2023-08-01
Contrordine, ecocatastrofisti. L’agenzia dell’Onu cambia rotta
Giuliano Amato (Imagoeconomica)
Il nuovo presidente dell’Ipcc frena: «L’aumento di 1,5 gradi non significa estinzione». Proprio nel giorno in cui Giuliano Amato si impanca a climatologo e ci intima di sottometterci al green. «Nessuno scienziato può dire alla gente come vivere o come mangiare», spiega Jim Skea. Figuriamoci se lo può fare uno che ci ha fregato i soldi.Di regola sono abituato a documentarmi prima di scrivere o dire quel che penso in tv. Dunque, ieri mattina, dopo aver letto su Repubblica un’intervista a doppia pagina al presidente emerito della Corte costituzionale, l’illustrissimo, eminentissimo e autorevolissimo professor Giuliano Amato, sono andato a compulsare il suo curriculum. Visto il tono dell’articolo, in cui sollecitava una grande alleanza europea sul clima, prefigurando un’intesa comune «per la sopravvivenza» e paragonando il surriscaldamento globale al terrorismo, mi sono infatti chiesto che cosa mi fossi perso. Sapevo che l’ex ministro ed ex tutto aveva una carriera in grado di riempire da sola l’enciclopedia Treccani (di cui per altro è stato presidente), ma che avesse maturato anche una specifica competenza come climatologo mi era ignoto. Perciò ho ripercorso sessant’anni di occupazione delle poltrone, passando in rassegna gli incarichi universitari e quelli politici, dalla presidenza dell’Antitrust a quella di garante del codice di comportamento sportivo del Coni. Tuttavia, nei trascorsi del pluripresidente del Consiglio e pluriministro (oltre che pluripensionato) non ho rintracciato nulla che lo accreditasse come esperto di surriscaldamento globale, ma al massimo di surriscaldamento sui campi di tennis (è presidente onorario del circolo di Orbetello).Quindi, mi sono chiesto: perché un giurista di vaglia come il presidente emerito della Consulta si occupa di palle (di ghiaccio), dicendo che ne va della nostra sopravvivenza? Amato paragona la battaglia per sconfiggere i cambiamenti climatici a quella per battere il terrorismo ed evoca la concordia delle forze politiche (ovvero l’ammucchiata che tanto gli piacque nel 2000, quando tornò a Palazzo Chigi con il sostegno di ben 16 partiti, che però non bastarono e perciò si dovettero reperire altri 36 onorevoli del gruppo misto). Per fare che? Per costituire un fronte unico legato dalla comune matrice democratica. Già, perché il surriscaldamento è ovviamente fascista e dunque va da sé che è necessaria l’unione di tutte le forze che si ispirano ai valori repubblicani dell’antifascismo. In fondo, spiega l’amaro Giuliano, la situazione non è diversa da quella che avevamo quando i brigatisti accoppavano per strada le persone. «Anzi, per certi versi è peggio», dice preoccupato all’intervistatrice, «perché il terrorismo del clima è indiscriminato». Sul momento, confesso, non ho capito con chi ce l’avesse. Con Giove pluvio? Con il solleone? L’esitazione, tuttavia, è durata lo spazio di poche righe, perché leggendo la risposta successiva, tutto mi è risultato chiaro, anche le competenze del climatologo di Orbetello. Alla domanda sulla scarsa sensibilità della destra per il cambiamento climatico, Amato non ha perso l’occasione di una volée. «Nel programma di Vox (il partito spagnolo, ndr) è scritto che la transizione ecologica è un’invenzione delle élites per portare via soldi ai ceti popolari. Mi sembra che in Italia queste posizioni estremiste siano confinate ai titoli del giornale La Verità». Per quanto riguarda i soldi da portare via ai ceti popolari, l’ex presidente della Consulta è certamente più esperto di noi e anche in fatto di clima. Nella notte fra il 9 e il 10 luglio di 31 anni fa, prelevò infatti forzatamente dai conti correnti degli italiani il sei per mille, senza fare distinzione fra pensionati e milionari. E, dimostrando di non essere affatto pentito, in più occasioni ha teorizzato sulle pagine dei giornali una patrimoniale a carico dei risparmiatori.Un’idea che di fatto ha rivendicato anche ieri su Repubblica, sostenendo che «la transizione ecologica comporta un cambiamento radicale delle abitudini, nelle case che abitiamo, nelle automobili con cui ci muoviamo, nelle pratiche agricole, nei metodi di allevamento e di pesca. Questo suscita la protesta immediata di chi vede lesi i propri interessi». Eh, già: ma Amato, come 31 anni fa, non pare affatto preoccupato delle conseguenze su quelli che lui, di sinistra, chiama i ceti popolari. «Per evitare di perdere del tutto la tua terra, non ti conviene cambiare qualche cosa di quello che ci fai?». Conclusione: «O la politica è in grado di convincere chi resiste, oppure ci avviamo verso un autentico disastro», sentenzia il climatologo della Consulta il quale, a quanto pare, intende fare giurisprudenza anche sulle balle di ghiaccio. Peccato che abbia emesso il suo verdetto proprio nel giorno in cui il nuovo presidente dell’Ipcc, ossia dell’organismo Onu che indaga sui cambiamenti climatici, ha spiegato che il mondo non finirà per un grado e mezzo in più. Jim Skea, in un’intervista a Der Spiegel ha infatti spento i bollori di Amato e compagni, sostenendo che l’allarmismo rischia di essere controproducente. Lo dice da esperto convinto che si debba fare qualche cosa per rallentare il surriscaldamento globale, ma mettendo in guardia i catastrofisti dal «dare troppo valore all’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura a 1,5 gradi». «Se comunichi costantemente il messaggio che siamo tutti condannati all’estinzione», ha detto Skea «paralizzi le persone e impedisci loro di prendere le misure necessarie per controllare il cambiamento climatico». Insomma, il terrorista non è chi critica gli allarmi, ma chi li lancia, come l’eminentissimo presidente onorario della Corte costituzionale. Che dopo aver prelevato i risparmi, vorrebbe stabilire per legge anche quali abitudini gli italiani dovrebbero cambiare. Skea, che a differenza Amato è uno scienziato, ha spiegato che «nessuno scienziato può dire alla gente come vivere o che cosa mangiare». Figuratevi se lo può fare uno che ti ha fregato i soldi.
