2020-09-10
Conte giura: «Si torna in classe il 14». Gelo dai presidi: «Non ce la faremo»
Giuiseppe Conte e Lucia Azzolina (Ansa)
Il premier loda il proprio lavoro, Lucia Azzolina minimizza la penuria di aule, Paola De Micheli «risolve» l'affollamento dei bus facendo aprire i finestrini. Ma dal Lazio parte la rivolta dei dirigenti (che mette in imbarazzo Nicola Zingaretti).Il premier Giuseppe Conte farebbe bene a chiedere al commissario straordinario Domenico Arcuri di ordinare una poltrona presidenziale a rotelle, così sarà possibile farlo sloggiare finalmente da Palazzo Chigi senza pretendere l'impossibile, ovvero che si convinca a schiodare le eleganti terga dal morbido velluto rosso senza dover passare per forza da una sfiducia. Sulla scuola, Giuseppi si avvia gioioso verso il fallimento dei fallimenti: la sua conferenza stampa di ieri, insieme ai ministri dell'Istruzione, Lucia Azzolina, della Salute, Roberto Speranza e dei Trasporti, Paola De Micheli, ha reso perfettamente l'immagine di un premier che vive su una navicella spaziale in orbita intorno a Marte, completamente sconnesso dalla realtà italiana, con il disastro che è sotto gli occhi di tutti gli operatori della scuola, degli studenti, delle famiglie: «L'anno scolastico», dice Conte, «partirà regolarmente dal 14 settembre, anche se alcune regioni hanno scelto di posticipare». Sono sette le regioni che hanno deciso di rinviare l'apertura dell'anno scolastico, coscienti di non essere ancora in grado di garantire sicurezza ed efficienza: Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Puglia, Campania, Abruzzo, Basilicata e Calabria. «Abbiamo lavorato intensamente», aggiunge Giuseppi, «alla riapertura delle scuole: quest'anno avverrà in un contesto nuovo e non facile che sfiderà tutto il sistema Italia. Ma grazie al nostro lavoro l'anno scolastico comincerà regolarmente. Ci sarà un orario scaglionato per evitare assembramenti, questo lo decideranno i dirigenti scolastici, le scuole hanno già quantitativi sufficienti di gel e mascherine per affrontate i primi giorni. Abbiamo predisposto», prosegue il premier, «la consegna di 11 milioni di mascherine chirurgiche gratuite per studenti e personale. In soli due mesi abbiamo reperito 2,5 milioni di banchi nuovi. Potrà scattare», avverte il premier, «nel peggiore dei casi una quarantena dell'intera classe: ci potranno essere difficoltà, ma invito a rispettare le regole e affrontare con fiducia questo anno». «Se a giugno», spiega la Azzolina, «gli studenti che sostanzialmente erano senza un'aula per via del metro di distanza erano 1 milione, oggi sono 50.000. Questo non significa che non andranno a scuola. Andranno anche senza il metro di distanza ma mettendo la mascherina per questo inizio di anno scolastico. Sono comunque situazioni che stiamo risolvendo», argomenta il ministro, «grazie ad altri 100 milioni di euro per prendere in affitto altri locali e grazie agli accordi con teatri, parrocchie o scuole paritarie». «Sugli scuolabus», garantisce il ministro dei Trasporti, Paola De Micheli, «mascherine obbligatorie e finestrini aperti anche d'inverno»: se non becchi il Covid, una bronchite non te la leva nessuno. Fin qui le cronache dallo spazio: tornando alla realtà che viviamo qui in Italia, pianeta Terra, la situazione è catastrofica. Innanzitutto, nessuno sa cosa succederà se un alunno, un docente o un operatore risulterà positivo al Covid: a Verbania è stata chiusa tutta la scuola, quando si è verificato un caso. Altra anomalia: la legge prevede che i dipendenti positivi, anche asintomatici, non possano lavorare nemmeno in smart working, ma i docenti, se contagiati e in quarantena, lavoreranno comunque da casa. «È evidente», afferma il presidente dell'Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, «che per riaprire in sicurezza è necessario che alcuni problemi vengano risolti. A quanto sappiamo, la consegna dei banchi monoposto à in grave ritardo. Altre due criticità importanti sono quelle delle aule, e l'assegnazione piena dell'organico. Se queste difficoltà non troveranno immediata soluzione», aggiunge Giannelli, «è oggettivamente difficile pensare che il termine del 14 settembre sia rispettato ovunque». Emblematico il caso del Lazio: il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, che nei ritagli di tempo fa il presidente della Regione Lazio, non ha voluto rinviare l'apertura dell'anno scolastico per non rovinare la passerella tv a al suo amico Giuseppi, scontentando però il mondo della scuola, tradizionalmente vicino al Pd. Mario Rusconi, presidente dell'Associazione presidi del Lazio, fa sapere che le richieste di rinvio sono centinaia, che mancano banchi e docenti e che i lavori di messa in sicurezza sono tutt'altro che conclusi. «Non siamo pronti», avverte Annalisa Laudando, preside dell'Istituto comprensivo di via Poseidone a Roma, con più di 1.100 studenti, «ma dobbiamo attenerci al calendario regionale e quindi riaprire lunedì». Sulla stella linea moltissimi altri presidi. Il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani, si prende qualche giorno di tempo per decidere un eventuale rinvio, poiché i banchi non sono arrivati. In Liguria rinvio dell'apertura delle scuole a Boglisco, Bordighera, Vallecrosia, Ospedaletti, Soldano, San Biagio della Cima, Albenga.