2025-05-15
«Leone non sarà ostaggio di media e politica»
Papa Leone XIV. Nel riquadro, il vescovo di Pavia Corrado Sanguineti (Getty Images)
Il vescovo di Pavia Corrado Sanguineti, dove c’è la tomba di Sant’Agostino: «Il pontefice ha un’autorevolezza morale e spirituale che va preservata. Ora in tanti verranno in città a venerare il sepolcro del Padre della Chiesa. I Papi passano, anche quelli migliori, ma Cristo resta».«Oggi ho ricevuto un messaggio da una persona che mi diceva che ha scoperto che Sant’Agostino è a Pavia». Monsignor Corrado Sanguineti, vescovo delle città lombarda, sorride mentre ci rileva già un piccolo miracolo del nuovo papa Leone XIV, Robert Francis Prevost, che di Sant’Agostino è un figlio spirituale. Il piccolo miracolo è quello di ricordare, a tanti italiani distratti, le meraviglie culturali e spirituali che hanno sotto casa.Monsignore, cosa l’ha colpita di più in questi primi giorni di papa Leone XIV? «Innanzitutto direi proprio la persona, nel senso che mi sembra davvero, come tanti hanno percepito, non solo un uomo mite, ma un uomo in pace con la propria vita, con sé stesso. Un uomo certamente di fede con una personalità serena, propria di una persona equilibrata. D’altro canto, trovo in lui anche una grande umanità, nel senso che nel primo affaccio su piazza San Pietro si è visto benissimo che era commosso, tratteneva le lacrime in alcuni momenti. Anche le cose che ho letto in questi giorni, anche sul suo profilo - ad esempio, su come ha fatto il vescovo nella sua diocesi - dicono proprio che è un uomo in mezzo al popolo di Dio, capace di relazioni, capace di ascolto. Un uomo anche, penso, capace di tenere insieme le differenze».Sembra che questa esigenza di «unità» sia stata anche una richiesta che i cardinali hanno rivolto al nuovo Papa nel periodo delle congregazioni che hanno preceduto il conclave. Anche l’omelia del cardinale Re durante la missa pro eligendo pontefice aveva questo riferimento. «La differenza non deve diventare diversità che oppone, ma può diventare una ricchezza che fa più bella la Chiesa. Questo è un aspetto che sicuramente potrebbe essere molto utile anche per il suo compito, perché pontefice è l’uomo che assicura questo ponte con Dio, ma anche tra gli uomini, cominciando evidentemente all’interno della Chiesa».Leone XIV è un Papa agostiniano, lei è vescovo della città di Pavia che custodisce le spoglie mortali del grande Santo di Ippona, è felice di questa circostanza? «Ovviamente sì, sono felice, innanzitutto perché avere come Papa un figlio di Sant’Agostino, come si è definito lui stesso, sicuramente è una ricchezza per tutta la Chiesa, perché sappiamo che ricchezza rappresenta la figura, la testimonianza, il pensiero di Sant’Agostino, che sicuramente hanno nutrito e continuano a nutrire il cammino e la vita del nostro nuovo papa Leone. E poi, ovviamente, sono anche contento perché probabilmente è l’occasione per cui molta gente ora verrà a venerare il sepolcro del Santo. E così sentirlo un po’ più vicino a noi».Nella sua prima omelia, papa Leone XIV ha parlato di «un impegno irrinunciabile per chiunque nella Chiesa eserciti un ministero di autorità: sparire perché rimanga Cristo. Cosa ci indicano queste parole? «Queste parole sono molto importanti, perché dicono l’attenzione che dovrebbe essere di ogni cristiano, di ogni uomo, donna che ha avuto la grazia di essere toccato dall’incontro con Cristo, cioè il desiderio che nella sua vita emerga lui, perché lui è la verità della nostra vita. In fondo è quello che diceva San Paolo: “Non son più io che vivo: è Cristo che vive in me”. Ecco, quindi queste prime parole di papa Leone credo ci ricordino la verità che appartiene all’esperienza cristiana. Sono anche un antidoto a chi vuole dare del Papa una interpretazione politica».In che