Foto @Elena Oricelli
Dal 6 dicembre il viaggio della Fiamma Olimpica di Milano Cortina 2026 toccherà 60 città italiane tra concerti, sportivi e iniziative sociali, coinvolgendo le comunità in vista dei Giochi.
Coca-Cola, partner del viaggio della Fiamma Olimpica di Milano Cortina 2026, ha presentato le iniziative che accompagneranno il percorso della torcia attraverso l’Italia, un itinerario di 63 giorni che partirà il 6 dicembre e toccherà 60 città. L’obiettivo dichiarato è trasformare l’attesa dei Giochi in un momento di partecipazione diffusa, con eventi e attività pensati per coinvolgere le comunità locali.
Le celebrazioni si apriranno il 5 dicembre a Roma, allo Stadio dei Marmi, con un concerto gratuito intitolato The Coca-Cola Music Fest – Il viaggio della Fiamma Olimpica. Sul palco si alterneranno Mahmood, Noemi, The Kolors, Tananai e Carl Brave. L’evento, secondo l’azienda, vuole rappresentare un omaggio collettivo all’avvio del percorso che porterà la Fiamma Olimpica in tutta Italia. «Il viaggio della Fiamma unisce storie, territori e persone, trasformando l’attesa dei Giochi in un’esperienza che appartiene a tutti», ha dichiarato Luca Santandrea, general manager olympic and paralympic Winter Games Milano Cortina 2026 di Coca-Cola.
Come in altre edizioni, Coca-Cola affiancherà il percorso selezionando alcuni tedofori. Tra i nomi annunciati compaiono artisti come Noemi, Mahmood e Stash dei The Kolors, volti dell’intrattenimento come Benedetta Parodi e The Jackal, e diversi atleti: Simone Barlaam, Myriam Sylla, Deborah Compagnoni, Ivan Zaytsev, Mara Navarria e Ciro Ferrara. La lista include anche associazioni attive nel sociale – dalla Croce Rossa al Banco Alimentare, passando per l’Unione italiana dei ciechi e ipovedenti – a cui viene attribuito il compito di rappresentare l’impegno civile legato allo spirito olimpico.
Elemento ricorrente di ogni tappa sarà il truck Coca-Cola, un mezzo ispirato alle auto italiane vintage e dotato di schermi led e installazioni luminose. Il convoglio, accompagnato da dj e animatori, aprirà l’arrivo della torcia nelle varie città. Accanto al truck verrà allestito il Coca-Cola Village, spazio dedicato a musica, cibo e attività sportive, compresi percorsi interattivi realizzati sotto il marchio Powerade. L’azienda sottolinea anche l’attenzione alla sostenibilità: durante il tour saranno distribuite mini-lattine in alluminio e, grazie alla collaborazione con CiAl, sarà organizzata la raccolta dei contenitori nelle aree di festa. Nelle City Celebration sarà inoltre possibile sostenere il Banco Alimentare attraverso donazioni.
Secondo un sondaggio SWG citato dall’azienda, due italiani su tre percepiscono il Viaggio della Fiamma Olimpica come un’occasione per rafforzare i legami tra le comunità locali. Coca-Cola richiama inoltre la propria lunga presenza nel Paese, risalente al 1927, quando la prima bottiglia fu imbottigliata a Roma. «Sarà un viaggio che attraverserà territori e tradizioni, un ponte tra sport e comunità», ha affermato Maria Laura Iascone, Ceremonies Director di Milano Cortina 2026.
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Nicola Fratoianni, Elly Schlein e Angelo Bonelli (Ansa)
Ecco #DimmiLaVerità del 25 novembre 2025. Il deputato del M5s Marco Pellegrini commenta con noi il piano di pace di Donald Trump per l'Ucraina.