2023-03-19
La Corte dell’Aja è un tribunale a metà. Il mandato per Putin è un boomerang
Vladimir Putin (Getty Images)
L’America non solo non ha mai riconosciuto la Cpi, ma arrivò a minacciarla se avesse messo il naso sugli atti di guerra Usa in Afghanistan. Con lo zar dichiarato latitante, impossibili i negoziati di pace.Vladimir Putin è un criminale. Da lungo tempo, anche se la comunità internazionale sembra essersene accorta soltanto nell’ultimo anno, dopo che l’esercito russo ha invaso parte del territorio ucraino. Per questo il mandato di arresto spiccato nei suoi confronti dalla Corte internazionale penale dell’Aja, riguardante solo i crimini di guerra che Putin avrebbe fatto commettere nell’ultimo anno contro la popolazione ucraina, suscita non poche perplessità. A cominciare appunto dal fatto che tutti i crimini commessi in passato, a partire dalla guerra in Cecenia, per arrivare al sostegno dato dalla Russia alla guerra civile in Siria, passando attraverso le innumerevoli morti sospette di dissidenti riparati nei Paesi occidentali, passano in cavalleria. Tutto «prescritto», visto che il mandato di arresto spiccato dalla corte fondata nel 2002 e riconosciuta da 123 Paesi, non ne fa alcuna menzione. Roba buona solo per libri e fiction televisive, a quanto pare. Il vero terremoto però è quello geopolitico: il passaggio di Putin allo status di latitante internazionale, ipoteca pesantemente (se non irreparabilmente) la possibilità di qualsiasi negoziato di pace tra Russia e Ucraina. L’esempio più eclatante è probabilmente quello delle conseguenze sui rapporti tra l’Eliseo e il Cremlino. Nell’ultimo anno il presidente francese Emmanuel Macron, pur fornendo ampio sostegno, sia politico che militare, all’Ucraina, ha tenuto in vita un filo diretto con Putin che ha garantito la presenza di un freno ai rischi di escalation. È difficile immaginare che un dialogo di questo tenore possa proseguire adesso che per Macron si tratterebbe di alzare il telefono e chiamare una figura che, per l’autorità giudiziaria del suo Paese, che riconosce pienamente la Corte dell’Aja, sarebbe da arrestare appena messo piede in Francia. Così come è difficile pensare che il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan, nel suo ruolo di leader di una nazione che fa parte della Nato, possa continuare a tessere la tela della sua proposta di mediazione per arrivare alla pace in Ucraina. Anche perché, fino a quando Putin sarà al potere, si porrebbe il problema di dove svolgere i negoziati di pace. Per leader russo infatti, sono ormai off limits tutti i 123 Paesi che riconoscono la Cpi, compresi quelli che hanno espresso posizioni pacifiste. Va detto che, paradossalmente, tutte le parti in causa e i Paesi che si sono proposti per cercare una mediazione, non riconoscono la giurisdizione della Cpi.Russia, Ucraina, Stati Uniti, Cina, Turchia, non sono tra i 123 «Stati parte» che hanno riconosciuto la Corte, che, come ricorda Wikipedia, ha (o ha avuto) in corso processi contro i presunti responsabili dei crimini commessi nella Repubblica Democratica del Congo, nella Repubblica Centrafricana, in Uganda, nel Darfur (Sudan) e più di recente in Kenya, in Libia, in Costa d’Avorio, in Mali, in Georgia ed infine in Burundi. Del resto, in passato, quando la Corte aveva provato ad allargare i suoi orizzonti, le reazioni erano state ben più scomposte di quella della Russia, che finora si è limitata a definire il mandato di arresto contro Putin «carta igienica».Nel 2018, a seguito della richiesta di un procuratore della Cpi di aprire un’indagine sui presunti crimini di guerra commessi dai funzionari militari e dell’intelligence statunitensi in Afghanistan, in particolare per gli abusi subiti dai detenuti, le reazioni dei membri dell’amministrazione Trump furono di tutt’altro tenore. L’allora consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca John Bolton aveva infatti definito la Corte dell’Aja «irresponsabile» e «assolutamente pericoloso» per gli Stati Uniti, Israele e altri alleati, e aveva detto che qualsiasi inchiesta sui membri dei servizi statunitensi sarebbe stata da considerare «un’indagine assolutamente infondata e ingiustificabile». Concludendo poi che gli Usa erano pronti a colpire con sanzioni economiche e accuse penali i membri della Corte se avessero perseguito cittadini americani: «Vieteremo ai suoi giudici e pubblici ministeri di entrare negli Stati Uniti. Sanzioneremo i loro fondi nel sistema finanziario statunitense e li perseguiremo nel sistema penale statunitense». Esattamente lo stesso tipo di misure a cui sono stati sottoposti gli oligarchi russi accusati di sostenere il leader del Cremlino.Eppure, nonostante questo, dopo l’emissione del mandato di cattura contro Putin, Joe Biden parlando con i giornalisti alla Casa Bianca, ha festeggiato: «È un segnale forte» e il mandato di arresto «è giustificato». Nonostante il fatto che presidente Usa avesse appena ricordato che il suo Paese non riconosce la Cpi, che non va confusa con il Tribunale penale internazionale che fu istituito appositamente dall’Onu per processare i responsabili dei crimini di guerra avvenuti nella ex Jugoslavia, tra cui l’allora leader serbo Slobodan Milosevic, morto nel 2006 in una cella del carcere dell’Aja. È quindi molto probabile che la personale Norimberga di Putin non arrivi mai a un vero e proprio processo. Tanto che ieri il leader russo ha visitato a sorpresa Sebastopoli, in Crimea, arrivandoci guidando personalmente un’auto, a nove anni dall’annessione della penisola di cui l’Ucraina rivendica la sovranità. Ma il muro alzato dalla Cpi tra la Russia e l’Occidente potrebbe dilatare all’infinito i tempi della guerra, alimentando il sospetto che una delle finalità del sostegno incondizionato all’Ucraina sia un cambio al vertice della Federazione Russa. Con il rischio che Putin non agisca più «solo» come un criminale, ma come un criminale che non ha più niente da perdere.
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