senso? «Beh, qualcuno può dire che è un Papa contro-Trump o pro-Trump ma, come ci hanno ricordato le stesse parole di Leone XIV, si pone così in un’ottica sbagliata. Che non coglie il cuore, perché il Papa non è innanzitutto un personaggio politico nel senso comune del termine, il Papa ha un’autorevolezza spirituale da giocare nella Chiesa e nel mondo e questa autorevolezza gli deriva da quello che lui ha detto benissimo: “Sparire perché rimanga Cristo”. E questo vale in particolare per chi esercita un ministero di autorità nella Chiesa, perché la Chiesa va vissuta in una logica di servizio, di servizio a Cristo, alle persone e, quindi, tutto quello che si fa per evitare personalismi o eccessive attenzioni su di sé, è un fatto salutare proprio perché deve risplendere Cristo. Perché i Papi passano, anche i Papi più belli, anche i Papi Santi passano, mentre ciò che rimane è lui. È il Signore che continua a essere presente nella sua Chiesa».Mi perdoni, ma in una società mediatica come la nostra è molto difficile riuscire a evitare interpretazioni politiche del Papa. «In una società come quella di oggi il Papa è anche un soggetto che può diventare, come dire, un po’ ostaggio dei media, per questo credo sia importante che il Papa sappia veramente utilizzare e valorizzare questi mezzi di comunicazione, ma con un profilo direi di prudenza, proprio perché non diventi una voce tra le tante, un invitato a un talk show. Il Papa è qualcosa d’altro, proprio perché non deve indicare sé stesso, ma deve indicare un altro. L’autorevolezza morale e spirituale va preservata, perché questa è la forza della testimonianza che il Papa ha, non ha altre forze, e quindi è molto importante non prestarsi al gioco, perché poi i media fanno il loro gioco, che non è una colpa, ma lo fanno all’interno di una mentalità orizzontale che oggi è presente».Torniamo a Sant’Agostino. Si potrebbe dire che oggi abbiamo davvero bisogno di un suo figlio spirituale alla guida della Chiesa, di un uomo che sappia, come il Santo di Ippona, cercare l’unità senza uniformità, amare la verità di Dio senza sacrificare l’amore per il prossimo? «In effetti Agostino, pensatore, teologo e pastore, ha cercato di tessere l’unità della Chiesa in tempi non facili, attraversati anche dall’eresia. Pur essendo vescovo di una piccola diocesi, ha vissuto veramente una dimensione cattolica, universale. Dalla sua teologia della Chiesa possiamo comprendere la sua idea di unità con l’immagine del Christus totus, il Cristo totale, dove Cristo è il capo unito a tutto il corpo, a tutte le membra. Questa unità in Cristo della Chiesa non è un’unità politica, non è un’unità che nasce per una convergenza, ma è un’unità che è grazia, è opera dello spirito, che va evidentemente servita, preservata, custodita. È un’unità che non è una piatta uniformità, è un’unità dove ci possono essere veramente accenti, temperamenti, voci differenti, concordi sull’essenziale. C’è un famoso motto attribuito anche ad Agostino che rimane tutt’ora valido e può spiegare questa plasticamente questa unità: In necessariis unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas, unità nelle cose essenziali, libertà in quelle dubbie, carità in tutto. Ecco, Sant’Agostino, che pure si è speso nella lotta alle eresie, ha agito sempre con carità. La carità ha anche la dimensione del servizio della verità, della verità che si fa nella carità. Agostino ha avuto anche il gusto e la passione di argomentare la verità, di mostrarne la ragionevolezza, la convenienza, senza mai sacrificare l’amore per il prossimo».Cosa augura il vescovo di Pavia al nuovo papa Leone? «Gli auguro e confido che innanzitutto possa sentire vicino a sé sia il sostegno del Signore, sia anche il sostegno e la vicinanza di tutta la Chiesa».
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