2020-03-30
Conte, mancetta con scaricabarile. Ma i grandi giornali lo celebrano
Altro che 4 o 5 miliardi, i fondi nuovi sono 400 milioni, 50.000 euro a ogni Comune. I fogli amici lo incensano, ma i sindaci protestano: «Fa come Ponzio Pilato. Quei soldi non bastano neppure per l'uovo di Pasqua». L'helicopter money è a pedali. Giuseppe Conte ha varato un piano Marshall da pizza più birra e i sindaci in trincea se ne sono accorti prima e meglio degli editorialisti da poltrona Vanity Fair. La giornata del grande inganno - perché i 4,3 miliardi del Fondo di solidarietà sono già dei comuni - ha in sé qualcosa di surreale. Mentre dal territorio arrivano gli insulti, i media in coro annunciano una pioggia di denaro che non c'è. Il Corriere della Sera si mantiene ecumenicamente sul fattuale («Cibo e buoni spesa alle famiglie» glissando sui numeri nel titolo), ma gli altri quotidiani filogovernativi inneggiano alla cascata di denaro virtuale. La Repubblica: «Soldi subito per chi soffre». Il Fatto: «Arrivano più soldi, ecco come prenderli». Il Messaggero: «Nessuno lasciato solo» e via con il valzer delle illusioni, prevedendo anche il Rem che non è un gruppo rock americano ma il Reddito di emergenza, con un'assonanza cupa con quello di cittadinanza. Per fortuna un vecchio saggio come Altan riporta tutti sulla terra con una vignetta: «Sono vietati gli spostamenti, soprattutto dei soldi». Non c'è pericolo perché dai calcoli più pessimistici arrivano circa 7 euro a italiano (fonte Matteo Salvini) ma da quelli più ottimistici non siamo messi meglio: 148 euro a nucleo famigliare indigente, se si considerano 2,7 milioni gli aventi diritto (fonte ufficio ricerca Coldiretti). Tutto stride se nel palazzo si brinda mentre nel Paese si piange. I sindaci di centrodestra protestano apertamente, quelli del Pd smoccolano sottovoce per ordine di scuderia, secondo un diktat degno delle Frattocchie. Anche i più mediaticamente esposti parlano d'altro: Giorgio Gori si sofferma sull'emozionante discorso del premier albanese, Beppe Sala certifica alle sciure milanesi di avere vinto la guerra dei pennarelli.Uno dei sindaci più agguerriti è quello de L'Aquila, Pierluigi Biondi (Fratelli d'Italia): «In maniera del tutto spregiudicata il premier ha mescolato due annunci che, oltre a unire fatti non connessi tra loro, stanno instillando nei cittadini la convinzione che i loro portafogli saranno presto riempiti grazie ai sindaci. La realtà è ben diversa. Come già accaduto lo scorso anno verrà anticipata la liquidità, 4 miliardi di euro, derivante dallo sblocco del Fondo di solidarietà comunale alimentato dagli stessi comuni. Una misura ordinaria che il presidente Conte ha voluto abbinare al suggestivo annuncio di risorse, ulteriori 400 milioni per l'acquisto di beni di prima necessità. L'Aquila conta 500 nuclei di residenti fragili sostenuti dall'ente comunale. È un provvedimento più che insufficiente, che si abbatterà sui comuni già sommersi di responsabilità, mobilitati 24 ore su 24. A ciò si aggiungerà la delusione dei cittadini ai quali il governo sta facendo l'elemosina».«Questi soldi non bastano neppure per l'uovo di Pasqua», è la critica del sindaco di Monfalcone, Anna Cisint (Lega). «Scaricare le proprie responsabilità prima sugli ospedali, poi sui governatori e adesso sui sindaci: per il governo ormai è questa la prassi. L'annuncio di Conte ha ingenerato false aspettative e i cittadini già ci stanno sommergendo di domande di contributi. Peccato che siano stati assegnati 6,2 euro pro capite senza alcuna regola di ingaggio certa». E prefigura un lunedì difficile, con molte persone in fila non al supermercato ma davanti al municipio a chiedere soldi che non ci sono. Nelle zone più colpite della Lombardia i contenuti non cambiano. «Ennesimo spot senza indicazioni precise con l'aggravante che scarica i problemi sui Comuni», è un documento firmato dai sindaci di Lodi, Codogno, Massalengo, Casalpusterlengo, Sant'Angelo Lodigiano, San Colombano. Nella Bergamasca nessuno alza la testa dalla partita per la vita, ma c'è chi sottolinea: «Dopo averci negato la zona rossa ci negano i soldi per sopravvivere». Il problema è anche amministrativo. Dopo avere stabilito la chiusura e il turnover nei municipi, ora Palazzo Chigi chiede ai dipendenti comunali di lavorare il doppio, in remoto, da casa, dimostrando di non conoscere il funzionamento della macchina. È una tempesta perfetta, dall'estremo Nord al profondo Sud. «Questa è una colossale presa in giro, siamo davanti a una vergognosa elemosina fatta con i soldi dei Comuni», spiegano i primi cittadini siciliani della Lega. «I 4,3 miliardi annunciati sono solo un anticipo di trasferimenti. Le nuove risorse sarebbero 400 milioni da ripartire per 8.000 Comuni, una goccia in un incendio». Preoccupato il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto (Forza Italia): «Alla mia città sarà destinata una somma di 150.000 euro, totalmente insufficiente. Per fortuna ci eravamo già attivati da soli con i servizi sociali». Il malcontento rimbalza a Ferrara. Alan Fabbri (Lega), pure vicepresidente Anci dell'Emilia Romagna: «Il governo è come Ponzio Pilato, scarica i problemi sui Comuni. Annuncia soldi che non si sa quando arriveranno. Noi amministratori faremo il nostro dovere ma non siamo carne da macello». Nel suo splendido isolamento da Forrest Gump, l'unico primo cittadino a correre in soccorso del premier è Antonio Decaro (Bari), presidente Anci che invece di rappresentare i colleghi rappresenta il suo partito (il Pd) e riesce ad applaudire: «Questa è una risposta veloce a chi ha bisogno. Abbiamo nelle casse i fondi per una nuova resistenza». Con quei soldi non arriva neanche al 25 aprile.