2023-05-11
Conte e Speranza in tribunale di soppiatto
Giuseppe Conte e Roberto Speranza (Imagoeconomica)
Per evitare di incontrare i familiari dei morti per la «vigile attesa», sono entrati da una porta laterale e si sono fatti interrogare. Entro giugno la decisione sull’eventuale processo. Nuove prove sull’uso politico dei lockdown.Novanta giorni. È il tempo massimo che può trascorrere dalla trasmissione degli atti al Tribunale dei ministri, avvenuta a inizio marzo, e la decisione: archiviare, senza possibilità di appello, la posizione degli indagati per omicidio colposo ed epidemia colposa, Giuseppe Conte e Roberto Speranza, o spedire le carte al procuratore. Costui, per procedere, dovrà chiedere l’autorizzazione al Parlamento. Ieri, intanto, l’ex presidente del Consiglio e l’ex ministro della Salute sono andati a Brescia per essere interrogati, accompagnati da difensori di peso: il primo da Caterina Malavenda, il secondo dal professor Guido Calvi, già senatore con l’Ulivo. Sono entrati dai magistrati passando per una porta secondaria, di soppiatto, al riparo dagli obiettivi dei reporter. E dalle proteste che i media si sono affrettati a liquidare come «no vax». Animate in realtà anche dai parenti delle vittime del coronavirus, tutti in strada in «vigile attesa», adirati con i governi che hanno trascurato le cure precoci. Gli attivisti esortano i pm ad allargare l’indagine a tutta l’emergenza, anziché limitarla ai primi mesi del 2020. «Ha risposto a tutte le domande, ha spiegato quanto accaduto dal 26 febbraio al 6 marzo», ha riferito alla stampa Malavenda, a proposito del suo assistito. «È stato esauriente, ci fidiamo dei giudici». L’ex premier «ha dato la sua versione» sulla mancata istituzione della zona rossa in Val Seriana, quando le forze dell’ordine furono spedite a presidiare i Comuni dei primi focolai di Covid, ma attesero invano l’ordine di confinare l’area. Finché, l’8 marzo, l’allora inquilino di Palazzo Chigi non firmò il dpcm sul lockdown nazionale. La Malavenda depositerà una memoria, seguendo l’esempio di Speranza, il cui legale, Calvi, ha consegnato un faldone di 70 pagine. L’uomo che voleva rifondare sul virus l’egemonia della sinistra è stato paradossalmente chiamato in causa dal «compagno» Andrea Crisanti: nella sua consulenza tecnica, il senatore dem ha sostenuto che la mancata applicazione del piano pandemico, benché non aggiornato, è costata almeno 4.000 vite. Adesso, la palla passa al collegio presieduto dalla giudice Mariarosa Pipponzi e composto da altre due toghe civili, che dovrà pronunciarsi pure su altri 13 indagati, finiti sotto la competenza del Tribunale dei ministri per motivi di «connessione» con i fatti contestati agli amministratori. La richiesta di equiparare il trattamento era partita dalla difesa di Agostino Miozzo, ex coordinatore del Cts. Così, la decisione su Conte e Speranza potrebbe innescare un effetto domino sugli altri protagonisti coinvolti: dal presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, a quello del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, ai tecnici del dicastero, ai vertici della Regione Lombardia. Chi si trova sotto la giurisdizione del tribunale dei ministri, gode di una sorta di una immunità parlamentare. Intanto, rispunta uno studio del 20 marzo 2020, commissionato da «funzionari di governo» al «Covid-19 International behavioral science working group» e sovvenzionato da Tim, Fastweb e Indra Italia. Gli esperti, tra i quali ricercatori di Harvard e Oxford, analizzavano la risposta degli italiani alla campagna per persuaderli a restare in casa. Già notavano che le chiusure stavano aumentando i «livelli di ansia», soprattutto tra i vulnerabili. Quelli che i lockdown avrebbero dovuto proteggere. Gli autori consigliavano agli amministratori di provare a normalizzare la quarantena: bisognava suggerire alla gente la maniera di svagarsi con il supporto di tablet e pc. Dai documenti di Bergamo sappiamo che andò diversamente. Una volta divenuto chiaro che sulla paura del Covid si poteva costruire un capitale politico, Speranza - era il 6 aprile 2020 - ordinò a Brusaferro di «non dare troppe aspettative positive» agli italiani, in modo da giustificare il prolungamento dei domiciliari. Qualche novità, intanto, arriva dalla commissione parlamentare d’inchiesta. L’altro ieri, è sorta una diatriba su un emendamento a firma Gilda Sportiello (M5s), che proponeva di allargare all’intero periodo dell’emergenza l’indagine sulle mascherine donate o esportate, nonostante ce ne fosse penuria in Italia. Per intenderci, ciò che fece Luigi Di Maio il 25 febbraio 2020, spedendo due tonnellate di Dpi in Cina, con tanto di bandierina tricolore. Quotidiano Sanità ha scritto che la relatrice di Fdi, Alice Buonguerrieri, avrebbe accantonato la proposta per «procedere a una consultazione con il governo». «Non è quello che intendevo», ha invece rettificato con La Verità: «Ho detto “governo” perché c’era lì il sottosegretario Marcello Gemmato, ma ho subito precisato che mi riferivo a una consultazione con il mio gruppo politico. Il governo non c’entra. Abbiamo passato due ore di lavoro in commissione in cui, a richiesta, ho spiegato puntualmente le ragioni sottostanti a ogni parere sugli emendamenti, avendoli tutti verificati nel merito e senza pregiudizio, ma chiaramente questo la sinistra non lo dice. Preferisce attaccarsi al nulla». C’è stata bagarre anche sull’assenza dei piani pandemici regionali. Resta difficile comprendere a cosa sarebbero serviti, visto che Speranza & C. avevano lasciato nel cassetto quello nazionale. Magari, ce lo spiegheranno i magistrati.
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
La nuova serie The Iris Affair, in onda su Sky Atlantic, intreccia azione e riflessione sul potere dell’Intelligenza Artificiale. Niamh Algar interpreta Iris Nixon, una programmatrice in fuga dopo aver scoperto i pericoli nascosti del suo stesso lavoro.