto. A esultare, sono Andrea Agnelli - grande fautore della Superlega - e la Juve che, tra l’altro, ha visto il suo titolo balzare in Borsa di oltre il 5%. «Fino alla fine», ha scritto l’ex presidente bianconero su X citando un celebre brano degli U2: «Voglio correre, voglio nascondermi, voglio abbattere i muri che mi trattengono».