2022-01-19
Controllo dei contagiati con il Gps: il Garante indaga
Ginevra Cerrina Feroni, vicepresidente Autorità Garante per la protezione dati personali (Ansa)
L’Autorità della privacy apre un’istruttoria sul pedinamento elettronico della polizia di Ravenna. Ma il Comune minimizza.È arrivato sul tavolo del Garante della riservatezza lo scandalo del pedinamento elettronico deciso dal Comune di Ravenna a carico dei cittadini. Come raccontato dalla Verità, la polizia municipale ha avviato un sistema unico in Italia per controllare se viene rispettata la quarantena domiciliare: dalla sala operativa partono telefonate che invitano i destinatari a geolocalizzarsi, cioè a comunicare ai vigili dove si trovano tramite app del telefonino e Gps. I cittadini sono liberi di rifiutare, ma in tal caso parte la pattuglia che verificherà di persona se si è davvero a casa, nel rispetto della quarantena, o si va a zonzo.L’Autorità ha dunque aperto un fascicolo per verificare se la richiesta di condividere la posizione è rispettosa delle norme che garantiscono la riservatezza. «Il Garante per la privacy ha aperto un’istruttoria e ha inviato al Comune una richiesta di informazioni», ha fatto sapere l’ente di controllo e tutela. «Il Comune dovrà far pervenire all’Autorità ogni elemento utile alla valutazione del trattamento di dati personali effettuato, con particolare riferimento alle modalità del trattamento, descrivendo gli strumenti del sistema realizzato, incluse specifiche app per dispositivi mobili utilizzate; le finalità perseguite mediante la geolocalizzazione e i periodi di tempo e le modalità di conservazione dei dati raccolti, nonché il rispetto dei principi di proporzionalità e minimizzazione del trattamento». È una bella strigliata con parecchie richieste dettagliate. «L’ente locale», aggiunge la nota del Garante, «dovrà inoltre indicare le misure tecniche e organizzative adottate per garantire un livello di sicurezza adeguato dei dati trattati e gli eventuali soggetti terzi destinatari dei dati acquisiti attraverso le funzioni di geolocalizzazione». Il Comune minimizza. Per il comandante dei vigili Andrea Giacomini «è stata data un’interpretazione abbastanza suggestiva di ciò che noi facciamo» e il Grande Fratello domiciliare sarebbe semplicemente «un modo per semplificare la vita ai cittadini». Alla Verità aveva detto che il sindaco Michele De Pascale, il prefetto e il questore erano informati e d’accordo sulle nuove procedure di controllo; nessuna consultazione preventiva, invece, era stata fatta con il Garante. De Pascale, che è il leader del Pd locale ed è pure presidente della Provincia di Ravenna nonché dell’Unione delle Province d’Italia, aveva tagliato corto dicendo che «l’invio della posizione è consapevole e consenziente e non c’è tracciamento generalizzato». Ma evidentemente le rassicurazioni non sono bastate a fugare i dubbi del Garante, che sospetta una pesante violazione della riservatezza. A Ravenna da giorni non si parla d’altro, la polemica infuria sulle piattaforme sociali e l’indignazione corre di bocca in bocca. Veronica Verlicchi, capogruppo della lista civica La Pigna, assieme alla vice coordinatrice Paola Pantoli hanno chiesto che De Pascale riferisca ufficialmente in Consiglio su questa «coercizione inaccettabile» che «pare contravvenire a quanto permesso dalla normativa vigente in ambito di verifiche su provvedimenti amministrativi, com’è il caso di quarantena e isolamento». Verlicchi e Pantoli avevano già chiesto le dimissioni del comandante Giacomini. Anche da sinistra, con Massimo Manzoli e l’ex deputato di Sel Andrea Maestri, si sono levate «forti perplessità» contro l’amministrazione di De Pascale con la richiesta di fare marcia indietro. Aggiunge Casapound: «Invece di pedinare i cittadini, la municipale di Ravenna si impegni maggiormente contro i delinquenti e per risolvere i reali problemi di sicurezza della città».