2019-11-21
Conte in ostaggio dei Benetton su Alitalia
Oggi scade il termine per presentare l'offerta vincolante, ma resta il nodo Atlantia: il gruppo non entrerà nell'operazione senza la certezza dello stop alla revoca delle concessioni. Ferrovie si riunisce: pronta ad andare avanti con Delta come partner industriale.Alitalia: non ci sono le condizioni per un'offerta vincolante. È questo il succo di quanto emerso ieri pomeriggio dal cda di Ferrovie dello Stato che, prendendo atto dei paletti posti da Atlantia e Lufthansa, ha dichiarato in un comunicato: «Il cda di Fs italiane confermando l'impegno e la disponibilità dell'azienda a proseguire le negoziazioni per il costituendo consorzio, per cui a oggi non sono ancora maturate le condizioni necessarie, attende le valutazioni dei commissari straordinari in merito alle iniziative da intraprendere». La palla passa pertanto ai commissari straordinari e conseguentemente al governo, mentre Fs ha ribadito l'impegno della compagnia statunitense Delta, che rileverà una quota del 10%, con un investimento di 100 milioni di euro.Il problema però resta. E si chiama Atlantia. La società autostradale si è infatti tirata indietro pochi giorni fa. «Allo stato non si sono ancora realizzate le condizioni necessarie per l'adesione di Atlantia al consorzio finalizzato alla presentazione di un'eventuale offerta vincolante su Alitalia» ha dichiarato il gruppo dei Benetton, «Resta in ogni caso ferma la disponibilità di Atlantia a proseguire il confronto per l'individuazione del partner industriale e per la definizione di un business plan condiviso, solido e di lungo periodo per il rilancio di Alitalia», ha concluso. La questione è spinosa e potrebbe intersecarsi con un'altra partita: quella sulle concessioni autostradali. È chiaro che i Benetton vogliono subordinare l'investimento in Alitalia allo stop della revoca chiesta dai 5 stelle. E finché non avranno contezza documentale continueranno a tenere in ostaggio il premier Giuseppe Conte. Del resto, già lo scorso ottobre Atlantia aveva lasciato intendere di perseguire questa linea in una lettera indirizzata al Mise: lettera che aveva suscitato una certa irritazione da parte del presidente del Consiglio. «Alitalia è una questione, le concessioni autostradali un'altra. No alle commistioni», aveva risposto. Il problema tuttavia adesso si ripresenta e rischia di costituire una grana non da poco, per un esecutivo che è già alle prese con il dramma del caso Ilva. Se il passo indietro dei Benetton rappresenta un colpo significativo per il tentativo di salvataggio dell'ex compagnia di bandiera italiana, non altrettanto si può dire per quanto concerne la posizione di Lufthansa. I tedeschi hanno infatti condizionato un proprio eventuale investimento a una ristrutturazione di Alitalia. «Non investiremo nell'attuale Alitalia, ma siamo interessati a essere un partner commerciale», ha dichiarato due giorni fa l'ad Carsten Spohr, nel corso di una conferenza dell'International airline association. Sennonché il piano di ristrutturazione cui Lufthansa sembrerebbe puntare potrebbe rivelarsi quasi fatale per la nostra compagnia di bandiera. Secondo quanto riportato da Teleborsa già all'inizio di novembre, l'obiettivo sarebbe arrivare a quasi 3.000 esuberi, oltre a una drastica riduzione della flotta. Inoltre, numerosi piloti della sussidiaria di Alitalia, Cityliner, dovrebbero essere assorbiti da Air Dolomiti, compagnia italiana di Lufthansa. Condizioni particolarmente onerose che rischiano di chiamare indirettamente in causa anche dinamiche di natura geopolitica, vista la forte convergenza che il governo giallorosso ha avviato nei confronti della Germania. Tant'è che non si può certo escludere che, nel corso dell'incontro a Roma tra Conte e Angela Merkel dieci giorni fa, il dossier Alitalia sia stato affrontato. Poche ore prima che terminasse il cda di Ferrovie, il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, si era definito «parzialmente ottimista» sulla questione. Nel corso di un'informativa urgente alla Camera, il titolare del Mise aveva detto che Ilva e Alitalia «sono i due tavoli più complessi tra quelli aperti al Mise sulle crisi industriali. A oggi le vertenze aperte sono 149, in linea con gli ultimi cinque anni, il cui dato medio è di 151. Ritengo ci siano le condizioni che mi fanno essere parzialmente ottimista per quello che succederà nelle prossime ore, ma devo attendere che il consorzio scriva ai commissari e le loro considerazioni conclusive e le determinazioni conseguenti. Attendo domani (oggi, ndr) alla scadenza dell'ultima proroga concessa al costituendo consorzio».Infine, sull'eventualità di un'ulteriore posticipazione rispetto alla scadenza, fissata oggi, per l'offerta vincolante, Patuanelli aveva sostenuto che «il closing a marzo è una data fissa. Bisogna capire qual è la situazione, cosa oggi farà il cda di Ferrovie e che cosa ci comunicheranno». Forte irritazione si è frattanto registrata sul fronte sindacale, con Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl trasporto aereo che hanno proclamato uno sciopero nazionale di 24 ore venerdì 13 dicembre per protestare contro la situazione in cui versa Alitalia.